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Scuola, la propaganda per depotenziare lo sciopero del 30 maggio

Scuola, la propaganda per depotenziare lo sciopero del 30 maggioScuola, sciopero – LaPresse

La protesta Il governo annuncia due miliardi di euro per il contratto, ma sono soldi già stanziati. Il 30 maggio sindacati contro il decreto dei bonus che cambia anche la carriera

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 13 maggio 2022

Il governo Draghi, e i suoi media-megafoni, ieri gongolavano dopo avere annunciato ai docenti e al personale scolastico l’intenzione di rinnovare un contratto scaduto da tre anni e cinque mesi che prevede un aumento del 3,4% che non copre nemmeno l’inflazione (sopra il 5%). Addirittura il governo avrebbe stanziato più di due miliardi di euro che renderebbero ricchi i docenti e il personale Ata. Tanto sarebbe stato infatti previsto in occasione dell’invio all’Aran, fuori tempo massimo, dell’«atto di indirizzo» in vista del contratto 2019-2021. Piatto ricco mi ficco, dunque, per il settore più numeroso della pubblica amministrazione, oltre 1 milione e 100 mila dipendenti mentre si rinnovano gli altri contratti dell’impiego statale.

Quando si parla di scuola è sempre altissimo il livello della propaganda. Ma questo è il gioco delle tre carte. Va infatti ricordato che i fondi ri-annunciati sono vecchi perché sono la somma delle tre leggi di bilancio passate: 2019, 2020, 2021. Il tocco magico dell’attuale governo si è limitato a stanziare nel 2022 qualche spicciolo contato dal vero amministratore dell’istruzione in Italia: il ministero dell’Economia.

Ma perché tutto questo? In politica, il tempo è tutto. È stato ampiamente notato ieri che la minestra riscaldata di Viale Trastevere è stata servita dopo l’annuncio del nuovo sciopero dei sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda previsto il 30 maggio, il secondo in cinque mesi. Un record del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della cabina di regia a Palazzo Chigi. Lo sciopero, va ricordato, è contro il «decreto legge 36» che stravolge il salario e la carriera dei docenti e interferisce proprio con il contratto. Il governo finanzia il decreto con risorse prese dal taglio dell’organico (meno 10 mila in tre anni) e dal taglio della «card docenti». Il Draghistan ha il braccino sempre più corto.

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