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Schlein: «Il carcere al centro per ribaltare il modello Meloni»

Schlein: «Il carcere al centro per ribaltare il modello Meloni»Elly Schlein interviene al convegno sulle carceri del Nazareno – Ansa

La segretaria Pd conclude il convegno al Nazareno ma non si pronuncia sulle proposte. Liberazione anticipata speciale, accordo alla Camera tra Iv e la maggioranza

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 9 febbraio 2024

«Bisogna capovolgere il paradigma delle destre che con leggi e provvedimenti securitari stanno già aumentando gli ingressi in carcere. Non è neutro il sistema di funzionamento del nostro sistema penale. La politica non solo non ha avuto un buon rapporto con il carcere ma ha contribuito a inquinare il dibattito perché qualcuno ricerca il consenso facile su questo tema. Mentre noi ci teniamo a mettere la condizione del carcere al centro di una riflessione politica, perché dice molto di quale visione di società abbiamo». Elly Schlein interviene dopo molti ed eccellenti relatori che per tre ore abbondanti hanno riempito di contenuti il seminario «Emergenza carcere, la svolta necessaria» tenutosi ieri nella sede del Nazareno, su impulso della responsabile giustizia del partito Debora Serracchiani, ma si tiene un po’ troppo sul vago. A parte un secco no all’edilizia carceraria perché «non è la soluzione giusta all’emergenza che stiamo vivendo», e l’indicazione a «favorire le pene alternative alla detenzione in carcere e l’ingresso di volontari». Per il resto, la segretaria del Pd raccoglie gli spunti degli oratori e indica una svolta culturale – sempre necessaria – ma senza dare giudizi sulle proposte concrete di iniziativa parlamentare, citate durante il convegno, che nel breve e nel medio periodo intendono contrastare il sovraffollamento carcerario e restituire la finalità costituzionale alla pena.

DUE, IN PARTICOLARE, Le proposte. Ne parla l’ex garante nazionale dei detenuti Mauro Palma nel suo intervento in apertura di convegno, al Nazareno: la liberazione anticipata speciale promossa da Nessuno tocchi Caino e presentata da Italia Viva alla Camera (per supportare la quale Rita Bernardini e Roberto Giachetti sono in sciopero della fame da 18 giorni) e le Case territoriali di reinserimento sociale previste dalla pdl di Riccardo Magi (+Europa), sottoscritta da Pd, Iv e Avs, e sollecitate pure dal capo del Dap Giovanni Russo.

Riguardo la liberazione anticipata, ieri la maggioranza ha preso l’impegno di incardinare alla prossima seduta della commissione Giustizia della Camera la proposta di Iv. Giachetti ne aveva chiesto la procedura d’urgenza in Aula, rifiutata dalla Capigruppo. Il deputato di FI Pietro Pittalis lo ha convinto a ritirare la richiesta appoggiando, in cambio, l’avvio dell’iter in commissione. La radicale Rita Bernardini rivendica l’accaduto come «un primo successo» ottenuto, e invita il Pd al «dialogo» con la destra di governo. «Un dialogo difficile con chi propone l’abolizione del fine riabilitativo della pena», le risponde Serracchiani, pur condividendo la proposta sulla liberazione anticipata. La responsabile Giustizia dem si dice anche «molto perplessa» sull’accordo, anticipato mercoledì in audizione alla Camera da Russo, che il governo italiano starebbe concludendo con l’Albania per il rimpatrio dei detenuti albanesi.

SULLE CASE TERRITORIALI di reinserimento sociale, invece, Mauro Palma insiste: sono una soluzione a medio termine. Si tratta di piccole comunità, di capienza compresa tra 5 e 15 persone, «luoghi intermedi tra la detenzione e la riconquista della libertà» pensati per «ospitare i detenuti, non recidivi né pericolosi, con una pena residua pari a 6, 12 o 18 mesi», secondo l’evocazione del capo del Dap. Necessarie se si pensa che, come riferisce Palma, ad oggi ci sono «4396 detenuti condannati a pene inferiori a 2 anni e oltre 1800 a meno di un anno». Oltre al sovraffollamento carcerario, in generale «cresce l’intera popolazione sottoposta a controllo penale – precisa l’ex Garante – arrivata a 200 mila persone, di cui 86 mila in misure alternative e di comunità. Nel 2016 erano poco più di 100 mila. E questo aumento non corrisponde né ai tassi di reati commessi né ad un adeguamento del personale penitenziario».

GLAUCO GIOSTRA, che nel 2015 aveva guidato gli Stati generali voluti dall’allora ministro Orlando, ricorda quel progetto scaturito da mesi di lavoro di 120 professionisti suddivisi in 18 tavoli e che oggi è dimenticato in un cassetto «alla mercé dei topi». «Manca qualunque progettualità», afferma Giostra, e si dimentica che «il Consiglio d’Europa ha già raccomandato di non ampliare la capienza delle carceri perché più posti creano solo più detenuti». L’ex presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia Giovanni Pavarin invoca invece il numero chiuso nelle carceri perché «l’Italia produce ogni anno un numero di condanne penali superiori ai posti disponibili».

PER IL PD È SOLO L’AVVIO di un percorso intrapreso per «raccontare il carcere e rimetterlo al centro del discorso pubblico». Ma il tempo stringe. Come fa notare l’associazione Antigone che lancia un appello al presidente Mattarella «affinché richiami il Parlamento a discutere del tema carcere e a farlo basandosi su scelte pragmatiche e non su approcci ideologici».

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