Siccità, precipitazione spagnola
Clima Nonostante le prime piogge, l’inverno più secco della storia impone restrizioni idriche. Gli ecologisti: «le soluzioni tampone non servono». Sotto accusa agricoltura e «turistificazione»
Clima Nonostante le prime piogge, l’inverno più secco della storia impone restrizioni idriche. Gli ecologisti: «le soluzioni tampone non servono». Sotto accusa agricoltura e «turistificazione»
Ci stiamo abituando alle temperature torride e alla mancanza assoluta di precipitazioni durante l’estate, ma ormai la siccità colpisce sistematicamente anche in pieno inverno. È il caso della penisola iberica; a inizio febbraio il governo catalano ha proclamato l’emergenza idrica applicando consistenti restrizioni a sei milioni di cittadini, l’80% della popolazione.
A CAUSA DELLA PEGGIORE SICCITÀ dell’ultimo secolo, la Generalitat ha ordinato un taglio all’erogazione in 240 comuni, compresa l’area metropolitana di Barcellona. Da tre anni ormai il livello delle piogge è crollato di un terzo e lo scorso anno del 50%, e i primi mesi del 2024 non hanno invertito la tendenza, obbligando le autorità a prendere provvedimenti impopolari. D’altronde a metà febbraio gli invasi di alcune regioni catalane erano pieni solo al 15% e la situazione è migliorata appena nonostante le recenti piogge.
NON SOLO PIOVE POCO, MA LE TEMPERATURE sono superiori di parecchi gradi alle medie stagionali e quindi l’evaporazione prosciuga rapidamente le già scarse riserve. Il governo regionale ha deciso un taglio dell’80% dell’acqua destinata all’irrigazione dei campi e del 25% di quella utilizzata dagli impianti industriali. La priorità sono le abitazioni private, ma molti comuni che superano un consumo medio di 200 litri quotidiani per abitante hanno dovuto ridurre la pressione ai rubinetti. Chi contravviene al divieto di lavare le automobili, innaffiare i giardini o riempire le piscine viene multato, e anche varie strutture turistiche o impianti industriali sono stati sanzionati. Il Govern chiede pazienza e rassicura i cittadini: sono stati avviati progetti per realizzare nuovi invasi e moltiplicare dissalatori e potabilizzatori, che già producono il 55% dell’acqua consumata nel «sistema Ter- Llobregat», quello che rifornisce 200 dei municipi interessati dall’emergenza.
LA SPERANZA E’ CHE LE PIOGGE DI MARZO e aprile consentano di evitare ulteriori restrizioni e disagi. Il riscaldamento globale colpisce duro anche in Andalusia, centinaia di km più a sud, alle prese ormai con una siccità cronica. Qui però la classe politica di destra continua ad utilizzare toni negazionisti. Nella grande regione meridionale la riserva idrica raggiunge appena il 22%, contro lo già scarso 30% di un anno fa.
IN PROVINCIA DI ALMERIA LA DISPONIBILITÀ è ridotta al 9% e come se non bastasse l’acqua che esce dai rubinetti del capoluogo, estratta da falde molto profonde, non è adatta al consumo perché presenta livelli troppo elevati di radioattività da uranio. Quasi centomila abitanti di vari comuni del nord della provincia di Cordoba, poi, da un anno devono rifornirsi tramite le autocisterne perché l’acqua erogata è contaminata dall’arsenico.
A FRONTE DI UNA SITUAZIONE SEMPRE più grave il presidente della comunità autonoma Juan Manuel Moreno (del Partito Popolare) rifiuta di proclamare lo stato di emergenza. La giunta andalusa ha imposto restrizioni a 4 milioni di abitanti e stanziato 200 milioni destinati a supportare il settore agroalimentare e a potenziare un dissalatore già attivo nella Costa del Sol. Misure tampone, denuncia la coalizione di sinistra Adelante Andalucia, che invoca un «cambiamento radicale del modello di produzione». Una parola d’ordine condivisa dal movimento Ecologistas en Acción, secondo il quale la giunta regionale «si comporta come se il problema fosse l’assenza temporanea di pioggia e non un settore agroindustriale e turistico in espansione che consuma sempre più acqua a fronte di una disponibilità idrica sempre minore».
IN ALCUNE AREE LA MANCANZA di piogge, l’aumento della temperatura e il taglio delle forniture idriche per l’irrigazione dei campi anche del 90%, hanno causato un crollo della produzione agricola. Ma mentre i campi diventano sempre più aridi e milioni di persone affrontano disagi, il turismo succhia quantità di acqua spropositate. Ma il governo andaluso vuole battere ogni record di presenze e non intende allarmare i potenziali visitatori.
NEANCHE I 109 CAMPI DA GOLF ESISTENTI in Andalusia – ciascuno dei quali consuma 300 mila metri cubi di acqua all’anno – sono entrati nel mirino dell’amministrazione. Il governo di Juanma Moreno ha promosso progetti nel settore turistico che comportano un maggiore spreco di risorse idriche, come gli impianti per generare neve artificiale sulla Sierra Nevada, che le alte temperature hanno reso comunque inutilizzabili. Un altro fiore all’occhiello di Moreno è il «progetto Trascendenza», un mega resort turistico da 510 appartamenti dotato di un’enorme piscina di 14 mila metri quadrati a Los Llanos de Matagallar. L’impattante progetto di due pronipoti del dittatore Francisco Franco è stato addirittura dichiarato «di interesse comunitario».
PER FAR FRONTE ALLA DILAGANTE SICCITÀ, il governo spagnolo ha annunciato l’investimento, da qui al 2027, di 23 miliardi di euro. L’obiettivo è aumentare il numero e la capacità dei dissalatori, ridurre le perdite delle reti idriche e sostenere i settori economici più colpiti. Ma durante una riunione con alcuni esponenti dell’esecutivo, i rappresentanti di varie associazioni – Wwf, Greenpeace, Ecologistas en Acción, SEO/Birdlife e Amici della Terra – hanno raccomandato criteri di equità e di giustizia, insistendo sulla riduzione degli sprechi e delle quote di acqua destinate agli allevamenti intensivi e all’irrigazione di colture non autoctone o fuori stagione che consumano troppe risorse, come le sempre più invadenti piantagioni di frutta tropicale.
I DISSALATORI E L’IMPORTAZIONE di acqua attraverso le navi cisterna, denunciano gli ambientalisti, sono soluzioni parziali troppo costose ed energivore che non possono rappresentare una scelta strategica dei governi. Occorre invece evitare, hanno ricordato, che le falde acquifere vengano inquinate e rese inutilizzabili dai nitrati prodotti dall’agricoltura e dagli allevamenti intensivi.
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