Tra i climatologi in circolazione, Antonello Pasini del Consiglio nazionale delle ricerche è uno di quelli da ascoltare con maggiore attenzione per l’ammirevole equilibrio che esprime.

Da un lato è assai preoccupato, come quasi tutti quelli che di mestiere studiano l’evoluzione del clima e dell’impatto umano su di essa. Dall’altro, non si rassegna al ruolo di Cassandra: da anni Pasini prova a convincere opinione pubblica e governanti che essendo stati noi a provocare lo squilibrio climatico allora avremmo la possibilità di invertire il trend, se solo lo volessimo.

Anche oggi che il sistema Copernicus sancisce che la temperatura da un anno è 1,5 gradi sopra la media pre-industriale – la soglia che solo nel 2015 l’accordo di Parigi fissava come l’obiettivo di lungo termine – Pasini mantiene la calma: «è la somma – spiega – di una tendenza generale, di un’oscillazione che si ripete periodicamente, il cosiddetto «Niño», e di eventi come l’eruzione sottomarina di Tonga.

Quindi ci aspettiamo che dopo l’estate l’anomalia rientri almeno in parte». Però avverte: «se non succederà significa che nell’evoluzione del clima è successo qualcosa che non avevamo previsto e che ci obbligherebbe a rivedere le previsioni».

Alla vigilia di elezioni europee che non promettono nulla di buono, perché le destre hanno sempre minimizzato l’emergenza climatica, Pasini non si arrende. Anzi, proprio ieri i suoi sforzi hanno ricevuto un inatteso riconoscimento: il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che finora non ha brillato per interventismo, ha comunicato ufficialmente l’ok del governo alla creazione del «Consiglio Scientifico Clima e Ambiente» (Csca), un organo composto da esperti indipendenti che consigli i governi sulle strategie da intraprendere per combattere il riscaldamento globale. E eviti le figuracce rimediate proprio da Pichetto Fratin in campo internazionale.

L’annuncio è arrivato in occasione della firma a Roma di un accordo pre-elettorale su clima e biodiversità siglato tra i maggiori enti di ricerca europei e le principali famiglie politiche europee rappresentate a Strasburgo: mancava solo «Identità e democrazia», il gruppo di cui fanno parte Salvini e Le Pen.

L’istituzione del Csca era uno degli obiettivi politici della campagna «La scienza al voto» di cui Pasini è portavoce e coordinatore. «Adesso – dice – sarà importante seguire l’iter parlamentare dell’iniziativa affinché il disegno di legge che istituisce l’agenzia vada in porto».

Il Csca sarà nominato dalla comunità scientifica e non dalla politica e questo è un ingrediente fondamentale. «Altrimenti potrebbe succedere quello che è avvenuto negli Usa con Trump, che appena eletto nominò al vertice dell’Agenzia per la protezione ambientale statunitense Scott Pruitt, sostenuto dall’industria petrolifera e scettico riguardo alla realtà della crisi climatica».

In Italia però gli organi tecnici che devono affiancare la politica non hanno un grande palmarès. Basti pensare al Comitato tecnico scientifico che supportò il governo durante l’emergenza Covid. O alla «Commissione Grandi Rischi» dell’epoca del terremoto dell’Aquila. In entrambi i casi è finita con le procure chiamate a furor di popolo a giudicarne l’operato. I politici si dimostrano assai abili a strumentalizzare gli esperti, gettando su di loro la responsabilità delle scelte impopolari.

È importante che il Consiglio Scientifico Clima e Ambiente non faccia la stessa fine. «Non è detto che dei bravi scienziati sappiano comunicare» osserva Pasini. «Per questo è previsto che nel Csca non ci siano solo climatologi ma anche esperti di divulgazione scientifica e di comunicazione del rischio». Ce ne sarà un gran bisogno.