«Se in Italia vincerà la destra cambierà l’atmosfera»
Voto Il risultato delle elezioni potrebbe aggiungersi alle altre crisi che la Ue sta attraversando, rendendo più complicata una via d’uscita. L'intervista al Politologo Ivan Krastev.
Voto Il risultato delle elezioni potrebbe aggiungersi alle altre crisi che la Ue sta attraversando, rendendo più complicata una via d’uscita. L'intervista al Politologo Ivan Krastev.
L’Italia preoccupa l’Europa. Il risultato delle elezioni potrebbe aggiungersi alle altre crisi che la Ue sta attraversando, rendendo più complicata una via d’uscita. Nuovo episodio della crescita dei nazionalismi, dopo il 41% di Marine Le Pen alle presidenziali francesi, il peso elettorale dell’estrema destra in Svezia, in attesa di possibili brutte sorprese dal voto in Lettonia e Bulgaria.
Qui l’analisi di Ivan Krastev: politologo, uno dei più attenti osservatori della scena europea, presidente del Centre for Liberal Studies di Sofia, membro del Consiglio europeo delle Relazioni internazionali e dell’Istituto per le Scienze umane di Vienna, è stato presidente esecutivo della Commissione internazionale per i Balcani (2004-2006) guidata da Giuliano Amato. Autore di saggi sull’Europa e la democrazia, in Francia ha tenuto una serie di lezioni al Collège de France.
In Italia c’è il rischio di una vittoria dell’estrema destra. Lei ha detto che l’Italia potrebbe diventare la Polonia del sud. Cosa significa?
Intanto sicuramente cambierà l’atmosfera, ci sarà una forte retorica anti-europea, come in Polonia. E la retorica è importante, non va dimenticato, le parole sono importanti, conta come parla la gente. Ma l’Italia è nell’euro, quindi i cambiamenti reali in politica economica saranno meno di quanto sbandierato ora. In politica estera bisognerà vedere il peso relativo dei tre partiti della coalizione. Meloni potrebbe giocare la carta anti-russa per legittimarsi con gli Usa, che sembra essere la sua principale preoccupazione. In Europa, il polacco Kaczynski è il principale partener di Meloni. Quello che rischia di cambiare sarà prima di tutto in politica interna: sull’immigrazione, in primo luogo, probabilmente con una differenza di trattamento tra profughi ucraini e chi arriva dal sud, a danno di questi ultimi. Ci sarà un cambio culturale, in direzione conservatrice.
Sui diritti, aborto, famiglia, Lgbtq+? O qualcosa di più?
Sì, sui valori. Ma la questione più pericolosa e problematica sarà la possibilità di cambiare la Costituzione. Dipenderà da quanto ampia sarà la maggioranza.
Lei dice che il centro di gravità della Ue si sta spostando verso est. È una riflessione che ha fatto di recente anche Olaf Scholz. Una vittoria dell’estrema destra in Italia contribuirà a indebolire la vecchia Europa?
È facile prevedere che le relazioni con Macron non saranno semplici. Con la Spagna bisognerà vedere cosa succederà in quel paese, ma anche in Polonia ci sono le elezioni nel 2023, saranno di enorme importanza. Con Meloni, sulla scia di Kaczynski, ci sarà una svolta filo atlantica, conservatrice, per l’Europa delle nazioni. Come ho già detto, cambierà l’atmosfera. Con Draghi l’Italia stava diventando una superpotenza europea, quando Draghi parlava tutti stavano ad ascoltarlo al Consiglio europeo. Con l’estrema destra sarà marginalizzata. Ma dall’altro lato, bisogna pensare che oggi anche i nazionalisti non vogliono la fine di Bruxelles. Sono schizofrenici, da un lato propagandano sovranità, dall’altro aspettano i finanziamenti europei. La maggiore divisione tra est e ovest è sul clima. A est la sicurezza energetica è più importante della transizione.
Sarà l’economia a frenare le derive? A cominciare dall’energia?
Il mercato dell’energia è totalmente europeo, tutti hanno bisogno dei vicini. L’Europa ha di fronte momenti difficili, i 6-8 mesi più difficili dalla creazione della comunità europea, mentre le crisi precedenti sono ancora qui, dai migranti al Covid. C’è stanchezza, paura, c’è la guerra come incognita. Ma allo stesso tempo la Ue ha un potere come non ha mai avuto, la Ue sarà sottoposta a un test di resilienza, se ne uscirà unita e funzionale sarà più forte. Prendiamo l’esempio del Covid, all’inizio della pandemia l’Europa era quasi scomparsa, erano tornate le frontiere, l’ognuno per sé, ma sei mesi dopo c’è stato il piano di rilancio, le politiche comuni. Il genio della Ue è il genio della sopravvivenza. Al di là delle crisi. Alla fine l’Europa tiene, perché si vede che non c’è alternativa. La retorica anti-europea può funzionare per il voto, ma non c’è spazio per governare su questa linea.
Si può quindi non essere del tutto pessimisti?
Non sono conosciuto per essere ottimista, la situazione è aperta. Molto dipenderà dagli sviluppi della guerra. Potrebbero esserci sorprese. Incrociamo le dita.
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