Sanzioni per 1000 miliardi, niente soldati
Le grandi impotenze Stati uniti, Joe Biden parla alla nazione: «Questo è un atto preparato da mesi», il leader russo «un aggressore». Per ora non è in programma l’estromissione dal sistema di pagamento Swift
Le grandi impotenze Stati uniti, Joe Biden parla alla nazione: «Questo è un atto preparato da mesi», il leader russo «un aggressore». Per ora non è in programma l’estromissione dal sistema di pagamento Swift
È già buio a Kiev quando Joe Biden inizia il suo discorso alla nazione. Ma dodici ore dopo l’inizio dell’attacco all’Ucraina, «non provocato e non giustificato», la questione del presidente americano è democrazia contro dittatura, vecchia onesta autodeterminazione a suon di dollari contro etero-determinazione a suon di botte. È noi contro loro, una volta ancora.
Sanzioni grandi, grandissime, fine-di-mondo? Nel festival di ipocrisie che si celebra tra Mosca e Washington lo zarista neo-imperiale si era esibito all’alba, e mentre Wall Street perde il 2,5 (la chiamano correzione) e il barile vola al record di 106 dollari, al tramonto tocca al leader della democrazia combustibile occidentale.
«QUESTA È UNA GUERRA premeditata da mesi, Putin è un aggressore – dice Joe Biden – e dovrà affrontarne le conseguenze. Sto autorizzando forti sanzioni e limiti di export contro la Russia e non siamo da soli, ma in una coalizione che rappresenta metà dell’economia mondiale. Limiteremo la possibilità russa di fare affari, abbiamo sanzioni per 1000 miliardi di dollari contro le banche russe, c’è anche una lista di persone e di loro familiari che traggono beneficio dalle politiche di Putin e devono condividerne il dolore. Limiteremo l’accesso russo alla tecnologia, dall’attività spaziale alla costruzione di navi». Non c’è l’equivalente finanziario dell’atomica, l’estromissione di Mosca dal sistema Swift, quello su cui viaggiano quasi tutti i pagamenti internazionali: contraria soprattutto la Germania (e quindi l’Ue), potrebbe fare più danni a “noi” che a “loro”.
Niente truppe Usa sul terreno, come previsto: «Voglio essere chiaro, le nostre forze non combatteranno in Ucraina. Ma difenderemo ogni territorio della Nato che sarà minacciato. Diamo miliardi di dollari alla Nato, e abbiamo migliaia di soldati in Polonia e ora anche in Estonia, Lettonia e Lituania, rinforzeremo la presenza in Germania». I costi per gli Stati uniti? «Faremo il possibile per limitare il prezzo di gas e benzina, abbiamo chiesto alle aziende di non speculare e ci sono scorte, stiamo lavorando per assicurare le forniture globali di energia. Sarà difficile, ma contro i bulli noi reagiamo». Parlerà con Putin? «Non ne ho alcuna intenzione». Il sistema Swift? «Abbiamo una posizione diversa da altre nazioni». Perché le precedenti sanzioni non hanno fermato Putin? «Ci vuole tempo, ne riparleremo tra un mese e vedremo». Esorta la Cina a isolare la Russia? «Non posso commentare».
Concordate con i colleghi del G7, queste sono le «sanzioni devastanti» su cui la Casa bianca scommette. Ma deve affrontare un’opinione pubblica poco granitica: i commenti dei lettori sul New York Times sono un buon termometro e c’è di tutto, da «andiamo a bombardarli» a «perché preoccuparci dell’Ucraina con tutti i nostri problemi» – e ogni sfumatura intermedia.
LA POLITICA INTERNA pesa eccome in questa temperie. La rete trumpista Fox News fa campagna anti-Biden anche con l’Ucraina e mentre volavano i primi razzi l’ex presidente Trump è intervenuto per telefono accusando «la debolezza e l’incompetenza di Joe Biden». E il top mezzobusto Tucker Carlson si è chiesto perché gli americani debbano odiare Putin, definendo l’Ucraina «un puro stato-cliente degli Usa». E magari lo è anche, ma gli inviati di Fox News raccontano un’altra storia.
Una volta di più, il solo a dire qualcosa di diverso dai prestampati del Dipartimento di Stato – e dalla corsa alle spese militari che comportano – è il senatore socialista del Vermont Bernie Sanders, che pure considera l’attacco «una indifendibile violazione». «Qui non è popolare considerare la prospettiva dell’avversario – ha detto nei giorni scorsi in Campidoglio l’uomo che ha conteso la nomination a Joe Biden – ma la Russia vive come una minaccia il fatto che l’Ucraina entri nella Nato, e noi lo sappiamo dal crollo dell’Urss. Chiaramente l’invasione dell’Ucraina non è la soluzione, ma nemmeno l’intransigenza della Nato ad ogni costo». Costo che il senatore conosce bene: è il capo della commissione bilancio del Senato, quella che deve tirare fuori i soldi per ogni nuovo enorme budget militare americano e tagliare tutto il resto.
C’è una nuova cortina di ferro in Europa, chi l’abbia davvero voluta è da vedere.
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