Lo «scudo penale» per medici e infermieri prolungato ieri nel decreto «Milleproroghe» era stato introdotto in piena pandemia Covid. Azzerava la punibilità dei sanitari per colpa «non grave» sulla base delle incertezze della situazione in cui si trovavano a operare.

Per esempio, li tutelava in caso di reazioni avverse ai vaccini anti-Covid, allora poco conosciute. Oltre a depenalizzarli, la norma specificava che dovevano essere considerati errori medici «non gravi» quelli commessi «in situazioni di grave carenza di personale sanitario» sulla base «dell’entità delle risorse umane, materiali e finanziarie concretamente disponibili in relazione ai casi da trattare». Lo «scudo» ora sarà prolungato fino alla fine del 2024, anche se la pandemia è finita da tempo. Lo scudo, in ogni caso, non impediva a un paziente di ottenere un risarcimento in sede civile per il danno ricevuto e questo diritto non sarà toccato.

Medici e infermieri che hanno a lungo richiesto la proroga si dicono soddisfatti. In caso di errore, d’ora in poi sarà assai difficile dimostrarne la gravità – e quindi la punibilità – visto che la «grave carenza di personale sanitario» fa parte dell’ordinaria amministrazione di una normale corsia di ospedale ben oltre la crisi Covid-19.

Gli operatori sanno che lavorare in queste condizioni obbliga a turni prolungati e stancanti e moltiplica la possibilità di un errore, ma almeno non dovranno temerne le conseguenze penali. Per il presidente dell’Ordine dei Medici Filippo Anelli «la speranza è che si possano ricostruire quelle condizioni, che chiedevamo da tempo, che possano ridare serenità al lavoro dei medici». I medici, tuttavia, sanno anche che spesso è l’esasperazione dovuta alle stesse carenti condizioni a spingere i pazienti e i loro familiari a sporgere denuncia contro medici e infermieri, quando qualcosa va storto.  O magari a aggredire il primo camice a portata di mano nella sala di attesa di un pronto soccorso, come avviene 1600 volte l’anno.

Anche per questo i medici ricorrono spesso alla «medicina difensiva», cioè alla prescrizione di esami inutili pur di rassicurare il paziente.

La proroga rappresenta una sconfitta per la sanità: il governo prolunga l’immunità concessa durante l’emergenza perché non sa garantire il superamento dell’emergenza. Invece di eliminare i tetti di spesa sanitaria che impediscono alle Regioni di superare la «grave carenza di personale sanitario» il governo preferisce regalare uno scudo ai suoi dipendenti, e che si arrangino loro.

È una polpetta avvelenata perché rischia di trasformare i sanitari, agli occhi dell’opinione pubblica, da «angeli» a privilegiati protetti dall’impunità alla stregua di altre «caste». Diminuiranno forse i processi a loro carico – quelli per «colpa grave» non saranno toccati dallo scudo – ma non le aggressioni. Di fronte alla sofferenza e alla rabbia causate dal sospetto di un errore medico, in assenza di vie legali a disposizione tanti potrebbero avere la tentazione di farsi giustizia da sé. E in quel caso lo scudo non basterà.