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Scuola, il caso Patrizio Bianchi: il ministro più contestato

Scuola, il caso Patrizio Bianchi:  il ministro più contestatoIl ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi – LaPresse

Il ritratto Non passa giorno che una decisione del ministro dell'Istruzione non sia contestata ora dai sindacati, ora dagli studenti. L'ultimo caso è quello dell'esame di maturità. Per le modalità scelte dopo due anni di pandemia gli studenti protesteranno venerdì 4 febbraio. Abbiamo raccolto i pareri sull'inquilino di Viale Trastevere di chi vive, studia, lavora e rappresenta la scuola

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 1 febbraio 2022

In undici mesi, da quando è alla guida del ministero dell’Istruzione, Patrizio Bianchi è quasi riuscito a mettersi al passo di alcuni suoi predecessori storici: Berlinguer, Moratti o Gelmini. Non passa giorno che una sua decisione sia contestata ora dai sindacati, ora dagli studenti. Dalla gestione della pandemia, ai contratti del personale fino all’ultimo caso di ieri: la maturità, prevista dal 22 giugno 2022 in presenza. Stando alle anticipazioni il prossimo esame di Stato prevedrebbe un ritorno all’esame pre-covid con le due prove scritte e l’orale. La reazione degli studenti è stata veemente al punto che già venerdì 4 febbraio torneranno a contestarlo in piazza: «Una proposta che, se confermata, fa ben capire che il ministro non ha idea di ciò che è successo nelle scuole negli ultimi anni e qual è la situazione ora – sostiene Luca Redolfi (Unione Degli Studenti) – Non vengono considerate le difficoltà didattiche, dell’apprendimento ed emotive vissute». «Un ministro inaffidabile – ha detto Redolfi a Il Manifesto – Non ha convocato le rappresentanze studentesche da ottobre, quando aveva promesso di aprire tavoli sulla didattica e sull’esame di stato, senza nemmeno considerare le nostre proposte. Ricordo che il 19 novembre scorso, quando abbiamo portato in tutte le piazze italiane migliaia di studenti contro una scuola azienda subordinata di fatto al mercato, un orientamento reso palese nell’alternanza scuola-lavoro, lui rilasciò un’intervista in cui disse che gli studenti avrebbero dovuto andare in azienda dalle scuole medie».

Nel caso di Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, il parere è ancora più critico. Dopo lo sciopero generale della scuola tenuto il 10 dicembre 2021, il 28 gennaio 2022 c’è stata un’altra rottura durissima con la maggioranza dei sindacati, tranne la Cisl, sul contratto collettivo nazionale integrativo della scuola. «Palate di retorica che nascondono un disinvestimento di fondo sull’istruzione, accompagnato da una presunzione ostentata di avere soluzioni adeguate mentre tutte sono fallimentari a cominciare dalla gestione della pandemia dove tutti i problemi sono stati scaricati sui docenti e sui dirigenti – sostiene Sinopoli – Sul contratto è stato creato un vulnus gravissimo che va ben oltre questo episodio. Non so se sono consapevoli di quello che hanno fatto e non capisco come un sindacato che ha il 24% della rappresentanza possa accettare una cosa del genere. E se al prossimo giro il contratto sarà firmato solo da una sigla con il 5% , andrà bene? Il mio è un giudizio sul governo Draghi: Palazzo Chigi ha preso molte decisioni e ha svuotato il ministero delle sue funzioni. Questo pone un problema democratico».

«Bianchi usa un galateo linguistico con un linguaggio che va decodificato – sostiene Rossella Latempa docente di matematica e fisica a Verona, redattrice del sito Roars – Quando dice “responsabilità” intende “controllo”, per “miglioramento” intende “concorrenza”; “territorio” significa “terzo settore”. In questo lessico la povertà non è mai materiale, sociale o culturale ma solo educativa in senso astratto. I “patti di comunità” sono il suo cavallo di battaglia. Con questo intende delegare ai territori, cioè alle regioni, le politiche pubbliche che dovrebbero essere in capo allo Stato. Non mi pare che si sia espresso sull’autonomia differenziata ma ricordo che nel suo governo ci sono ministri come Gelmini che la considerano essenziale. Bianchi stesso è un economista industriale che proviene dall’Emilia Romagna dove il presidente Bonaccini (Pd) è favorevole a questa tesi».

«Un ministro molto debole, un po’ ingenuo e invaghito da una certa idea di digitalizzazione della scuola che però rischia di concedere la scuola a interessi economici – sostiene Maddalena Fragnito, attivista del movimento «Priorità alla scuola» che tornerà a manifestare l’8 febbraio – Ha dimostrato molti limiti nel caso della morte in stage di Lorenzo Parelli e nella discussione sull’alternanza scuola-lavoro. Continuiamo a registrare la poca importanza che questo governo attribuisce all’istruzione con il rischio di lasciare naufragare un altro anno scolastico».

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