Simulazione con missili nucleari: la Nato minimizza, il «messaggio» c’è
Crisi ucraina A Kaliningrad, Mosca verso le celebrazioni del 9 maggio: ha avvisato le capitali europee e non solo, di aver simulato diversi lanci di missili Iskander dalle sue basi dell’enclave russa, all’ombra della tomba di Immanuel Kant. Medvedev: «Svezia e Finlandia nella Nato? Porterà la minaccia nucleare nel Baltico»
Crisi ucraina A Kaliningrad, Mosca verso le celebrazioni del 9 maggio: ha avvisato le capitali europee e non solo, di aver simulato diversi lanci di missili Iskander dalle sue basi dell’enclave russa, all’ombra della tomba di Immanuel Kant. Medvedev: «Svezia e Finlandia nella Nato? Porterà la minaccia nucleare nel Baltico»
Nel 1795 a Basilea, Francia e Prussia stipularono un trattato di pace che poneva fine a una guerra. Immanuel Kant, nella sua casa di Königsberg capì immediatamente che quella firma sarebbe durata il tempo necessario affinché le divergenze politiche e quelle ideologiche tra i due Paesi riemergessero, sopraffacendo le fragili impalcature su cui si era costruito il Trattato di Basilea.
Su queste idee, il filosofo scrisse uno dei suoi libri oggi più che mai attuali, Per la pace perpetua, in cui delinea i punti sul perché il patto di Basilea (ma per estensione anche successivi patti siglati a chiusura di altre guerre, compreso quello di Yalta) si potesse trasformare in pace duratura.
OGGI KANT riposa ancora nella sua città che però non si chiama più Königsberg, ma Kaliningrad e, dal 1946, non fa parte più della Germania, ma della Russia. La città di Kant è vittima essa stessa di quei germi tanto ben evidenziati dal filosofo. Qui, in questi giorni tanto drammatici, si concentrano gli occhi di politici e strateghi militari, specialmente dopo che Putin, tramite il suo vicepresidente del consiglio di sicurezza, l’ex premier Dmitrij Medvedev, lo scorso aprile aveva avvertito la Nato e i Paesi dell’Unione europea che eventuali inclusioni di Finlandia e Svezia nel Patto Atlantico avrebbero portato la minaccia nucleare nel Baltico.
Pochi giorni dopo, il 21 aprile, la Russia avvisò Washington di aver testato un nuovo missile balistico intercontinentale (ICBM), il Sarmat, ogni ogiva del quale è capace di trasportare dieci testate nucleari o missili ipersonici Avangard. Nulla di nuovo, capiamoci: già da tempo questo tipo di ICMB era presente nell’arsenale nucleare russo e tra il 2022 e il 2023 si era già prevista la sostituzione dei 46 vecchi SS-18 con i Sarmat nelle basi di Dombarovsky e Uzhur. Il test di aprile non allarmò i comandi militari statunitensi ed europei, ma servì per aumentare la pressione russa nei confronti delle diplomazie politiche occidentali.
IL 5 MAGGIO, sempre a Kaliningrad, Mosca ha avvisato le capitali europee e non solo, di aver simulato diversi lanci di missili Iskander dalle sue basi dell’enclave russa, all’ombra della tomba di Immanuel Kant.
Gli Iskander sono missile a corto raggio di cui sono dotate tutti i reparti di artiglieria delle 12 brigate terrestri russe. Sebbene poco precisi e facilmente intercettabili dai sistemi antimissile in dotazione dalla Nato, più temibile è invece la variazione dell’Iskander, il missile balistico Kinzhal, che può essere caricata su un MiG-31 opportunamente modificato.
Nel febbraio 2019, Sergey Shoygu, ministro della Difesa russo rilasciò un comunicato in cui si affermava che un MiG-31 dotato di missili Kinzhal aveva effettuato una perlustrazione aerea sopra il Mar Caspio e il Mar Nero.
La simulazione del 5 maggio, secondo quanto riferito dai canali ufficiali del ministero russo, avrebbe avuto come obiettivo quello di testare attacchi a sistemi di lancio missilistici nemici, ferrovie, infrastrutture militari e a posti di comando strategici.
Il test elettronico avrebbe anche previsto il trasferimento immediato dei sistemi nucleari russi una volta lanciato il primo attacco per evitare la distruzione degli stessi in un eventuale contrattacco nemico.
ANCHE IN QUESTO CASO i vertici Nato hanno minimizzato la portata dell’evento affermando che l’esercitazione di Kaliningrad è diretta più ad un pubblico interno russo: da diverse settimane i media di Mosca stanno parlando sempre più apertamente di una possibile escalation nucleare mostrando anche simulazioni video di attacchi atomici a Paesi europei o sul suo statunitense.
Secondo alcuni analisti questa progressione mediatica sarebbe finalizzata a coalizzare attorno a Vladimir Putin sia il popolo russo (già, peraltro, per la maggior parte a favore del proprio leader), ma soprattutto per smussare le sacche di dissenso che potrebbero essersi create anche all’interno della sfera putiniana.
L’approssimarsi del 9 maggio, giorno della vittoria contro la Germania nazista, viene visto come un momento importante e decisivo nella guerra ucraina. Putin vuole mostrare ai russi di essere un leader capace di riportare la Russia ai fasti dell’Unione Sovietica, quando il Paese teneva testa alla prima potenza economica e militare del mondo, gli Stati Uniti.
AL 9 MAGGIO 2022, Putin vorrebbe aggiungere altri significati, indispensabili per continuare la sua guerra: oltre a segnare il 72° anniversario della liberazione dal nazifascismo dall’Europa, la Giornata della vittoria andrà a comunicare anche la liberazione di una nazione legata alla storia russa e sovietica da un governo che, nella logica di Mosca, ha portato il popolo ucraino ad essere oppresso da un regime filonazista.
Nel 2014 Putin celebrò il 9 maggio a Sebastopoli, in Crimea e se negli intenti iniziali di Putin il 9 maggio 2022 vi era, come molti affermano, l’intento di celebrare la caduta di Kiev, oggi si dovrà accontentare a sancire la caduta di Mariupol, quartier generale del battaglione Azov.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento