Sri Vimukthi, pescatrici dello Sri Lanka unitevi
Asia L'associazione che riunisce oltre 500 donne provenienti da famiglie che praticano un’economia di sussistenza legata alla pesca nella laguna di Negombo e nell’oceano Indiano. In vista delle elezioni del 21 settembre «chiediamo giustizia sociale di genere con un approccio femminista, per promuovere un’economia che possa supportare le persone e non dipendere dalle richieste del Fondo monetario internazionale»
Asia L'associazione che riunisce oltre 500 donne provenienti da famiglie che praticano un’economia di sussistenza legata alla pesca nella laguna di Negombo e nell’oceano Indiano. In vista delle elezioni del 21 settembre «chiediamo giustizia sociale di genere con un approccio femminista, per promuovere un’economia che possa supportare le persone e non dipendere dalle richieste del Fondo monetario internazionale»
«Mia sorella sta vendendo la sua casa a Negombo e sta andando via, come molte altre famiglie di pescatori che non riescono a mantenersi per la mancanza di pesce nella laguna», spiega Lakshika Carmon, 62 anni. Suo marito è un pescatore, come la maggior parte degli abitanti di Munnakkaraya, quartiere della città di Negombo, nel Nord Ovest dello Sri Lanka. Anche il figlio di Nirmala Fernando, 60 anni, è migrato in Italia e lavora in un hotel ad Anacapri per spedire i soldi alla moglie e alla figlia neonata, rimaste a casa con la suocera. «Tante persone sono state costrette ad andarsene per mancanza di opportunità lavorative – aggiunge Nirmala – ma anche per la crisi economica e l’inflazione, che ha inciso soprattutto sui prezzi dell’elettricità. Per questo, con la nostra associazione di donne, abbiamo lanciato un appello al governo».
NIRMALA E LAKSHIKA sono mogli di pescatori, e fanno parte di Sri Vimukthi, realtà che riunisce oltre 500 donne provenienti da famiglie che praticano un’economia di sussistenza legata alla pesca nella laguna di Negombo e nell’oceano Indiano. Ogni settimana, si ritrovano per bere un tè e parlare di pesca, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 21 settembre.
«Abbiamo lanciato un appello ai partiti politici per la promozione di politiche sostenibili per la pesca, che puntino sull’agroecologia e che mitighino gli effetti delle grandi opere del nuovo porto di Colombo», spiega Subashini Deepa, coordinatrice dell’associazione Sri Vimukhti e di Nafso (National fisheries solidarity organization). «Chiediamo giustizia sociale di genere con un approccio femminista, per promuovere un’economia che possa supportare le persone e non dipendere dalle richieste del Fondo monetario internazionale».
La prossima tornata elettorale sarà la prima dopo la crisi economica iniziata nel 2022, che ha causato mesi di carenze di cibo, carburante e medicinali in tutto il Paese. Sotto la guida dell’attuale presidente Ranil Wickremesinghe, nell’estate del 2022, il Fondo monetario internazionale aveva approvato un piano di salvataggio di circa 2,9 miliardi di dollari indicando programmi di riforma economica, tra cui la ristrutturazione degli accordi bilaterali sul debito.
IL PRESIDENTE in carica è ritenuto il favorito di questa sfida elettorale, che arriva in un momento di relativa ripresa. Nell’aprile 2024 la Banca mondiale aveva previsto una crescita del 2,2%, anche se il paese continua a fare i conti con alti tassi di povertà, disparità di reddito e problemi del mercato del lavoro.
In questo contesto si inserisce l’appello lanciato dall’associazione Sri Vimukthi e da Nafso per chiedere un piano d’azione nazionale sulla pesca sostenibile, il diritto alla terra, la sovranità alimentare e, in generale, il rispetto dei diritti di lavoratori e lavoratrici e delle popolazioni delle comunità costiere. Tra i tanti temi al centro c’è anche quello del rilancio di questo settore, indebolito dalla crisi climatica e dalle grandi opere, in primis il nuovo porto della capitale. Si tratta di Colombo Port City, un’opera in costruzione di proprietà cinese che punta ad ampliare gli investimenti coi mercati asiatici, i cui lavori stanno aumentando l’erosione costiera, impoverendo i fondali e costringendo famiglie di pescatori a migrare a nord, nell’area Tamil, pacificata dopo un conflitto interno durato dal 1983 al 2009.
ALL’APPELLO hanno aderito finora circa 40 organizzazioni, che comprendono associazioni femminili, contadine e per i diritti umani. Sono state raccolte 17mila firme in 17 distretti del Paese e l’appello è stato mandato ai diversi partiti politici come quello dei due principali oppositori politici all’attuale primo ministro, ossia il partito Samagi Jana Balawegaya (SJB) con il candidato Sajith Premadasa e il National People’s Power Party (NPP) col candidato marxista Anura Kumara Dissanayake.
«Unite, abbiamo vinto tante battaglie», ricorda Nirmala Fernando raccontando con orgoglio i sei mesi di proteste grazie ai quali Sri Vimukthi e Nafso sono riuscite fermare il piano del governo di dragare la laguna di Negombo e costruire piattaforme di atterraggio per idrovolanti. L’associazione femminile è nata proprio per proteggere i diritti di questo comparto produttivo nel 2000, quando i familiari di oltre 200 pescatori, (tra cui il fratello e il marito di Nirmala), erano stati arrestati dalle autorità indiane per aver sconfinato nei mari del vicino Paese asiatico. Grazie alle proteste e all’impegno delle donne di Sri Vimukthi, molti di loro sono usciti di prigione.
PER IL MOMENTO le mobilitazioni dei pescatori stanno coinvolgendo i quattro distretti costieri del Paese. «A sud, nel Mannar – spiega Herman Kumara, segretario generale del World Forum of Fisher People’s – ci stiamo battendo contro i progetti di estrazione della sabbia, di acquacoltura, pesca a strascico e alle pratiche di pesca distruttive. Per portare avanti le nostre istanze realizziamo incontri coinvolgendo il più possibile i giovani e le comunità più piccole e meno rappresentate».
Un’altra questione riguarda poi l’accaparramento di terre e di tratti di costa nei distretti settentrionali e orientali. «Nelle aree di Jaffna, Mannar, Kilinochchi, Mullaitivu e Ampara- continua Kumara – l’appropriazione delle terre avviene principalmente con progetti di sviluppo fasulli, con la militarizzazione, con l’istituzione di zone economiche speciali e con l’invasione di pescherecci stranieri».
«Chiediamo giustizia sociale di genere con un approccio femminista, per promuovere un’economia che possa supportare le persone e non dipendere dalle richieste del Fondo monetario internazionale»
C’È POI IL CASO di Trincomalee, nella costa nord-orientale, dove il progetto di restauro della città ha causato lo sfollamento dei pescatori, l’espropriazione delle loro risorse costiere e la distruzione dell’ecosistema. Nei quattro casi sono oltre 8mila i pescatori e gli addetti coinvolti dalle mobilitazioni, tramite l’appello lanciato al governo.
Ma le mobilitazioni che coinvolgono lo Sri Lanka non sono un caso isolato perché collegate alle grandi opere previste per il porto o, più in generale, derivano da un disegno che coinvolge tutto il mondo della logistica. «Il 90% delle merci – spiega Francesca Savoldi, ricercatrice e docente universitaria – viene trasportato per via marittima su navi container controllate da quattro alleanze che detengono l’oligopolio mondiale. In contemporanea si è quindi sviluppato il cosiddetto gigantismo: le navi sono sempre più grandi, perché più container trasportano più sono competitive. Come conseguenza diretta c’è la necessità di ingrandire i porti e renderli sempre più inaccessibili. Da qui la nascita di conflitti con i lavoratori e abitanti delle aree costiere e la precarizzazione causata dalla modernizzazione logistica».
LA RICERCATRICE studia il fenomeno da anni e ha dato vita a Contested Ports, una piattaforma che documenta i conflitti tra porti e comunità, alla quale collaborano i cittadini attivi nelle battaglie civiche, tra cui anche il caso di Sri Vimukthi. «Tante comunità – continua – si stanno organizzando in maniera attiva, studiando piani, mettendo in piedi battaglie legali, costruendo alleanze».
Come la mobilitazione di Sri Vimukthi, che continuerà con qualunque risultato elettorale: «Abbiamo portato le firme raccolte in Parlamento, senza ancora ottenere risposta. Speriamo che le nostre richieste vengano ascoltate, anche se il governo rimarrà lo stesso che non è riuscito a risollevare il settore dalla crisi – conclude Subashini Deepa – abbiamo vinto tante battaglie negli anni, non ci fermeremo adesso. Comunque vadano le elezioni continueremo a batterci per un’economia più giusta».
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