Italia

«Sign and pass» anche in Italia. In campo per lo Ius soli

«Sign and pass» anche in Italia. In campo per lo Ius soliLa squadra Atletico Diritti

Migranti Da Barcellona, la campagna che usa come testimonial le squadre di calcio per rompere gli stereotipi e lanciare un messaggio universale di accoglienza

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 13 ottobre 2017

Firma e passa, sign and pass: la campagna arriva in Italia. È stata la società di calcio del Barcellona, insieme all’Unhcr a lanciarla proprio in quei giorni di inizio estate in cui in Italia si faceva a gara a chi più la diceva grossa contro i migranti e le organizzazioni non governative che provavano a soccorrerli in mare.

Firma e passa. La prima firma è di Lionel Messi: «Sono orgoglioso di essere parte di questa importante iniziativa per i rifugiati e spero di poter cambiare la situazione drammatica che stanno vivendo milioni di bambini rifugiati nel mondo. Firma e passa!». È una campagna che usando i testimonial del mondo del calcio dovrebbe avere la forza di rompere gli stereotipi che stanno ammazzando la ragionevolezza e insieme a loro corpi e anime di persone che scappano dalle loro terre. Il calcio mainstream potrebbe fare quello a cui i corpi intermedi della politica hanno abdicato, ossia intervenire sull’opinione pubblica e lanciare un messaggio universale di accoglienza. La società di calcio del Barcellona ha fatto qualcosa in più ed è andata nei campi profughi, a partire dal Libano e dalla Grecia.

Qualcuno dirà che questo è marketing. Può essere, ma è un buon marketing. È il miglior marketing possibile. Proprio nei giorni in cui la Rete Fare organizza le Football People Action Weeks, arriva anche in Italia la campagna Sign and pass, grazie all’Unhcr e ad Atletico Diritti, squadra di calcio di terza categoria del Lazio composta da migranti, studenti, persone provenienti da percorsi penali, e promossa dalle associazioni Progetto Diritti e Antigone, nonché sostenuta da Cild, dall’Università di Roma Tre, da Banca Etica e dallo studio legale Legance.

Arriva dunque in Italia non dalla via maestra del calcio popolare ma dalle serie inferiori e dal calcio femminile. Perché la prima squadra di serie A a firmare simbolicamente il pallone è stata la Res Roma, squadra che milita nella serie A donne. Il calcio si riempie di retorica quando si parla di razzismo. Tutti si indignano quando si sentono negli stadi quei ‘buuuu’ stracolmi di xenofobia, ignoranza, violenza e fascismo.

Le società possono fare ora almeno tre cose vere: aderire alla campagna facendo dire a propri giocatori, dirigenti, allenatori parole inequivocabili pro-refugees; promuovere progetti di inclusione legati al calcio a favore di ragazzi e giovani richiedenti asilo; fare quello che Gianni Mura ha chiesto ai calciatori ossia di scendere in campo per lo ius soli, indossando un nastro giallo nelle prossime partite.
I giocatori di Atletico Diritti lo faranno già sabato prossimo alla prima di campionato. Ma siamo in terza categoria. Sarebbe bello se sabato sera il Napoli di Sarri o la Roma di Di Francesco facessero lo stesso. Anche se a indossarlo fossero solo Sarri sulla sua tuta o solo Di Francesco sulla sua giacca. Se ne accorgerebbero milioni di persone e forse anche quei parlamentari che difettano di coraggio e umanità.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento