I turisti che arrivano a Bologna hanno tra le tappe obbligate la cosiddetta finestrella, una piccola apertura in un muro della centralissima Via Piella. Da quel pertugio si gode della vista sul canale delle Moline che si insinua tra le case. Un angolo dal sapore veneziano che rivela una delle particolarità urbanistiche del capoluogo emiliano. Bologna è costruita sopra un dedalo di canali e torrenti, in larga parte tombati, che solo occasionalmente fanno capolino tra i vicoli della città. Una fortuna in periodi normali, perché la loro acqua viene usata per riempire gli invasi, innaffiare i campi e produrre energia elettrica. Una fonte di pericolo durante un nubifragio come quello che da due giorni sta colpendo l’Emilia Romagna.

Bologna è arrivata alla notte tra il 16 e il 17 conscia di stare per affrontare un evento eccezionale. Da ore si sapeva che le perturbazioni che avevano devastato la Romagna si sarebbero spostate ad ovest, sull’Emilia e gli Appennini. Il picco delle precipitazioni è stato previsto, correttamente, per la notte. Scuole e università sono state chiuse, mentre il Comune ha dato ordine di evacuare gli scantinati e i primi piani di alcune vie nell’est della città. Niente di tutto ciò, però, è bastato ad evitare danni d allagamenti.

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TRA LE 4:00 e le 5:00 esonda il Ravone. La pressione dell’acqua era cresciuta nel corso delle ore, e alla fine ha trovato sfogo nei locali di uno studio onicotecnico. Quello che normalmente è un placido torrente che passa sotto i negozi, è diventato un fiume in piena che sfonda i pavimenti e scorre lungo le strade. L’acqua invade via Saffi, una zona densa di attività commerciali normalmente trafficatissima. È la terza volta in un mese che si ritrova sommersa. La prima nella breve alluvione del 3 maggio. La seconda, appena due giorni fa. Il fango corre per centinaia di metri. Il Comune aveva distribuito sacchi di sabbia perché facessero da argini. La piena se li è in gran parte portati via.

«Ormai è un mese che vediamo queste scene, ma mai ai livelli di questa notte». A parlare è una coppia di giovani. Il loro appartamento dista pochi metri dal negozio in cui il torrente è esondato. «Noi ci siamo svegliati alle 4:30 per il rumore della piena. Avevamo le valigie pronte per scappare».

NEL POMERIGGIO incontriamo un altro residente. È un anziano, lo troviamo avvolto da un antipioggia giallo mentre controlla gli argini in sabbia che proteggono il suo garage. «Di fronte a casa nostra le autorità non hanno predisposto niente. Pensavano che l’acqua si sarebbe fermata prima» ci dice. E questa barriera? «L’abbiamo costruita noi questa notte, quando ci siamo accorti che l’acqua stava iniziando ad entrarci in cantina».

ALLE PRIME ORE di luce l’emergenza si allarga. Due canali esondano in periferia, tra la città e la campagna. Si tratta del Navile e del Savena. Il primo ha colpito il rione Corticella, il secondo ha lambito gli edifici di via del Paleotto. A mattina inoltrata la pioggia è sempre forte. Mentre via Saffi è ancora un fiume, il Comune lancia l’allerta frane. Se ne registrano diverse, e le autorità iniziano a chiudere le strade che dalla città portano verso i celebri colli bolognesi. Molte attraversano Villa Spada, uno dei più grandi parchi cittadini. A questo punto dell’anno, di norma, è pieno di giovani e di famiglie. Ieri era deserto, presidiato solo dalla protezione civile.

Dal centro arrivano le immagini più virali della giornata. I bolognesi, spesso rintanati in casa tra scuole chiuse e smart working, le condividono per tutta la mattina. Ritraggono Piazza Maggiore, la sede del municipio e della basilica di San Petronio, con l’acqua che scorre a fiotti. È Bologna, sembra Venezia durante l’acqua alta. Qui non ci sono fiumi esondati, niente di paragonabile a via Saffi. Ma l’impressione è enorme.

VERSO LE 10:00 le vie allagate si svuotano, lasciando fango e detriti. Tra l’ora di pranzo e il primo pomeriggio la pioggia cala fino a interrompersi. La paura inizia a passare. Molti mettono via il telefono, consultato per i continui aggiornamenti, e impugnano la vanga. Tra chi spala in via Saffi c’è un diffuso senso di fastidio. «Sul canale si creano dei blocchi, al Comune si era fatto presente da tempo. Speriamo sia la volta buona che intervengono» ci dice la coppia di prima. «Ora l’amministrazione deve prendersi le sue responsabilità, mettere in sicurezza» rincara l’uomo con l’antipioggia giallo.

Intanto, i bollettini parlano di nuova pioggia in arrivo. Bologna chiude ciò che può e si rimette a costruire argini d’emergenza, stavolta più alti e più diffusi. Sperando che servano. Qualunque cosa accadrà la notte che viene, non si può dire fosse inattesa.