Scarcerata la «whistleblower» di Wikileaks Chelsea Manning
È finalmente libera, dopo sette anni di carcere e due tentati suicidi, Chelsea Manning, l’analista transgender dell’esercito americano condannata per aver rivelato a WikiLeaks segreti governativi e i crimini commessi […]
È finalmente libera, dopo sette anni di carcere e due tentati suicidi, Chelsea Manning, l’analista transgender dell’esercito americano condannata per aver rivelato a WikiLeaks segreti governativi e i crimini commessi […]
È finalmente libera, dopo sette anni di carcere e due tentati suicidi, Chelsea Manning, l’analista transgender dell’esercito americano condannata per aver rivelato a WikiLeaks segreti governativi e i crimini commessi dagli americani in Iraq.
Manning doveva scontare 35 anni di carcere per più reati, tra cui quello pesantissimo di violazione della legge sullo spionaggio, ma a fine gennaio, a conclusione del mandato, l’ex presidente Barack Obama le ha commutato la pena attirando i ringraziamenti di molti, incluso Edward Snowden, che gli aveva pubblicamente chiesto: «Se deve fare qualcosa per uno solo di noi, per favore liberi Chelsea».
«Dopo quattro ansiosi mesi il giorno è arrivato finalmente. Non vedo l’ora!», aveva dichiarato pochi giorni fa Manning all’American Civil Liberties Union, l’organizzazione per la difesa dei diritti civili.
La dell’Oklahoma era stata arrestata a 22 anni ed era detenuta in un carcere maschile sotto il nome di Bradley Manning. Dietro le sbarre ha cominciato il trattamento ormonale e il suo caso ha attirato un ampio sostegno all’interno della comunità internazionale LGBT.
Dopo il rilascio ha pubblicato su Instagram una foto dei suoi piedi in scarpe da tennis: «I primi passi della libertà !!» e ha dichiarato: «Qualunque cosa sia davanti a me è molto più importante del passato. Adesso sono in grado di capire le cose ed è eccitante, scomodo, divertente, e tutto nuovo».
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