La scuola è entrata nella campagna elettorale. Ieri il Partito Democratico ha smentito il suo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e ha chiesto lo stralcio della norma sul «docente esperto» contenuta nell’articolo 39 del «Decreto aiuti bis» varato dal governo Draghi e in discussione al Senato dal prossimo sei settembre.

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LE CONTESTAZIONI dei sindacati, la petizione sul sito «Professione Insegnante» che ha raggiunto 50 mila firme, le critiche sui social network delle riviste specializzate hanno spinto la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi a dire che «è profondamente sbagliata la qualifica professionale di “docente esperto” che introduce una forma di carriera senza alcun confronto con le forze sociali, le associazioni dei docenti e al di fuori della sua sede naturale che è la contrattazione collettiva. Per questo, ne chiederemo lo stralcio dal decreto Aiuti bis».

SEMBRA così scomparso l’alibi usato per giustificare l’urgenza di un simile provvedimento che sarebbe stato richiesto «dall’Europa». Il Pd non intende però ripensare vent’anni di tentativi fatti dalla «riforma Berlinguer-Zecchino» in poi per mettere in competizione i docenti, trasformare il loro lavoro in una professione a progetto e spezzare l’impianto organizzativo orizzontale dei collegi docenti. Per Malpezzi la differenziazione delle funzioni, e la progressione della carriera, «non devono passare da una legge e senza condivisione con la scuola». L’esponente del Pd ha riconosciuto l’esistenza di un’emergenza salariale in paese dove i docenti e il personale Ata sono tra i meno pagati in Europa e il contratto nazionale di categoria non è rinnovato da più di tre anni. «Per il Pd il rinnovo è un intervento non rinviabile e per questo chiediamo che si integri l’atto di indirizzo con le materie previste dal Pnrr in ordine alla formazione in servizio e si chiuda il nuovo contratto, con l’incremento delle retribuzioni» ha detto. L’idea, forse, è che questo rientri nel perimetro lasco degli «affari correnti» del governo Draghi dimissionario. La richiesta appare tardiva dato che il Pd è stato negli ultimi due esecutivi. Contro lo stralcio si è espresso ieri il renziano Gabriele Toccafondi di Italia Viva. L’iter del «decreto aiuti bis» si presenta tortuoso. Gli ex alleati fingeranno di non avere nulla in comune fino al voto del 25 settembre.

PER DIFENDERE il provvedimento Bianchi ha pubblicato un articolo su «Il Sole 24 ore» online. Dal suo testo emerge un dato: la «formazione» «coinvolgerà circa 280 mila insegnanti l’anno», ma solo a 8 mila di essi sarà riconosciuto un aumento «una tantum» «tra il 10 e il 20 per cento dello stipendio». Uno per istituto. La prospettiva ha fatto sobbalzare Antonello Giannelli, presidente dei presidi Anp. A suo avviso l’una tantum arriverà tra nove anni, non tre. «Far partire una misura del genere non subito, non ha senso. Tra 9 anni non sapremo neanche cosa sarà del nostro sistema scolastico». «Rispediamo al mittente questa operazione di facciata» (Ivana Barbacci, Cisl scuola). «Basta con le provocazioni. Ci sia un investimento aggiuntivo per consentire il rinnovo del contratto» (Francesco Sinopoli, Flc-Cgil).

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LA NORMA sul «docente esperto» fa parte della riforma della formazione e del reclutamento degli insegnanti. Il nuovo sistema è stato criticato perché crea un percorso a ostacoli, che creerà disfunzioni nell’accesso al ruolo e ostacolerà la stabilizzazione dei precari. A queste osservazioni Bianchi, né i partiti, hanno risposto.