Per capire il clima politico tossico dentro al quale si inserisce questo Pride e la battaglia per i diritto delle persone Lgbtqia+ ieri si poteva andare sulla pagina Facebook di Roberto Gualtieri. In calce al post con il quale il sindaco di Roma ha annunciato la decisione di trascrivere l’atto di nascita di un bambino con due mamme, molti contrappongono i diritti dei minori alla decisione di chiudere la Ztl di Roma alla automobili diesel con motore Euro 4 a partire dal prossimo autunno. Al di là del merito, e della difficile gestione della transizione ecologica e dei suoi costi, da queste reazioni si capisce quanto sia diffusa la tendenza, alimentata dalla destra, a sostituire il conflitto verticale con quello orizzontale e scatenare guerre tra ultimi e penultimi. Ecco la sfida per la politica: far saltare la gabbia concettuale che impone la competizione tra diversi diritti.

GUALTIERI dal corteo rivendica la scelta sulle trascrizioni. «Non si capisce perché non si potrebbe fare – sostiene il sindaco – Ci sono sentenze chiarissime e univoche della Cassazione e dicono che la trascrizioni in questi casi, e nello specifico stiamo parlando di una fecondazione eterologa, sono legittime e doverose. Altrimenti saremmo di fronte a una discriminazione». «Regredire sul terreno dei diritti dei bambini è molto grave, veniamo da un’epoca in cui i bambini nati fuori dal matrimonio avevano meno diritti dei loro fratelli. Questa oscenità rischia di ripetersi per i figli delle famiglie arcobaleno», aggiunge Nichi Vendola. Più in là compare anche la segretaria del Pd Elly Schlein. «Siamo qui con le associazioni e saremo sempre nei luoghi della tutela e della promozione dei diritti Lgbtq+ – è la promessa di Schlein – A partire dal matrimonio egualitario, le adozioni e riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali». Schlein sottolinea l’opposizione della destra alla legge Zan, nel corso della legislatura passata: «Non dimentichiamo che quelli che oggi governano l’Italia sono gli stessi che hanno affossato con un applauso, difficile da dimenticare, una legge di civiltà come la legge Zan. Una legge contro odio e discriminazioni che c’è in tutto il resto d’Europa».

A PROPOSITO di destra, la scelta della Regione Lazio di revocare il patrocinio al Roma Pride, per Nicola Zingaretti, predecessore di Francesco Rocca, è segno che la coalizione di centrodestra è «prigioniera degli estremismi che ci sono nella maggioranza». «In questa piazza si difende il diritto inalienabile della persona di essere se stessa: bisognava stare qua – dice l’ex segretario dem – Chi non viene per un cavillo sbaglia perché questa è la tappa verso cui si sta andando nel futuro». Ci sono anche le bandiere di Rifondazione comunista e Unione popolare, con Maurizio Acerbo che cita i «lamenti stucchevoli di Rocca». «Come mai, se è un sostenitore dei diritti, si è candidato con una destra che ha sempre contrastato ogni piccolo passo avanti nel loro riconoscimento?», chiede Acerbo.

COME ANNUNCIATO, Giuseppe Conte ha scelto di non esserci. C’è per una delegazione del Movimento 5 Stelle, con tanto di bandiere. Le portano per dare il segnale che questo Pride è più direttamente legata alla contingenza politica e allo scontro con il governo, anche se incontrano qualche accenno di contestazione. «Per la prima volta partecipiamo con le nostre bandiere – rivendica la senatrice Alessandra Maiorino – Non l’avevamo fatto prima perché questa è la manifestazione di tutte e tutti. Però in questa circostanza è importante dare un sostegno visibile, visto che la comunità Lgbt è sotto attacco». L’unico carro, su almeno trentaquattro, con le insegne di un partito politico è quello di +Europa. «Una maggioranza importante degli italiani è a favore del matrimonio egualitario e delle adozioni per le coppie omogenitoriali e per i single – dichiara il segretario Riccardo Magi – Manifestiamo con loro e per loro. Non possiamo inseguire l’Ungheria, la Polonia: è su questioni come queste che le democrazie scivolano verso sistemi autoritari. Se il governo vorrà tornare indietro sui diritti civili useremo tutti i mezzi democratici per fermarli».