È arrivato alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il via libera unanime dell’Aula del Senato all’istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale di inchiesta sul femminicidio e ogni forma di violenza di genere. Nessun contrario e nessun astenuto: 139 voti favorevoli e un applauso dall’Assemblea. Perché l’organismo possa entrare in attività si attende, però, anche l’approvazione da parte della Camera. In memoria delle vittime dell’ultimo anno, 104 nomi campeggiano dalle 18 di ieri sulla facciata di Palazzo Chigi illuminata di rosso.

Si rallegra del «salto di qualità» in bicamerale la democratica Valeria Valente, presidente della Commissione monocamerale d’inchiesta istituita nella scorsa legislatura. Commissione che, nella stessa giornata, ha presentato i risultati dell’attività compiuta negli ultimi quattro anni. Un vero e proprio «decalogo» di spunti per il nuovo governo, frutto di 200 audizioni e 117 sedute, che hanno prodotto 12 relazioni votate all’unanimità e confluite nella relazione finale approvata il 6 settembre scorso. Materiale consegnato simbolicamente da Valente alla ministra per la famiglia Eugenia Roccella, che ha assicurato: «Ne farò tesoro».

Tra le raccomandazioni della Commissione, quella di supportare i centri antiviolenza per l’accoglienza delle vittime e puntare su misure cautelari e braccialetti elettronici per i loro aggressori. Che, in più della metà dei casi, sono proprio i partner o gli ex partner, per i quali si suggerisce nella relazione l’«arresto, anche fuori dai casi di flagranza, per i reati di maltrattamenti contro i famigliari e conviventi, violenza sessuale, lesioni e atti persecutori oppure il fermo del pm anche in assenza del pericolo di fuga». Proposta anche l’istituzione di un reddito di libertà per garantire alle donne emancipazione economica e opportunità di reinserimento sociale e una legge quadro in materia di femminicidi.

Oltre il 60% delle vittime del biennio 2017-2018, quello preso in analisi, non aveva, però, mai parlato a nessun conoscente della violenza subita e solo il 15% aveva sporto denuncia. Per questo la Commissione esorta a un cambiamento complessivo del paradigma culturale, agendo prima di tutto su scuola, università e specializzazione. Invito accolto dalla premier Giorgia Meloni, che ha espresso l’impegno di formare anche tutti gli «operatori dalle forze dell’ordine, agli avvocati, magistrati, medici, assistenti sociali, personale sanitario».

No deciso della Commissione, invece, all’utilizzo della Pas, la teoria sulla Sindrome di alienazione parentale, e alla separazione faziosa dei minori dalle madri. Nel complesso, un’attività di relazione che, ha commentato la premier, «contiene molti spunti interessanti per il lavoro da fare insieme al parlamento ».

Meloni si è detta soddisfatta anche del risultato raggiunto in Senato, su un tema come quello del femminicidio su cui, ha dichiarato, non «devono esserci squadre».

Un contributo alla battaglia, assicura il ministro della Giustizia Carlo Nordio, arriverà anche dall’Osservatorio permanente creato al Ministero, «uno strumento prezioso, per far emergere criticità, buone prassi e modelli organizzativi diffusi negli Uffici giudiziari».