La Commissione sanitaria nazionale cinese ha registrato ieri 16.590 nuove infezioni da Covid-19, di cui 15.355 asintomatiche. I nuovi sintomatici a Shanghai sono 268 (792 a Jilin). Numeri non eccessivi, ma sufficienti perché non si fermi la politica Zero Covid del governo cinese.

DIVERSE LE MISURE in atto nella capitale finanziaria del paese: 47.700 letti sono stati allestiti in una serie di ospedali temporanei di nuova costruzione (ne arriveranno altri 30mila); designati un totale di 62 siti per la quarantena temporanea in alberghi, stadi, centri espositivi e di formazione, tenendo presente che già lo Shanghai New International Expo Center ospita quasi 15mila pazienti e circa 2.218 operatori medici che appartengono a 11 squadre, tra cui una del Shanghai Children’s Medical Center. Da ieri sera è attiva anche la prima area di quarantena genitore-bambino della città, giorno in cui l’ospedale ha ammesso circa 4.000 pazienti. A questo proposito, considerate le vibranti proteste dei giorni scorsi, il governo ha leggermente modificato la propria policy: quarantena insieme di genitori e bambini se positivi, ma se i minori sono positivi e i genitori no si procede alla separazione.

LA SITUAZIONE RIMANE TESA, nonostante i tentativi del governo di rassicurare: ieri in una lettera indirizzata al ministero degli esteri, i diplomatici di 30 Paesi hanno chiesto una revisione di questa e altre procedure, precisando che «in nessuna circostanza genitori e figli dovrebbero essere separati». L’ambasciata britannica a Pechino e il consolato francese hanno inoltre portato all’attenzione della leadership cinese altri problemi esistenti nei centri di quarantena, tra cui la mancanza di assistenza in lingua inglese per gli stranieri e la scarsa privacy. Nella conferenza stampa di lunedì, il funzionario locale Wu Qianyu ha replicato affermando che le politiche adottate a contenimento del virus erano ancora in fase di »perfezionamento».

Le immagini del lockdown. Foto Ap/Getty Images

LA CAMPAGNA DEL GOVERNO cinese, inoltre, ha potuto contare sul supporto logistico di duemila militari dell’esercito e su oltre 38 mila operatori sanitari provenienti da 15 province, in quello che si configura come il più vasto dispiegamento di personale sanitario dal lockdown di Wuhan nel 2020. Come ricordato dal Global Times, a Wuhan i professionisti mobilitati furono 42mila. Tutto questo sta comportando parecchi timori sulle conseguenze economiche (anche in occasione della festività di Qingming, che vedrà un flusso di turisti molto più basso del solito).

A questo proposito il Financial Times ha riportato che «i dati ufficiali hanno dipinto un quadro preoccupante della salute economica del paese», mostrando una contrazione degli indicatori relativi a manifattura e servizi. Larry Hu, capo economista cinese di Macquarie, «suggerisce che l’economia qualitativamente rallenterà bruscamente a marzo e probabilmente anche ad aprile, ma aggiunge che è davvero difficile stimare quanto sia grande il rallentamento».

Come riportato dal South China Morning Post un problema pesante è quello dei trasporti: Ora tutti i posti in Cina sono sotto blocco o sotto stretto controllo», ha affermato Feng Yilin, che lavora per una società di logistica con sede nella provincia centrale di Hubei.

LA MAGGIOR PARTE DELLE CITTÀ e delle contee del paese richiedono ai conducenti di mostrare un test Covid-19 negativo entro 48 ore per entrare nella loro giurisdizione e alcune ne richiedono uno entro 24 ore. «E quando i conducenti escono da un’autostrada per entrare in qualsiasi città, devono sottoporsi a un ulteriore test dell’acido nucleico all’uscita dell’autostrada», ha affermato Feng, aggiungendo che gli ostacoli hanno provocato lunghe code ai checkpoint. L’impatto si sta già riflettendo sui flussi di traffico in tutto il paese: «l’indice del flusso di merci dei veicoli stradali, che misura il numero di camion in circolazione in una regione specifica è in calo del 22,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».