«Migliorare la vita è possibile perché è possibile eliminare i pericoli di guerra, conquistare maggiore giustizia tra le classi e i popoli, avere rapporti personali meno angusti e più generosi, rendere il lavoro più gratificante, sviluppare meglio le capacità di ciascuno, fisiche e culturali. Queste sono le forme di sviluppo sicuramente compatibili con le risorse dell’ambiente».

Fa effetto pensare che delle parole così perfettamente adatte al mondo di oggi siano stato scritte quasi quarant’anni fa. Lo stupore però svanisce se si svela l’autrice di questo manifesto, una donna che per tutta la sua vita ha sempre avuto chiaro da che parte bisognasse schierarsi: Laura Conti, una partigiana, un medico, una parlamentare comunista e una delle fondatrici dell’ecologismo italiano.

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Per molti di noi, giovani attivisti per il clima, lei è una delle principali figure di riferimento. Una donna capace di lottare contro le ingiustizie del suo tempo anche quando il prezzo da pagare era la propria libertà, come ha sperimentato sulla sua pelle quando è stata internata nel lager di Bolzano-Gries a causa del suo impegno tra le file del Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà. Conti non aveva mai accettato di sottomettersi alla dittatura, e il suo impegno nella Resistenza tra il 1943 e il 1944 la porta ad assumersi il compito estremamente rischioso di diffondere la propaganda antifascista tra i militari. Lo stesso ardore con cui aveva affrontato la dittatura viene poi riversato nella lotta ambientalista nel dopoguerra, in particolare in seguito al disastro di Seveso del 1976.

E’ sempre emozionante vedere come il movimento della Resistenza abbia racchiuso le migliori energie e le migliori menti del nostro Paese, alcune delle quali ci forniscono delle lezioni fondamentali per capire come portare avanti le battaglie di giustizia del nostro tempo. Guardare al coraggio e alla visione di chi ha preso parte alla lotta partigiana ci infonde una fiamma di speranza di cui abbiamo tremendamente bisogno.

Oggi l’impressione che abbiamo è quella di vivere in un’epoca buia da cui non si intravede via d’uscita. Tutte le conquiste sociali, civili e ambientali sono messe in dubbio, se non attaccate frontalmente; le grandi trasformazioni che dovremmo promuovere per rispondere alle sfide del futuro, da cui dipenderà letteralmente la vita o la morte di tanti ragazzi e tante ragazze della mia generazione in tutto il mondo, sono assenti dall’orizzonte.

Ma la storia di Laura Conti e quelle di tutti gli altri partigiani e delle altre partigiane ci insegnano che nessun nemico è impossibile da abbattere. Nel nostro Paese c’erano allora e ci sono oggi le energie per organizzare una risposta collettiva in grado di sconfiggere le pulsioni reazionarie che ora sembrano inscalfibili e costruire un mondo migliore, il mondo di cui abbiamo bisogno.

Bisogna riuscire a consolidare le esperienze di mobilitazione, valorizzando l’impegno di attivisti della prima ora e militanti più navigati: ne è un piccolo ma promettente esempio il neonato circolo ecologista “Kontiki” a Torino, frutto dell’impegno congiunto di ragazzi e ragazze di Arci e Fridays For Future. Come premoniva 40 anni fa proprio Laura Conti, la sfida che abbiamo davanti è quella di allargare il nostro sguardo oltre il ‘qui ed ora’, per recuperare un comune “senso del futuro”.

*Attivista Fridays For Future