Sul progetto del nuovo stadio di Inter e Milan ora il sindaco di Milano Beppe Sala ha un problema politico. Otto consiglieri comunali della sua maggioranza sono usciti allo scoperto dichiarandosi contrari al progetto delle due società. Se si votasse oggi in aula il via libera all’abbattimento del Meazza, gli otto dissidenti voterebbero contro. Servirebbero dunque i voti dell’opposizione, almeno due, per approvare il progetto. Beppe Sala, insomma, in consiglio comunale non ha più la maggioranza sul progetto del nuovo San Siro e quando si voterà, entro un anno, dovrà cercarla con i voti della minoranza di centrodestra.

I MUGUGNI DEI BAR E LE CRITICITA’ ben documentate emerse durante il Dibattito Pubblico hanno ora una sponda anche in questi otto consiglieri di maggioranza. Sono Carlo Monguzzi, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini dei Verdi, Rosario Pantaleo, Simonetta D’Amico e Alessandro Giungi del Pd, Enrico Fedrighini della lista Sala e Marco Fumagalli della lista Milano in Salute. Una crisi politica tutt’altro che secondaria quella che si aprirebbe per Beppe Sala perché quella sullo stadio di San Siro è l’operazione urbanistica più grande dei prossimi anni a Milano e quella con l’impatto ambientale più negativo.

CON L’ABBATTIMENTO DEL MEAZZA e le nuove costruzioni commerciali e residenziali Milano rischia di vanificare il poco che è stato fatto negli ultimi anni per rendere più respirabile l’aria dei milanesi. Una macchia nera per un gigantesco favore ai privati che un sindaco sedicente green dovrebbe respingere. Gli otto dissidenti per annunciare la loro contrarietà al progetto hanno sottolineato più volte l’impatto ambientale negativo che l’operazione avrebbe sulla città di Milano. La bibbia dei contrari è lo studio fatto dal professore di pianificazione Urbanistica del Politecnico di Milano Paolo Pileri.

UN LAVORO CORPOSO RIASSUNTO dallo stesso Pileri sulle pagine di Altreconomia. «La produzione di materiali da costruzione come il cemento armato richiede un dispendio energetico e quindi un’emissione di CO2 equivalente (CO2e): a un metro cubo di cemento corrispondono circa 500 chilogrammi di CO2e. Ogni ciclo costruttivo emette CO2e per materiali, trasporto, smaltimento, messa in opera. Quindi per demolire e ricostruire un edificio, dovremmo conteggiare la CO2e emessa per la prima costruzione, poi quella per la demolizione e infine quella per la seconda costruzione».

APPLICATA AL CASO DEL MEAZZA questa modalità di calcolo dei costi ambientali porta a un risultato profondamente negativo. «A suo tempo, per realizzare i 150 mila metri cubi di cemento dello stadio sono state emesse circa 75 mila tonCO2e. Se il prossimo verrà costruito con la stessa volumetria, verranno emesse altre 75 mila tonCO2e. Per demolire San Siro serve energia e quindi altre emissioni, ipotizzate pari al 10% di quella prodotta per la costruzione, quindi altre 7.500 tonCO2e. Le macerie di San Siro dovranno essere smaltite e servono più o meno 23.400 viaggi di camion da 16ton/ciascuno con percorrenza di 80 chilometri: altre 9.500 tonCO2e circa saranno emesse».

SECONDO I CALCOLI E LE SIMULAZIONI del professor Pileri, «sono 210.500 le tonnellate di CO2e che si potrebbero emettere per la demolizione e ricostruzione dello stadio San Siro». Servirebbero più di 210 ettari di aree urbane da trasformare a bosco per compensare le emissioni inquinanti dell’operazione. Scrive ancora Pileri: «Le lavorazioni per il nuovo stadio emetteranno CO2e, che ipotizziamo ancora pari al 10% della produzione del cemento: quindi altre 7.500 tonCO2e. Occorreranno poi altri camion e altri viaggi per portare il nuovo cemento (ma da più lontano: 150 chilometri). Ipotizziamo lo stesso numero di viaggi fatti per smaltire le macerie: si aggiungono altre 18 mila tonCO2e (ricordiamoci però anche i viaggi che furono necessari per portare il cemento quando si fece San Siro: quindi altre 18mila tonCO2e al conto). Sommando tutte le emissioni ipotizzate fin qui, sono 210.500 le tonnellate di CO2e emesse, solo per il cemento armato».

LA DOMANDA SORGE SPONTANEA: ne vale la pena? Per di più per fare un enorme regalo ai privati? Che non sono solo i due fondi finanziari cinese e americano che oggi controllano Inter e Milan, ma anche il colosso immobiliare Hines che beneficerà della demolizione dello stadio perché il nuovo quartiere di lusso che sta costruendo sull’area dell’ex Trotto affaccerà proprio sugli alberelli che verranno piantati sul tetto del centro commerciale più grande di Milano che prenderà il posto del Meazza.

PER GLI OTTO CONSIGLIERI COMUNALI dissidenti, e per un bel pezzo di città, la risposta alla domanda è decisamente «no». Scrive ancora il professor Pileri: «Per assorbire le 210.500 tonCO2e bisognerebbe usare il 74% di tutte le piante del progetto ForestaMI che Milano sta portando avanti da quattro anni, con fatica, per tutto il territorio della città metropolitana (in quattro anni si è arrivati a 284mila nuove piante). E ForestaMI è destinato ad altre ambizioni di mitigazione climatica, se lo si usasse per lo stadio qualcos’altro rimarrebbe fuori. È la storia della coperta corta: se la tiri da una parte, scopri l’altra».

QUATTRO ANNI DI NUOVI ALBERI PIANTATI buttati via così. E il saldo del professor Pileri si riferisce ai mesi precedenti la grande siccità estiva di quest’anno, quando centinaia di piante del progetto ForestaMI sono morte perché l’amministrazione comunale sciaguratamente non le ha innaffiate. A giugno e luglio sono state forti le polemiche sull’ordinanza del sindaco che vietava di bagnare le piante per non sprecare l’acqua, ordinanza ritirata tra le proteste qualche settimana dopo perché Milano ha una falda acquifera profonda e ricca della preziosa materia prima, sia potabile che per usi civili come l’irrigazione delle piante.

ORA SIAMO QUASI ALLA FINE DEL PRIMO tempo di questa partita. Il 18 novembre ci sarà la relazione conclusiva del Dibattito Pubblico organizzato dal Comune di Milano sul progetto di Inter e Milan. Sarà una relazione che non potrà non tenere conto dell’opposizione al progetto emersa durante la discussione: l’impatto ambientale negativo, lo stadio per ricchi, la gentrificazione della zona, i conflitti d’interesse, la ristrutturazione possibile del Meazza. Ora ci si mette anche il nuovo sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi che nello stile polemico che lo contraddistingue ha ritirato fuori un presunto vincolo storico sul Meazza che ha fatto infuriare Sala: «Scriverò direttamente a Giorgia Meloni», ha replicato seccato il sindaco. Qualche giorno prima anche due ex presidenti storici di Milan e Inter si erano espressi a favore del mantenimento del Meazza.

«MI UNISCO AL CORO DI PROTESTA di esponenti della cultura, rappresentanti delle istituzioni, tifosi, semplici cittadini. Lo stadio dovrebbe essere tutelato e protetto, è parte della storia di Milano e della storia del calcio italiano» ha detto Silvio Berlusconi. Ancora più duro Massimo Moratti: «Buttare giù San Siro sarebbe un delitto. Dice: così i club guadagnano 30 milioni l’anno. Ma cosa sono 30 milioni rispetto alla storia? Vedrete che alla fine nessuno oserà demolire il nostro tempio». La partita non è ancora finita.