Il destino del mifepristone, il farmaco principale utilizzato da 23 anni negli Stati Uniti per l’aborto farmacologico, è in una zona d’incertezza, da quando i giudici federali di Washington e del Texas hanno emesso due sentenze opposte riguardo alla legalità del suo utilizzo.

In Texas il giudice Matthew Kacsmaryk ha invalidato l’approvazione della Food and Drug Administration, FDA, del mifepristone e, per buona misura, ha “scoperto” che i farmaci abortivi non possono essere inviati per posta o tramite altri servizi di consegna a domicilio secondo i termini di una legge del 1873.

Meno di un’ora dopo la sentenza di Kacsmaryk, un giudice federale dello stato di Washington ha ordinato alla Fda di “mantenere lo status quo” e continuare a consentire l’accesso al mifepristone negli stati che vogliono proteggerne ed espanderne l’accesso.

Per ora, il mifepristone è ancora disponibile, ma la situazione potrebbe cambiare radicalmente se la sentenza del Texas dovesse davvero entrare in vigore venerdì, come stabilito. Se confermata, la sentenza del Texas porterebbe al ritiro del medicinale e metterebbe in discussione il futuro della pillola abortiva a livello federale.

Ora però ci sono due sentenze opposte sul mifepristone, e tra l’incertezza e la confusione, diversi stati e il governo federale stanno adottando misure per cercare di mantenere l’accesso alla pillola abortiva per oltre 40 milioni di donne.

L’amministrazione Biden ha chiesto a una corte d’appello federale di sospendere la sentenza del Texas per dare al caso più tempo, e in modo da completare il processo di appello. A Biden si è aggiunta anche una delle aziende produttrici del mifepristone che ha fatto una richiesta simile.

Se la corte d’appello dovesse negare questo tempo aggiuntivo, allora il Dipartimento di Giustizia potrebbe chiedere l’intervento della Corte Suprema. L’amministrazione Biden ha anche chiesto al giudice federale di Washington di dare più informazioni sulla risposta più efficace da parte del governo federale per rispondere, nel caso in cui la sentenza del Texas, che va dalla parte opposta, dovesse essere confermata.

Molti democratici e un solo deputato repubblicano hanno affermato che il governo federale dovrebbe ignorare la decisione del Texas, mentre la maggior parte degli altri repubblicani sono rimasti in in silenzio ed hanno evitato accuratamente di esprimersi sull’argomento.

A livello locale anche i governatori degli stati che si battono per il diritto all’aborto si stanno muovendo.

Il governatore democratico della California Gavin Newsom ha dichiarato di star comprando fino a 2 milioni di pillole di misoprostolo, il Massachusetts ha annunciato di averne già acquistate 15.000, ovvero più di un anno di dosi, e lo stato di Washington ha annunciato di aver acquistato abbastanza mifepristone da averne per circa tre anni.

Nel frattempo, molte cliniche hanno affermato che continueranno comunque a prescrivere il mifepristone, fino a quando la Fda non dirà diversamente.

In questa battaglia hanno preso posizione anche le case farmaceutiche.

Circa 300 dirigenti di Big Pharma, tra cui Pfizer e Merck, hanno firmato una lettera aperta per prendere posizione contro la sentenza del Texas, affermando che la decisione “ha minato l’autorità bipartisan concessa dal Congresso” alla Fda e “ignora decenni di prove scientifiche e precedenti legali”.

NEgli Stati uniti la salute e il diritto delle donne a gestire il proprio corpo continuano ad essere un campo di battaglia politica, e mentre gli stati, a seconda della tendenza dei loro governatori, cercano di capire come difendere o affossare il diritto all’aborto, per le donne statunitensi il diritto di autodeterminarsi sembra destinato ad avere tutele variabili, a a seconda del loro luogo di residenza.