Sono state altissime, quasi sempre fino al 100%, le adesioni alle due giornate di sciopero dei portuali. Un’agitazione indetta dai sindacati confederali di categoria per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei porti, scaduto il 31 dicembre 2023 e non ancora rinnovato perché “non ha ancora raggiunto un livello adeguato alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Le trattative al tavolo negoziale si sono interrotte sulla parte salariale, visto che a fronte di una piattaforma unitaria con la richiesta di 370 euro di aumento mensile, le controparti datoriali dei settore (Ancip, Assiterminal, Assologistica, Assoporti e Fise-Uniport) sono al momento ferme a una proposta di 201 euro, ben lontana dalla aspettative dei portuali. Inoltre Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti chiedono ulteriori miglioramenti delle condizioni di lavoro, “elevando gli standard di sicurezza, e implementando il sistema di welfare già esistente”.

Anche a Livorno lo sciopero ha segnato il tutto esaurito. “La città risponde sempre bene – ricorda soddisfatto Giuseppe Gucciardo della Filt labronica – l’obiettivo è quello di spostare l’equilibrio sul rinnovo, visto che la proposta datoriale è insufficiente non solo in termini quantitativi. La nostra rivendicazione in piattaforma di 370 euro di aumento salariale mensile è assolutamente insoddisfatta. E stiamo parlando di un settore che, come la sanità, non si è mai fermato anche durante la pandemia. Un settore, quello della logistica portuale, dove ancora oggi gli armatori conseguono utili sfacciati. Le risorse ci sono, per questo vanno redistribuite”.

I presidi dei lavoratori ai varchi di accesso sono stati molto partecipati. I portuali, fedeli alla loro fama solidaristica, hanno anche fornito i pasti ai camionisti fermi con i loro mezzi fuori dai varchi, e bottiglie d’acqua agli agenti di polizia in servizio ai presidi. A sera poi braci accese e carne arrostita per tutti. “Lo sciopero è anche un momento di solidarietà tra categorie diverse di lavoratori – annota Gucciardo – ma al di là della solidarietà resta l’importanza e la gravità di questa vertenza. Vogliamo veder riconosciuti i sacrifici fatti in questi anni con aumenti salariali adeguati, tanto più necessari oggi per far fronte all’erosione dell’inflazione e all’aumento del costo della vita. L’ultima offerta dei datori di lavoro di 200 euro di aumento è irricevibile per quantità e modalità di erogazione, spalmata su tre anni da ora alla primavera 2027”.

Così come a Livorno, gli scioperi hanno registrato adesioni altissime in particolare nei porti della Liguria, di Trieste, di Ravenna, di Venezia, di Salerno. “Bene lo sciopero anche al porto di Gioia Tauro – segnala la Filt – così come nei porti delle Marche”. A Genova un’assemblea al varco portuale Etiopia ha chiuso le due giornate di stop. “Lo sciopero nazionale – tirano le somme le segreterie liguri di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – ha avuto un grande successo. Come sempre Genova dimostra all’Italia intera la fierezza dei portuali. Abbiamo scelto, per responsabilità verso la nostra città, di non creare danni eccessivi al traffico e agli scali dei passeggeri, ma questo non sposta di un millimetro la nostra determinazione. Speravamo, forse illusoriamente, che a informare la cittadinanza sulle nostre rivendicazioni avrebbe pensato la stampa cittadina, che credevamo più libera da interessi di mercato. Oggi chiediamo alle istituzioni liguri di schierarsi al nostro fianco per una battaglia che crediamo sacrosanta. Il tempo dirà chi aveva ragione, ma i portuali non hanno più tempo. Se non arriveranno le risposte, la lotta è destinata a proseguire”.