Politica

Santanchè, un anno di finzione L’indagine non era un segreto

Daniela Santanchè, foto AnsaDaniela Santanchè – Ansa

L'inchiesta A Milano hanno rinviato gli atti formali per evitare l’accusa di pesare sulle elezioni. Passati i tre mesi in cui era possibile coprire il nome dell’indagata, i suoi avvocati non hanno più chiesto. Solo lei avrebbe dovuto avvertire la presidente del Consiglio, ma era in corsa per il governo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 9 luglio 2023

La storia dell’indagine su Daniela Santanchè ha una data d’inizio e, quasi sicuramente, anche una data di scadenza. Nel mezzo ci sono tutte le sfumature di una vicenda che intreccia affari e politica, burocrazia e opportunità, atti ufficiali e notizie note.

L’inchiesta sul bilancio disastrato di Visibilia Editrice comincia lo scorso giugno, quando la procura di Milano decide di approfondire gli esposti presentati da Giuseppe Zeno, socio di minoranza dell’azienda di cui la ministra del turismo è stata fondatrice, prima azionista e amministratrice delegata fino al gennaio del 2022.

Tra la fine del 2019 e l’estate del 2021, infatti, Zeno, aveva prodotto una serie di istanze non solo alla procura di Milano, ma anche alla Consob, alla Banca d’Italia, alla borsa, ai revisori dei conti, al Cda, al collegio sindacali e al comitato per le parti correlate della Visibilia Editore Spa.

GIÀ DAL LUGLIO del 2022 gli investigatori sarebbero stati pronti a iscrivere il nome di Santanchè nel registro degli indagati, ma l’inizio della campagna elettorale per le politiche li spinse a temporeggiare, onde evitare le solite accuse di giustizia a orologeria. L’iscrizione avverrà il 5 ottobre e il giorno successivo l’atto verrà secretato, cosa che, secondo la legge, è possibile fare per un periodo massimo di tre mesi. Il 3 novembre il Corriere della Sera dà notizia dell’esistenza dell’indagine su Santanchè e lei dà mandato ai suoi legali di andare in procura a chiedere informazioni.

Così ottiene una risposta in cui, come da articolo 335 del codice di procedura penale, si afferma che «non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazione». La procura non certifica l’assenza di iscrizione nel registro degli indagati, ma si limita a dire che non è tenuta a comunicarlo perché, in effetti, codice alla mano, l’avviso di garanzia parte solo nel momento in cui è necessario coinvolgere l’indagato, come nel caso di una perquisizione o di un interrogatorio.

Ad ogni modo Santanchè dirama un furioso comunicato in cui afferma di non aver ricevuto avvisi di garanzia e minaccia querele nei confronti di chiunque osi dire il contrario. Come abbiamo visto, però, la storia è molto più complessa di così e il cerchio aveva già cominciato a stringersi intorno alla da poco ministra del governo Meloni. Da notare inoltre che, passati i tre mesi in cui è possibile tenere segreto il nome di un indagato, gli avvocati di Santanchè si siano ben guardati dal chiedere nuovamente informazioni alla procura, benché fosse noto a tutti che l’inchiesta stesse andando avanti.

È DAL 31 OTTOBRE, comunque, che Visibilia Editore è di sicuro a conoscenza dell’esistenza di un’indagine. Quel giorno, infatti, la società fa uscire un comunicato stampa in cui, tra le altre cose, si legge che «in data odierna è stata notificata dal Tribunale di Milano – Seconda sezione civile la fissazione al 30 novembre 2022 dell’udienza per l’accertamento dei presupposti per la liquidazione giudiziale. Il procedimento è stato promosso dalla procura della repubblica di Milano sulla base di un prospetto trasmesso dall’Agenzia delle entrate che riporta iscrizioni a ruolo per euro 984.667,14 euro». È la diretta conseguenza di un’annotazione del Gruppo tutela mercati della Guardia di finanza di Milano, che il 30 settembre del 2022 comunica ai pm «la sussistenza del reato di false comunicazioni sociali». Fonti del tribunale di Milano, ad ogni modo, affermano che già da prima di questa data gli avvocati della ministra bussassero alla porta della procura per chiedere informazioni sullo stato delle cose.

GIÀ COSÌ questi fatti portano a domandarsi non come Santanchè potesse sapere di essere indagata, ma com’è possibile che non lo sapesse.

Ma c’è ancora qualcosa in più. L’indagine, cominciata a ottobre, è scaduta il 30 marzo, con la procura che ha chiesto una proroga di altri sei mesi, cosa che a questo punto deve essere necessariamente comunicata agli indagati. L’atto non sarebbe stato ancora notificato ed è assai probabile che questo avverrà nei prossimi giorni. Niente di strano: sono i tempi canonici degli ufficiali giudiziari. In ogni caso l’indagine finirà il prossimo settembre e per allora la procura dovrà decidere il da farsi, cioè se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione di Santanchè e degli altri indagati (tra i quali la sorella Fiorella Garnero e il compagno Dimitri Kuntz).

Resta sullo sfondo – ma fino a un certo punto – la consapevolezza della situazione da parte della premier Giorgia Meloni. Di certo, quando ha composto il suo governo – il giuramento si è svolto sabato 22 ottobre – non esistevano maniere formali per apprendere la notizia e valutarne l’entità. L’unica persona che avrebbe potuto rendere Meloni edotta della faccenda era la stessa Santanchè.

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