Fuoco, fiamme, insulti o seggiolate sono state evitate dai big della diplomazia mondiale invitati ieri a Phnom Penh alla plenaria del 55mo vertice dei ministri degli Esteri dell’Asean, l’associazione regionale del Sudest asiatico, in altre parole l’anticamera del Mar cinese meridionale verso lo stretto di Taiwan. Niente insulti ma dispetti che pure, nel paludato linguaggio diplomatico, hanno la loro valenza. Ha cominciato il ministro cinese Wang Yi che giovedì ha annullato un incontro con l’omologo giapponese Yoshimasa Hayashi dopo una dichiarazione del G7 su Taiwan poco gradita. Poi la sera, al gran galà preparato dai cuochi cambogiani, Wang ha fatto un passaggio rapido ma senza onorare i manicaretti.

IL GIORNO DOPO, ieri, il cinese Wang l’americano Blinken e il russo Lavrov erano alla plenaria: Wang, una maschera con un’espressione indecifrabile, non ha però lesinato una pacca sulla spalla e la foto di rito con Lavrov. Nemmeno un’alzata di sopracciglio invece tra Lavrov e Blinken che erano seduti a una sedia di distanza. Il dispetto l’ha fatto, mentre Lavrov parlava, la ministra australiana Penny Wong che ha lasciato la sala quando il ministro ha tentato di giustificare l’invasione russa. Pan per focaccia di Lavrov e Wang che sono invece usciti dalla plenaria quando il loro omologo giapponese teneva il suo discorso. Il resto è stato affidato alle dichiarazioni a margine.

LAVROV HA DETTO a Interfax che con la Cina «la nostra leadership strategica è uno dei pilastri del movimento per il trionfo del diritto internazionale» mentre Blinken spiegava ai giornalisti che, rispetto al viaggio di Pelosi, «non c’è giustificazione per questa risposta militare estrema e sproporzionata» aggiungendo però che Washington non vuole provocare una crisi e che la visita di Pelosi a Taiwan non rappresenta un cambiamento nella politica americana nei confronti dell’isola. Schermaglie insomma. A margine dell’incontro Lavrov e Blinken, in incontri separati con la stampa, hanno anche confermato le trattative in corso per lo scambio di prigionieri che dovrebbe portare alla liberazione della cestista Usa Brittney Griner.

Quanto al Myanmar, vero nodo del summit, l’Asean si è detta «profondamente delusa» per i «progressi limitati» e la «mancanza di impegno» della giunta militare senza andare per ora molto più in là.