Sea Watch: «Siamo pronti a ripartire». La Germania accoglierà 18 rifugiati
Tutti con la «kapitänin» Il portavoce dell’ong tedesca: «Delusi dal governo e dall’Europa. Continueremo a fare in modo che nel Mediterraneo vengano assicurati i diritti umani. Se necessario con una nuova nave, se quella attuale dovesse rimanere sotto sequestro»
Tutti con la «kapitänin» Il portavoce dell’ong tedesca: «Delusi dal governo e dall’Europa. Continueremo a fare in modo che nel Mediterraneo vengano assicurati i diritti umani. Se necessario con una nuova nave, se quella attuale dovesse rimanere sotto sequestro»
Il governo Merkel accetta di accogliere oltre un terzo dei naufraghi della Sea Watch, 25mila tedeschi raccolgono più di 750mila euro per pagare le spese legali della comandante, e la Ong di Berlino, invece di “arrendersi” a Matteo Salvini, immagina la prossima nave-soccorso da inviare nel Mediterraneo.
In ordine sparso la Germania fa quadrato intorno a Carola Rackete «arrestata dalle autorità italiane per avere soccorso un gruppo di naufraghi» secondo il racconto che qui è univoco, dal presidente federale Frank-Walter Steinmeier in giù.
L’eco della campagna FreeCarola lanciata dai comici Klaas Heufer-Umlauf e Jan Böhmermann (autore della poesia che sbeffegiò Erdogan e gli costò l’accusa di lesa maestà) si espande a macchia d’olio non solo sui social, mentre sabato prossimo è prevista la grande manifestazione nazionale di solidarietà alla Kapitänin Rackete organizzata dalla Ong Seebrücke.
Remano insieme nella medesima direzione, anche se a Berlino non sono propriamente tutti a bordo della stessa barca. «Siamo molto delusi dal governo tedesco come dall’Europa. Serve una soluzione politica per evitare che si ripetano di nuovo situazioni del genere» ha sottolineato ieri, durante la conferenza stampa nella capitale, Ruben Neugebauer, portavoce di Sea Watch.
Contestando al ministro dell’Interno Horst Seehofer di avere ostacolato l’accoglienza dei profughi da parte dei 60 municipi che avevano offerto ospitalità ben prima dello sbarco. Garantendo, soprattutto, che Sea Watch non cederà agli ordini del ministro italiano impossibili da rispettare: «Continueremo a fare in modo che nel Mediterraneo vengano assicurati i diritti umani. Se necessario con una nuova nave, se quella attuale dovesse rimanere sotto sequestro».
Il punto non sarà coincidente alla linea del ministro degli Esteri, che tuttavia giunge alla medesima conclusione. «Dal nostro punto di vista, in uno Stato di diritto, alla fine di un processo costituzionale può reggere solo la versione di Carola Rackete» ha scandito ieri mattina Heiko Maas via Twitter.
In attesa della sentenza, da domenica pomeriggio le rappresentanze diplomatiche italiane in Germania sono sotto assedio: lunedì settanta persone con i cartelli «Carola libera» davanti all’ambasciata a Berlino; altre cento ieri di fronte al consolato generale di Colonia. Schierata contro il governo di Roma anche la Chiesa evangelica, che finanzia le missioni di soccorso nel Mediterraneo, e i maggiori esperti di diritto marittimo internazionale pronti a smontare una a una le accuse della magistratura italiana.
La portavoce di Merkel, Martina Fietz, ieri ha voluto ribadire per la terza volta che «il governo federale rimane contrario alla criminalizzazione dei salvataggi in mare». Prima di precisare, a scanso di equivoci: «La Germania è pronta ad accettare un certo numero di rifugiati ma ciò dovrebbe essere fatto anche dagli altri partner dell’Unione europea. Dobbiamo trovare la “quadra” tutti insieme».
La soluzione comune che anche l’Italia chiede a Bruxelles e che, in qualunque caso, non mette al riparo il governo italiano dalle critiche esondate nella confinante Austria.
Ieri a Salisburgo ad attendere il presidente Sergio Mattarella davanti alla casa di Mozart c’era un gruppo di manifestanti che ha scandito (in italiano) slogan antifascisti e a favore della libertà di Carola Rackete. Il messaggio urlato in diretta al capo dello Stato da una ragazza è stato: «Dica a Salvini di liberare Carola, ha solo salvato vite umane».
Chiaro, un po’ come che – a sentire il responsabile berlinese di Sea Watch – «già un anno fa con la nave “Aquarius” la situazione si sarebbe dovuta e potuta risolvere in tempo, ma poi si sono accampate scuse e si è scaricata la responsabilità sugli altri. Dicendo che bloccavano la situazione e che serviva, proprio come oggi, la soluzione europea» ricorda Neugebauer agli smemorati.
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