Serena Pillozzi: «Il Pd è un partito di centro, il patto elettorale facciamolo con Conte»
Intervista a una dei componenti della Segreteria nazionale di Sinistra italiana «Abbiamo chiesto che votino anche gli iscritti. C’è una richiesta di ascolto da parte della base, esterrefatta e tormentata. La linea del segretario è stata superata dal cambio di scenario»
Intervista a una dei componenti della Segreteria nazionale di Sinistra italiana «Abbiamo chiesto che votino anche gli iscritti. C’è una richiesta di ascolto da parte della base, esterrefatta e tormentata. La linea del segretario è stata superata dal cambio di scenario»
Iscritti, simpatizzanti, dirigenti: nel popolo di Sinistra italiana il dibattito sulle alleanze agita le federazioni. Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia, Basilicata, Liguria, Puglia, Emilia Romagna, sono in tanti a non digerire la svolta centrista dei dem. Serena Pillozzi, responsabile Salute della Segreteria nazionale, è sul fronte del No alla linea del segretario Fratoianni che conduce la trattativa con Letta.
Quali sono le posizioni in campo all’interno di Si?
C’è un’ampia discussione in Segreteria, nella Direzione e nell’ultima Assemblea nazionale di domenica e lunedì scorsi. La posizione largamente maggioritaria accoglieva la possibilità, anche in modo convinto, di andare con i dem e i centristi ma con i 5S nell’alleanza, uno schema che ci avrebbe permesso di essere efficaci nel battere la destra. In quel campo largo, Sinistra italiana accettava di superare alcune difficoltà perché vedeva l’obiettivo di fermare Meloni, su questo ci stavamo tutti. Spazzato via il campo largo, una fetta di partito vede ancora l’alleanza con il Pd fattibile anche dopo l’arrivo di Calenda e la rottura con i 5S, ma non tutti.
Perché dite di No alla linea Fratoianni?
Ci sono stati elementi nuovi che hanno cambiato il quadro. A partire dalla mutazione del Pd, che ha cancellato il campo largo progressista. E con questo non elimino le responsabilità dei 5S, ma chi ha un peso maggiore sono i dem. Letta ha deciso di virare verso il centrodestra con +Europa e Azione. Partiti che sono molto al di fuori delle nostre prospettive politiche, sia nel merito che nel metodo. Non possiamo stare con chi pensa e agisce in maniera diametralmente opposta rispetto alla giustizia sociale e ambientale
Letta e Calenda hanno stabilito la divisione dei collegi, 70 e 30. Qual è il rischio?
Il Pd, con la scelta che ha fatto, si configura come un partito di centro esso stesso. L’unione stretta con Calenda, e la sua sovrastima in termini elettorali, determinerà una composizione del futuro parlamento sbilanciato verso il centrodestra oltre i desideri degli elettori. Questo è l’opposto di quello che ci siamo detti per mesi. Sarà un’ipoteca sulle future battaglie in parlamento. Il problema non è come ci collochiamo in campagna elettorale, che non è la fine del mondo, ma è una questione di visione, di credibilità. Rischiamo di venire meno alla funzione di riferimento del mondo pacifista: no alla guerra e no all’invio delle armi, una partita che abbiamo giocato a testa alta in questo parlamento con coerenza.
Cos’è successo in Assemblea?
I due terzi del partito, sulla base della «responsabilità», sulla paura delle destre, hanno appoggiato la linea Fratoianni. Una parte della segreteria era in dissenso, oltre me anche Silvia Prodi ed Elena Fattori ad esempio. E non sapevamo di Calenda (il patto è arrivato in serata). Quella discussione è da aggiornare. Non c’è stata una volontà forte di ascoltare la grande amarezza della base, esterrefatta e tormentata. Giovedì c’è stata l’apertura di Conte ma avevamo già avuto avvisaglie che non abbiamo voluto cogliere prima, messaggi che arrivavano su più livelli. Per noi quella dei 5S è una via percorribile: stringiamo in modo serio e concreto con loro su un’agenda che, in molte parti, è già sovrapponibile. La base è l’appello degli scienziati sull’emergenza climatica firmato da Parisi, nostra battaglia da sempre. Allearsi con Pd, Calenda e magari Renzi è andare contro natura.
Ma i 5S sono anche quelli dei decreti Sicurezza.
Ahimè sì ma il punto è impedire che sparisca la sinistra. Conte ha fatto un’operazione di grande coraggio e con la fuoriuscita del mondo di Di Maio i 5S prendono una connotazione diversa, non fermiamoci al passato. L’esperienza del governo Draghi è stata drammatica per tutti ma il punto adesso è mettere da parte l’agenda Draghi e non rimanere ancorati a questo come invece, purtroppo, stanno facendo i dem.
Calenda tutti i giorni cannoneggia l’accordo Pd – rossoverdi. Giovedì vi siete presi 48 ore per decidere.
Ci sono riunioni in corso degli organismi dei nostri partiti. Abbiamo chiesto che votino anche gli iscritti, come da statuto. C’è un sommovimento, una richiesta di ascolto da parte della base. Il dispositivo approvato lunedì è superato alla luce del patto Pd – centristi e le aperture di Conte. L’Assemblea nazionale è convocata per oggi, senza unanimità si consulteranno i tesserati. La discussione va fatta fino in fondo. Rivalutare la proposta del segretario Fratoianni è doveroso visto il cambio di scenario.
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