«Insistere come martelli». All’indomani dei risultati elettorali che, per una volta, consegnano al Pd un risultato soddisfacente, la segretaria Schlein chiede al partito di non smobilitare. «Ci attendono settimane dure», dice durante la prima riunione con i gruppi parlamentari. Il secondo tempo della partita sulle riforme è già cominciato, non c’è un minuto per sedersi sugli allori ma al contrario è l’ora di «rilanciare».

«Bisogna fermare il cinico baratto fra autonomia e premierato – ha detto la segretaria – Il fatto che siamo il primo partito al sud è un segnale forte al governo, si devono fermare». «Le due riforme sono legate – ragiona Schlein – e su entrambe bisogna riaprire una discussione, non si può cambiare la forma di governo di questo paese a colpi di maggioranza, noi dobbiamo continuare con la più dura opposizione nelle aule, infilarci nelle loro divisioni perché fermando una fermiamo entrambe».

NEI SUOI 23 MINUTI di discorso la leader dem ripete più e più volte la parola «responsabilità»: la crescita di voti va non solo mantenuta ma onorata. «Il mandato che ci hanno consegnato gli elettori è chiaro, siamo la prima delegazione del gruppo socialista europeo ed è una grande responsabilità in un periodo come questo in cui si rafforzano le destre nazionaliste, dobbiamo far valere tutto il nostro peso per costruire una Europa sociale».

A Bruxelles come in Italia. Anche le amministrative hanno dato un risultato apprezzabile, «abbiamo vinto in 10 comuni al primo turno, il centrodestra 6, 12 andranno al ballottaggio», ricorda Schlein nel richiedere il massimo impegno per le città in campagna elettorale ancora per due settimane. Poi nota ironicamente: «Abbiamo vinto anche a Pontida, mentre a Capalbio ha vinto Fratelli d’Italia, succedono cose…».

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Al di là delle battute la segretaria è coriacea nel chiedere ai suoi che la «dura opposizione» si svolga con lo stesso impegno nelle aule e nei territori e, possibilmente, senza veti ora che il ruolo guida dei dem è stato sigillato dal voto. «Siamo il perno indiscusso dell’alternativa a queste destre, questo ci consegna la responsabilità di essere testardamente unitari con le altre opposizioni, di costruire ampie convergenze. Spero che quanto successo in questi giorni convinca tutti che non è il momento delle divisioni, le sfide sono impegnative e non bisogna mollare la presa».

I contenuti in comune con cui lavorare con le altre forze politiche ci sono: riforme istituzionali, appunto, superamento della Bossi- Fini, sanità, welfare, questione salariale. «In campagna elettorale ho incontrato persone che prendono 4 euro e 60 centesimi l’ora e hanno perso l’unico strumento di contrasto alla povertà perché Meloni decide dalla sua poltrona chi ha il diritto di essere povero e chi no – tuona Schlein – chiedo a tutti e tutte di diffondere la raccolta firme sul salario minimo, il 70% degli italiani è favorevole, quindi anche persone che hanno sostenuto le destre. Ora il governo dovrà spiegare perché volta le spalle a 3 milioni di lavoratori poveri, hanno messo il salario minimo su un binario morto e gli italiani devono saperlo».

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A SPINGERE LA SEGRETARIA non è solo una doverosa ragione sociale ma anche la necessità di fornire la prova alle correnti del suo partito che la sua strategia, ora meno confusa, ha funzionato. «Quando ho vinto le primarie mi è stato chiesto di mettere al primo posto le battaglie sociali e che il Pd avesse un profilo comprensibile, possiamo essere soddisfatti ma non ci facciamo bastare questo risultato». Anche perché l’obiettivo di un capovolgimento alle prossime politiche ora sembra meno impossibile: «Siamo il partito che più è cresciuto dalle scorse elezioni, con 5 punti in più.

Come Avs cresciamo in voti assoluti, mentre FdI perde voti, ne avevano 2 milioni e adesso uno. Dobbiamo insistere come martelli, evidenziare le contraddizioni di Giorgia Meloni, i cui alleati europei giravano con il cartello ’non un eruo o all’Italia’, e dire che l’impianto ‘meno Europa’ è in contrasto con gli interessi nazionali. Non partiamo da zero ma da lavoro in queste aule».

«Meloni – insiste la segretaria – ha cercato di spostarci costantemente dai nostri temi ma noi non siamo caduti nella sua trappola e ora siamo avanti. Martelliamo sulla questione sociale e la distanza con Fdi si accorcerà ancora». E chiosa con il suo ormai arcinoto slogan «stiamo arrivando». Con quante divisioni? Per adesso tra i dem è tregua. «Elly ha fatto una campagna elettorale non per sé e questo ha pagato», ha rassicurato Stefano Bonaccini, eletto con boom di preferenze.