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Scienziati ultraproduttivi e scorciatoie

Scienziati ultraproduttivi e scorciatoie

Materia oscura La rubrica delle pagine culturali che si occupa di scienza. Questa settimana ci si sofferma su un fenomeno preoccupante, perché realizzare una ricerca in un tempo troppo breve è materialmente impossibile. Ci può riuscire solo chi bara

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 15 dicembre 2023

Realizzare uno studio scientifico richiede tempo e fatica: bisogna approfondire le conoscenze, condurre il lavoro di laboratorio, redigere un resoconto accurato e inviarlo alle riviste scientifiche, che possono richiedere revisioni e nuovi esperimenti. Eppure, a giudicare dalle ricerche pubblicate diversi scienziati sono in grado di sfornare uno studio ogni pochi giorni, ferie e weekend inclusi. Lo statistico statunitense John Ioannidis della Stanford University (Usa) si dedica da tempo a capire chi e come riesca nell’impresa. A questo scopo ha passato in rassegna le decine di milioni di articoli scientifici pubblicati nell’ultimo ventennio e alla fine di novembre, con i colleghi Thomas Collins e Jeroen Baas ha pubblicato sul sito BiorXiv i risultati dell’indagine. Ioannidis e colleghi hanno escluso dall’analisi il campo della fisica, perché gli esperimenti della Big Science a cui collaborano migliaia di ricercatori fanno storia a sé quanto a pubblicazioni. Per le restanti discipline, i tre ricercatori hanno individuato oltre tremila studiosi definiti «estremamente prolifici», capaci cioè di firmare uno studio scientifico ogni sei giorni in media.

Il fenomeno è preoccupante perché realizzare una ricerca in un tempo così breve è materialmente impossibile, in un normale laboratorio in cui lavora al massimo qualche decina di ricercatori. Ci può riuscire solo chi bara. Cioè, chi inventa i dati, copia le ricerche altrui o firma studi a cui non ha contribuito. Di solito si ricorre a queste scorciatoie per rimpolpare il curriculum e acquisire prestigio scientifico, cattedre, finanziamenti perché il numero delle pubblicazioni è considerato a torto una misura della bravura di un ricercatore. Analizzare quelli ultraproduttivi serve dunque a stimare indirettamente il volume delle truffe scientifiche, un fenomeno in netta crescita: tra il 2016 e il 2022, rivela Ioannidis, il numero dei superscienziati da oltre settanta pubblicazioni all’anno è più che triplicato.

Preoccupa constatare che l’Italia è ai primissimi posti al mondo: da noi il numero di scienziati estremamente prolifici è aumentato di ben sette volte negli ultimi sei anni. Solo Tailandia, Arabia Saudita, Spagna e India hanno fatto meglio (cioè peggio) di noi.


Non è un buon segno ma nemmeno una sorpresa assoluta, perché da noi i ricercatori iper-produttivi sono nomi noti e celebrati. Si pensi al ministro della salute e radiologo Orazio Schillaci: nonostante nel 2023 abbia guidato un ministero così rilevante in un periodo delicato, nei ritagli di tempo è riuscito comunque a pubblicare oltre trenta studi scientifici (circa uno ogni dieci giorni) con una produttività mai raggiunta nemmeno quando si dedicava alla ricerca a tempo pieno. Ha fatto anche meglio di lui un altro medico-rettore, Salvatore Cuzzocrea. Nel 2023, anno in cui ha assunto la presidenza dei rettori delle università italiane, di studi scientifici ne ha firmati addirittura uno a settimana. A conferma dei sospetti di Ioannidis, le inchieste di questo giornale hanno evidenziato che sulla correttezza degli studi firmati da Schillaci e Cuzzocrea è lecito avere molti dubbi.

I casi italiani però dimostrano che se un curriculum gonfiato è utile per fare carriera, il rapporto si può invertire e l’iperattività scientifica a volte è la conseguenza, e non la causa, dell’accesso ai posti di vertice. Dal punto di vista scientifico è un fenomeno ancora più dannoso. Chi ricorre a mezzi illeciti per scalare la piramide del potere può imbattersi in rivali disposti a sbugiardarlo. Ma se bara chi è già salito in cima, difficilmente si troverà qualcuno disposto a fargli le pulci rischiando in proprio. E così la cattiva scienza mette le sue radici più profonde.

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