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Se Trump resiste, il Pentagono ha un piano

Se Trump resiste, il Pentagono ha un pianoIl presidente statunitense ieri all’evento «Latinos for Trump» al National Doral Miami resort in Florida – Ap

Stati Uniti Il New York Times parla di rimozione forzata se il presidente uscente non dovesse accettare l’eventuale sconfitta alle elezioni. Intanto la Casa bianca si arrende: non cancellerà i punti cardine dell’Obamacare 

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 26 settembre 2020

Donald Trump e i suoi collaboratori stanno affrontando il clamore scaturito dalle affermazioni del tycoon riguardo l’incapacità di garantire un pacifico trasferimento di potere in caso di vittoria di Biden.

Ad aumentare sono le domande sulla reale volontà dei repubblicani di opporsi a Trump in caso dovesse rifiutarsi di accettare la volontà degli elettori.

«VOGLIAMO ASSICURARCI che le elezioni siano oneste, e non sono sicuro che possa esserlo», ha ripetuto il presidente prima di partire per un comizio elettorale in Florida, dove la devozione della folla che lo aspettava ha fatto da contrasto ai fischi che lo avevano accolto a inizio giornata quando aveva reso omaggio alla salma del giudice Ruth Bader Ginsburg.

I compagni di partito di Trump reagiscono con la loro normale miscela di frustrazione privata e solidarietà pubblica, anche se la maggior parte ribadisce che, in caso, la transazione sarà pacifica.

«Il presidente dice cose folli. Abbiamo sempre avuto una transizione pacifica del potere. Non cambierà», ha detto il senatore Ben Sasse del Nebraska. Gli ha fatto eco il senatore del South Dakota John Thune, repubblicano e numero 2 del Senato dopo il portavoce McConnell.

DAL CANTO SUO, invece, Bernie Sanders ha chiesto di formare una commissione elettorale indipendente per impedire a Trump di sfidare la volontà degli elettori, esortando i suoi sostenitori a votare in massa: «Questa è un’elezione tra Trump e la democrazia, e la democrazia deve vincere».

Il New York Times, citando fonti anonime, ha spiegato che i vertici militari del Pentagono si stanno interrogando su cosa fare se il miliardario dovesse ordinare l’invio delle truppe per reprimere gli eventuali disordini interni che potrebbero scoppiare dopo le elezioni di novembre.

Tra gli scenari paventati c’è quello di una rimozione forzata del presidente per mano militare: i soldati quando giurano lo fanno per proteggere lo Stato da tutti i suoi nemici esterni e interni e se il presidente si comporta come un nemico dello Stato il Pentagono deve agire di conseguenza. Questa eventualità non sembra essere la più probabile, ma il solo fatto che venga ritenuta possibile spiega il clima che si respira negli Usa.

PER ASSICURARSI quanto meno una Corte suprema amichevole, in caso ce ne fosse bisogno per decidere le sorti del nuovo mandato, la Casa Bianca ha iniziato a contattare i senatori chiave nella lotta per la conferma del candidato ancora da nominare a sostituzione di RBG, visto che gli incontri di cortesia uno a uno tra il candidato alla Corte suprema e i senatori sono una prassi tradizionale del processo di conferma.

MENTRE SI PREPARA per reagire a un risultato elettorale infausto Trump continua a muoversi sul fronte della propaganda elettorale e ha concluso il suo infruttuoso tentativo lungo quattro anni per abolire l’Affordable Care Act firmando un ordine esecutivo che in pratica non sancisce nulla.

Il decreto sancisce la caratteristica più popolare della legge, la protezione dei cittadini con malattie pregresse, mentre si allontana da uno sforzo più ampio di rivedere il sistema di assicurazione sanitaria, evitando i dettagli spinosi su come garantire tali protezioni senza abbandonare l’Obamacare.

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