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Se l’abuso diventa espressione dell’anno

Se l’abuso diventa espressione dell’annoJohnny Kitagawa

Maboroshi Ogni anno, la casa editrice Jiyu kokumin sha annuncia le nomine per le espressioni che meglio rappresentano i fenomeni e i cambiamenti avvenuti nella società dell’arcipelago giapponese nei dodici mesi precedenti

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 15 dicembre 2023

Ogni anno, la casa editrice Jiyu kokumin sha annuncia le nomine per le espressioni che meglio rappresentano i fenomeni e i cambiamenti avvenuti nella società dell’arcipelago giapponese nei dodici mesi precedenti. Fra le espressioni scelte per il 2023 è presente anche «abuso sessuale», in seguito ad una serie di denunce avvenute in vari campi della società giapponese, specialmente in quello dell’industria dell’intrattenimento.

Il caso più eclatante del 2023 è stata l’ammissione, dopo decenni di sospetti, che Johnny Kitagawa, il fondatore della Johnny & Associates – la più grande e importante agenzia di talenti di musica pop giapponese – richiedeva rapporti sessuali con ragazzi, di solito minorenni, in cambio di un avanzamento nella scala gerarchica della compagnia. L’ammissione ufficiale è arrivata finalmente lo scorso settembre, con Kitagawa ormai morto da quattro anni, causando una serie di dimissioni, il cambio del nome dell’agenzia in Smile-Up e una serie di conseguenze più ramificate ancora oggi in via di sviluppo.
L’altro caso che ha scosso l’opinione pubblica del Sol Levante, non direttamente legato a casi di abuso sessuale, è stato quello del suicidio di un’attrice della famosa compagnia teatrale di sole donne Takarazuka, che secondo i genitori si sarebbe tolta la vita a causa dell’eccessivo carico lavorativo e del bullismo nei suoi confronti da parte dei superiori.
Fuori dal mondo dell’intrattenimento, il 2023 ha anche visto la coraggiosa denuncia di Rina Gonoi, una ragazza arruolata nelle forze di autodifesa del suo paese che, nel 2021, fu stuprata da tre commilitoni. Il suo esempio è stato importante perché ha fornito un esempio e dato il coraggio di esporsi a molte altre donne vittime di violenza, in una società dove spesso la denuncia rimane ancora un tabù e un marchio di vergogna.

Nel mondo del cinema, fra i nomi che in questi ultimi anni sono stati accusati di abusi sessuali, non ancora dichiarati colpevoli però, troviamo il regista Sion Sono. Secondo un’inchiesta del settimanale «Shukan Bunshun», Sono avrebbe offerto parti nei suoi film in cambio di rapporti sessuali con attrici. Lo scorso ottobre, l’InlanDimensions International Arts Festival in Polonia aveva organizzato una retrospettiva sul regista e Sono doveva essere presente all’evento. Una serie di proteste online e il boicottaggio di alcuni artisti invitati alla manifestazione però, lo hanno spinto a non presentarsi.
Si inserisce in questo contesto la conferenza organizzata la settimana scorsa al Foreign Correspondents’ Club of Japan, nella capitale giapponese, in cui alcune vittime che già avevano denunciato le violenze subite nell’industria cinematografica, hanno evidenziato come le loro accuse vengano spesso banalizzate e considerate accadimenti personali. Si tratta dell’attrice Midori Suiren, che afferma di essere stata abusata sessualmente dal regista Hideo Sasaki, e dell’attore e regista Kenzo Kaga, che sarebbe stato costretto ad atti sessuali dal regista Tetsuaki Matsue in uno dei suoi lavori. Presente alla conferenza anche il direttore della fotografia Shin Hayasaka, in passato collaboratore di Sasaki, che con Suiren e Kaga ha formato un gruppo per aiutare le vittime di abusi. Secondo l’attrice è importante però che sia un comitato esterno all’industria ad indagare su questi comportamenti, perché si tratta di un settore ancora dominato da figure maschili dove gli abusi di potere e quelli sessuali non vengono considerati problemi strutturali, ma spesso minimizzati come scandali amorosi o di passione.

matteo.boscarol@gmail.com

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