«Questa mattina presso la sede del parlamento europeo abbiamo fatto un’azione simbolica e pacifica con l’idea di consegnare ai rappresentanti dell’Unione europea una lista con tutti i nomi dei morti a Gaza, per sottolineare che non sono solo numeri ma persone con un nome e un cognome e rispetto alle quali non si può rimanere indifferenti o fare ragionamenti di tipo strategico-militare né tantomeno politico». È il racconto di un attivista di Yalla Roma, uno dei movimenti che ieri mattina ha occupato temporaneamente la sede del parlamento europeo a Roma. «Sono persone in carne e ossa che stanno sotto le macerie, famiglie distrutte che vivono in condizioni gravissime e per le quali non possiamo fare altro che chiedere un cessate il fuoco immediato».

LE VENTI PERSONE presenti sono riuscite a entrare dentro l’istituzione gridando «stop genocidio» e «cessate il fuoco». «L’Unione europea è complice non solo per il silenzio ma anche per il modo in cui sostiene le politiche e la militarizzazione israeliana», conclude il giovane di Yalla Roma. Una decina di attivisti e attiviste sono poi state inseguiti e identificati.
Sempre ieri, nonostante la pioggia, un centinaio di persone sono scese in piazza del Verano, a Roma, per manifestare la propria solidarietà con il popolo palestinese. «I riflettori sono tutti puntati su Gaza ma ricordiamo quello che Israele sta facendo in Cisgiordania – è intervenuta Maya del Movimento studenti palestinesi – I coloni armati fino ai denti commettono veri e propri pogrom contro i villaggi palestinesi, Jenin è sotto assedio da vari giorni, Ahed Tamimi (nota attivista palestinese) è stata nuovamente arrestata in base ad accuse completamente false. Ahed Tamimi, come ogni donna palestinese è il simbolo della resistenza e del coraggio. Noi palestinesi non vogliamo solo il cessate al fuoco, ma lo smantellamento di tutte le colonie illegali israeliane, la fine del regime di apartheid, e continueremo a lottare finché vedremo Netanyau e tutto il suo governo davanti alla corte internazionale dell’Aia».

NATA COME PRESIDIO, la manifestazione si è poi trasformata in un corteo. Dal Verano la gente si è spostata con le torce dei telefoni accese verso piazzale Aldo Moro, sede dell’università dove da due giorni le e gli studenti hanno occupato la facoltà di Scienze politiche. In piazza oltre a Potere al popolo, Rete dei comunisti, Cambiare rotta e Osa, erano presenti diverse associazioni pacifiste e solidali con la causa palestinese tra cui Bds e Wilpf Italia (associazione di donne ecopacifiste e femministe). Tra gli altri anche l’attivista Karem Rohana, vittima di un agguato lo scorso 24 ottobre: «Sto relativamente bene, mi sento più sicuro e vado avanti aspettando che la polizia mi contatti per farmi sapere se ci sono novità sulle indagini. Non tanto per una questione personale ma perché a livello simbolico il fatto che si possa picchiare per motivi politici o razziali, diventa un messaggio pericoloso per tutti, per i palestinesi e per gli israeliani».