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Si gioca Italia-Israele, come se niente fosse

Si gioca Italia-Israele, come se niente fosseTifosi israeliani a Budapest, lo scorso 9 settembre, per la partita tra Israele e Italia – foto di Jonathan Moscrop/Sportimage/Cal Sport Media

Calcio Domani la partita. Un corteo a Udine chiede il boicottaggio. Il governo del calcio, allenatore e giocatori fischiettano. Stadio blindato

Pubblicato circa 5 ore faEdizione del 13 ottobre 2024

Massima tensione per la partita della nazionale maschile di calcio domani sera a Udine. Non tanto perché a qualcuno interessi il risultato di una competizione inutile come la Nations League, ma perché l’avversario è Israele, con tutto quel che comporta. Anche alla luce dei recenti attacchi dell’esercito israeliano contro la missione Unifil in Libano. La zona intorno allo Stadio Friuli è off-limits da ieri e domani ci saranno barriere e dissuasori, anche se l’incontro si disputerà a porte aperte. In questura venerdì si è tenuta la riunione sul piano sicurezza, ma non sono stati rivelati dati sullo spiegamento di forze. Si sa solo che ci saranno i 450 steward privati e che reparti mobili sono in arrivo da tutto il Nord.

POCHE ORE PRIMA del fischio d’inizio, alle 17, partirà anche la manifestazione promossa dalla Comunità Palestinese, dai Giovani Palestinesi e altre associazioni. Il corteo, da Piazza della Repubblica a Piazza XX Settembre, sarà da tutt’altra parte rispetto allo stadio. Ma contribuirà a tenere la città blindata per l’intera giornata e ad alimentare la tensione, grazie anche all’interessata partecipazione dei media locali e nazionali. Come se fossero i manifestanti i responsabili delle stragi cui assistiamo ogni giorno.

Quello che chiede il corteo, con lo slogan «è in corso un genocidio, non sarà una partita a farcelo dimenticare», è il boicottaggio dell’incontro. Una cosa cui avrebbero dovuto pensare Fifa e Uefa. Ma le due multinazionale svizzere che gestiscono il pallone da sempre utilizzano due pesi e due misure. A suo tempo parteciparono al boicottaggio nei confronti del Sudafrica dell’apartheid e della Jugoslavia della pulizia etnica. E due anni fa, dopo l’invasione dell’Ucraina, hanno escluso da tutte le competizioni la nazionale e i club della Russia. Ma a fronte di un’invasione che ha provocato oltre 42mila morti – tra cui, secondo i dati riferiti a luglio dalla Federcalcio palestinese, almeno 343 atleti e 242 calciatori – davanti a Israele hanno chiuso entrambi gli occhi.

«AVEVO CHIESTO alla Federcalcio se era possibile devolvere il ricavato della partita alle vittime di guerra e quindi associare l’evento sportivo a un altro incentrato sulla pace ma purtroppo non è stato possibile», ha detto ieri il sindaco di Udine De Toni. La partita, non si disputerà in un clima sereno. E questo non certo per la concomitanza del corteo ma perché, nonostante lo scioglimento dei fascistissimi Ultras Italia, la componente di estrema destra all’interno della tifoseria al seguito della Nazionale è ancora maggioritaria. Il mese scorso prima di Israele-Italia, giocata a Budapest, i tifosi si sono girati di schiena durante l’inno israeliano. E di destra sono storicamente i tifosi dell’Udinese. Oggi riuniti sotto lo striscione Curva Nord Udine 1986, sono gli eredi diretti dei famigerati Hooligans Teddy Boys che nell’estate del 1989, quando il calciatore israeliano Ronny Rosenthal doveva passare all’Udinese, riempirono i muri della città con svastiche e slogan che inneggiavano ai forni crematori. Il giocatore non si trasferì all’Udinese, ma l’anima della tifoseria è rimasta la stessa.

NÉ LA FIGC, né il commissario tecnico Spalletti, né tantomeno i calciatori, hanno affrontato l’argomento boicottaggio, preferendo trincerarsi dietro il classico «il calcio non è politica». Ma il calcio è politica. Lo è sempre stato. E Fifa e Uefa hanno sempre dimostrato di stare dalla parte sbagliata della storia. Nel 1973, il Cile avrebbe dovuto ospitare l’Urss per gli spareggi del Mondiale 1974 nell’Estadio Nacional di Santiago, lo stesso dove venivano ammassati, torturati e trucidati gli oppositori al regime di Pinochet. I sovietici chiesero di non giocare lì. Ma la Fifa non volle sentire ragioni, e obbligò le squadre a disputare la partita e l’arbitro a fischiare il calcio di inizio. Solo che l’Urss non si presentò in campo e il Cile giocò una partita fantasma, senza avversari, conclusa dopo pochi secondi e il primo gol segnato. Ma la farsa non finì lì, i sovietici furono multati e la squadra di Pinochet andò ai Mondiali. Ecco, se la Federcalcio, l’allenatore e i giocatori della Nazionale avessero un po’ di dignità, avrebbero dovuto ritirare la squadra e fare giocare gli avversari da soli. Una partita fantasma, a ricordare il deserto che chiamano pace.

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