Ieri e oggi sono due giornate critiche nel calendario degli scioperi per il salario che da mesi ormai inceppano il flusso della vita quotidiana in Gran Bretagna: è la volta dei lavoratori dell’Nhs, l’amato (più a parole che nei fatti) servizio sanitario nazionale, da trent’anni oggetto di una tutt’altro che strisciante, seppur dilazionata, privatizzazione. In Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord per il secondo giorno si sono fermati ieri gli infermieri, impegnati nella prima grande agitazione della loro storia, mentre oggi si asterranno dal lavoro circa diecimila fra portantini, autisti delle autoambulanze e i telefonisti degli ospedali. In Scozia l’agitazione è stata revocata dopo che Holyrood – il parlamento devoluto scozzese – ha acconsentito alla contrattazione di un aumento salariale meno scollegato dall’inflazione.

Proprio come giovedì scorso sono saltati migliaia di appuntamenti e operazioni di routine; servizi come il pronto soccorso sono stati erogati in modalità festiva; le chemioterapie, le dialisi, le terapie intensive neonatali e pediatriche sono rimaste assicurate. Mentre per la giornata di oggi, istruite dal comitato governativo straordinario Cobra, la fanteria, marina e aereonautica militare hanno mobilitato 750 soldati frettolosamente addestrati alla guida di ambulanze, anche se saranno riservati a funzioni semplificate. Niente sirene, passaggi col rosso o limiti di velocità infranti: aiuteranno piuttosto il personale medico a trasportare i casi gravi – come i pazienti affetti da ictus o da arresto cardiaco – al pronto soccorso. Alle chiamate meno gravi risponderanno dei servizi taxi reclutati in massa dalle unità sanitarie. Ciononostante, la Nhs Confederation, l’organizzazione che raccoglie gli erogatori di servizi per il servizio sanitario nazionale, ha confermato che i direttori degli ospedali non saranno in grado di garantire la sicurezza dei pazienti.

A questo proposito è degna di nota la dichiarazione di un dirigente del ministero della sanità, Will Quince, che ha esortato i cittadini a stare «molto attenti» a non farsi male, per esempio andando a fare jogging mentre il suolo è ancora gelato dopo il grande freddo di questi ultimi giorni. In un’intervista radiofonica mattutina alla Bbc, lo stesso Quince ha poi invitato il pubblico a non fare «nulla di rischioso», senza peraltro specificare nel dettaglio in cosa consista questo nulla.

Resta immutato il contendere governo-sindacati, con entrambi indisponibili a aumentare le offerte come a ridurre le richieste. Il primo non recede dalla propria assoluta indisponibilità ad accogliere un aumento del 19 per cento dei salari, che sarebbe in abbondante linea con la dilagante inflazione, ostinandosi a ribadire la propria offerta del 4%, che gli è stata suggerita da un organismo presumibilmente (è stata costituita dal governo, ne è un’emanazione) indipendente, la Pay Review Body, che peraltro ha una mera funzione consultiva. Il segretario di stato per la salute, Stephen Barclay ripete che il governo non può permettersi di accettare le richieste degli infermieri. Il Royal College of Nursing (Rcn), che rappresenta la professione, aveva tuttavia confermato la propria disponibilità ad accettare una percentuale anche più bassa, ma dal governo non giunge finora controproposta alcuna, salvo quella di mettersi attorno a un tavolo per discutere unicamente di condizioni di lavoro e di sicurezza dei pazienti, gli altri due maggiori punti dolenti rivendicati dagli infermieri.

Altri scioperi sono previsti per Natale del personale di frontiera, anch’esso sostituito dai militari e i lavoratori del trasporto pubblico, che disturberà i ricongiungimenti familiari festivi. Le agitazioni continueranno irregolarmente fino agli inizi di gennaio.