Cultura

Sello Hatang, «non carità ma atti di giustizia»

Sello Hatang, «non carità ma atti di giustizia»Sello Hatang

Intervista Un incontro con il presidente della Fondazione intitolata a Nelson Mandela e suo antico collaboratore, in occasione della mostra a Firenze «Mediterraneum»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 19 marzo 2019

All’inaugurazione della mostra permanente Mediterraneum, il diritto alla speranza è arrivato anche Sello Hatang, presidente della Fondazione intitolata a Nelson Mandela e suo antico collaboratore, chiamato a portare avanti le battaglie politiche e umane di Madiba.

Nonostante l’Onu abbia dedicato nei mesi scorsi all’eredità di Mandela due giorni di sedute dell’assemblea generale, le battaglie civili contro l’intolleranza e il razzismo sembrano tutt’altro che vinte…
Man mano che le richieste di uguaglianza si fanno pressanti, che cresce la necessità di offrire aiuto agli oppressi, più aumentano il razzismo e l’intolleranza, ma anche la xenofobia, il sessismo e la discriminazione contro gli omosessuali. Il proliferare di queste piaghe sociali ci dimostra che il mondo ha sempre più bisogno che ciascuno di noi faccia la propria parte per costruire una società diversa, più giusta. Come Fondazione noi puntiamo il dito principalmente contro i governi che trattano i migranti come invasori, che sono intenzionati a erigere muri e a chiudere le frontiere. In primis gli Stati Uniti, visto che da sempre Trump è capofila di queste politiche. Ma anche in Italia e in buona parte d’Europa la situazione è peggiorata negli ultimi anni.

Fide Dayo, regista nigeriano e anima dell’African Diaspora Cinema Festival, ha spiegato che la genesi della sua rassegna è legata a questa epoca in cui i corpi di migliaia di africani scorrono come l’acqua nel Mediterraneo, altre migliaia subiscono trattamenti disumani nei centri di detenzione in Libia, i governi europei blindano il continente, e l’Italia mette a rischio la vita di donne, uomini e bambini chiudendo i porti alle navi che soccorrono i migranti…
È una fotografia nitida di quanto sta accadendo. Per costruire un mondo più giusto servono ponti, non muri, e ciascuno di noi deve contribuire facendo del bene non come semplice atto di carità ma come atto di giustizia. Purtroppo molti leader politici, a partire da Trump ma anche in Europa e qui in Italia, riscuotono successo perché la democrazia e il capitalismo hanno mostrato i propri limiti nel risolvere certi problemi. La ricetta per venirne fuori è sempre la stessa, investire sull’educazione delle nuove generazioni.

Mancanza di lavoro e le sempre più forti disuguaglianze e ingiustizie sociali sono alla base delle intolleranze razziali che vediamo ogni giorno?
Sì. E vorrei sottolineare che le migrazioni verso il continente europeo sono solo una piccola parte di quanto sta avvenendo all’interno del continente africano. A partire dallo spopolamento dei villaggi, che ha trasformato le città più grandi in megalopoli invivibili. Fino alle migrazioni interne, gigantesche, che stanno portando milioni e milioni di africani ad abbandonare i loro paesi per cercare lavoro, e una vita migliore, negli stati più ricchi.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento