Sì degli italiani a canne e nozze gay
Eurispes Il Rapporto 2016 descrive un’Italia cattolica ma non praticante. E molto libertaria. Il 48,7% è favorevole al matrimonio omosessuale, il 47,1% alla marijuana libera, il 38,5% all’utero in affitto, il 60% all’eutanasia
Eurispes Il Rapporto 2016 descrive un’Italia cattolica ma non praticante. E molto libertaria. Il 48,7% è favorevole al matrimonio omosessuale, il 47,1% alla marijuana libera, il 38,5% all’utero in affitto, il 60% all’eutanasia
Sono credenti praticanti ma solo per le feste comandate, si dividono sulla comunione ai divorziati e sul celibato sacerdotale ma sono sempre meno disposti a versare l’otto per mille alla Chiesa cattolica, credono sempre più (ma non ancora in maggioranza) che il Vaticano interferisca troppo sui diritti civili e questioni come aborto, fine vita, fecondazione assistita, scuola privata, e omosessualità, non inorridiscono davanti al matrimonio gay e sono sempre più possibilisti riguardo la legalizzazione dell’eutanasia ma sono ancora scettici sull’adozione di bambini per le coppie dello stesso sesso. Considerano invece legittima la pratica dell’«utero in affitto» e sono favorevoli all’uso della pillola abortiva Ru486, al testamento biologico, alla liberalizzazione della cannabis.
Confidano in Papa Francesco ma con meno fervore di prima ma sono fiduciosi anche nelle forze dell’ordine, in particolare nella polizia, e soprattutto nel governo Renzi che acquista dieci punti percentuali rispetto allo scorso anno arrivando al 28,6% dei consensi. E naturalmente sono iperconnessi anche se ancora incollati alla televisione per tenersi “aggiornati”, in simbiosi con il telefonino e sempre più dipendenti da Whatsapp. Sono gli italiani, almeno stando al Rapporto 2016 di Eurispes.
Spiega il presidente Gian Maria Fara, che «l’invidia è il vizio che blocca l’Italia. Una vera e propria “sindrome del Palio” che non ci permette di trasformare la nostra potenza in energia». Ma non sono gli unici freni, secondo l’Eurispes: c’è «la burocrazia e la iperproduzione di norme, leggi e disposizioni che trattengono la crescita e mortificano spesso l’ingegno degli spiriti migliori», e c’è «l’incapacità della società italiana di “fare sistema”: non più la società liquida descritta da Bauman, ma una società “evanescente” nella quale ognuno pensa a se stesso e che non riesce ad elaborare un progetto complessivo». Deve essere anche per questo che è sempre meno netto il rapporto degli italiani con la propria fede. Anche se sui diritti civili le idee stanno cominciando a schiarirsi.
Secondo i sondaggi Eurispes, il 71,1% si dichiara cattolico credente ma solo il 25,4% è praticante (al massimo, per il 31%, va in chiesa per le principali festività, e per il 21,1% solo in occasione di battesimi, matrimoni e funerali). Ma chi è credente in cosa crede esattamente? Il 75,2% nella vita eterna dopo la morte, il 73,2% ai miracoli, il 59,6% a Paradiso e Inferno e il 56,6% ad angeli e demoni. Praticanti o no che siano, gli italiani si dividono sul celibato dei preti (favorevole il 51,6%), sulla comunione ai divorziati (sì dal 50,1%) e sulle donne a celebrare messa (il 50,7%). Il 55,4% dice no all’8 per mille per finanziare la Santa sede, anche se nel 2015 il 37% dei contribuenti ha scelto esplicitamente di devolverlo alla Chiesa cattolica (oltre un miliardo di euro di contributi). Infine, l’81,6% ritiene che Bergoglio abbia ridato slancio alla Chiesa ma l’anno scorso erano l’89,6%.
Riguardo il rapporto tra Stato e Chiesa: il 40,6% della popolazione italiana giudica eccessiva l’interferenza ecclesiastica sulle questioni etiche (il 37,1% su quelle socio-politiche come scuola pubblica o privata, economia, ecc.), il 35,2% ritiene che la Chiesa intervenga nella giusta misura (il 31% lo pensa per quelle politiche) e solo l’8,9% crede che non sia ancora sufficiente (il 14,6% per le politiche sociali). È interessante notare l’appartenenza politica di coloro che considerano appropriata la presenza della Chiesa nel dibattito sulle questioni socio-politiche: il 41,2% appartiene al centrosinistra.
Se poi si entra nel merito dei temi più dibattuti attualmente, l’Eurispes rivela che è favorevole alla tutela giuridica delle coppie di fatto, anche omosessuali, il 67,6% degli italiani, in aumento rispetto al 2015 (64,4%) ma con valori inferiori a quelli registrati nel 2014 (78,6%). Favorevole al matrimonio gay il 47,8%, in aumento del 7% rispetto al 2015, mentre solo il 29% si dice d’accordo con la possibilità per le coppie omoaffettive di adottare figli.
La gestazione per altri è considerata pratica legittima invece per un numero più alto di italiani: il 38,5%, ma erano il 49,8% nel 2015. Sale il consenso per la pillola abortiva Ru486 (dal 58,1% dell’anno scorso al 61,3% attuale), per il testamento biologico (che passa dal 67,5% del 2015 al 71,6% del 2016), per la legalizzazione di hashish e marijuana (dal 33% al 47,1%) e per la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito (a favore, ma solo in presenza di malattie terminali, il 60%, ben il 4,8% in più rispetto al 2015). La prostituzione perde invece consensi (dal 65,5% al 57,7%). Qualcuno avvisi il Parlamento.
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