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«Siete dei bulli». La Cina stila la black list delle aziende Usa

«Siete dei bulli». La Cina stila la black list delle aziende UsaTikTok – Ap

Scontri online La reazione di Pechino alla messa al bando di TikTok e WeChat ordinata da Trump. Ma la app di Tencent, inutilizzabile da oggi, fa il record di download. Al suo fianco arriva WeCom e (forse) il modo di aggirare il blocco

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 20 settembre 2020

«La Cina sollecita gli Stati uniti ad abbandonare il bullismo, smetterla con le azioni illecite e sinceramente attenersi a regolamenti corretti e trasparenti e all’ordine internazionale». Così il ministero del commercio cinese ha commentato ieri le misure adottate dagli Stati uniti nei confronti di WeChat e TikTok, le due app cinesi messe all’indice venerdì scorso dall’amministrazione Trump.

«Se gli Stati uniti continueranno ad andare per la loro strada – prosegue il comunicato – la Cina prenderà i provvedimenti necessari per salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi delle compagnie cinesi».

WECHAT, «SUPER APP» che offre servizi di messaggistica e trasferimento di denaro virtuale, da oggi smetterà di funzionare negli Stati uniti; TikTok, piattaforma di condivisione di brevi video, celebre soprattutto tra gli adolescenti, non sarà più scaricabile o aggiornabile, ma gli oltre 100 milioni di utenti statunitensi potranno continuare a utilizzarla fino al 12 novembre.

Pechino ha annunciato di aver messo a punto i criteri per individuare e perseguire le cosiddette «entità irregolari»: aziende straniere che, secondo il governo, mettono a repentaglio la sicurezza e la sovranità cinese. Si tratta di una misura punitiva uguale e contraria alle iniziative intraprese dal presidente Donald Trump prima nei confronti della multinazionale tecnologica cinese Huawei e, da oggi, di Tencent (WeChat) e ByteDance (TikTok).

Al momento la lista delle «entità regolari» non è stata ancora resa pubblica. Secondo le indiscrezioni raccolte da Reuters, nel mirino di Pechino potrebbero finire alcuni tra i pezzi grossi della tecnologia statunitense, tra cui Apple, Cisco e Qualcomm. Alle compagnie che finiranno nella lista Pechino proibirà le attività di import, export e investimenti all’interno dei confini cinesi.

CONTINUA, INSOMMA, lo scontro a tutto campo tra Washington e Pechino, che ha caratterizzato gran parte dei rapporti bilaterali nell’era Trump. Con il presidente statunitense in cerca della rielezione a novembre, il botta e risposta è destinato a intensificarsi con il conto alla rovescia per la tornata elettorale del 3 novembre.

Nel frattempo, milioni di utenti di WeChat e TikTok stanno cercando di adattarsi a una situazione estremamente fluida e incerta. Secondo i dati raccolti da ScreenAnalytics, ripresi ieri da Bloomberg, tra venerdì e sabato i download di WeChat negli Usa hanno registrato un record assoluto: l’app, che fino a pochi giorni fa contava poco più di tre milioni di utenti negli Stati uniti, è entrata per la prima volta nella top 100 dei download nazionali (prima oscillava tra le posizioni 1.000 e 1.500). Considerando che da oggi sarà sostanzialmente inutilizzabile, il motivo del boom rimane incerto.

LE AGENZIE internazionali hanno dato ampio risalto al lancio, sottotraccia, di un’altra app di Tencent: WeCom. Registrata nel mese di agosto negli Stati uniti, WeCom è una sorta di gemello di WeChat Work: permette a colleghi di scambiare messaggi, condividere fogli di lavoro e ricevere denaro virtuale anche da WeChat. E, soprattutto, può essere abbinata al proprio profilo WeChat.

Di fatto, con nome e codice di sviluppo diversi da WeChat, WeCom potrebbe effettivamente essere utilizzata per aggirare il blocco imposto dall’amministrazione Trump.

Per TikTok si continua invece ad attendere l’esito della trattativa che coinvolge Washington, Pechino, ByteDance (Cina) e Oracle (Usa) per la creazione di una nuova compagnia che prenda in gestione TikTok e la mole di metadata che la app raccoglie in automatico dai propri utenti. Trump la vorrebbe a maggioranza americana, Pechino la vorrebbe mantenere cinese ma accettando soci di minoranza stranieri.

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