La propaganda estiva della destra si fa sotto l’ombrellone. Mentre i big della Lega sono in questi giorni a Cervia per la loro tradizionale kermesse, Fratelli d’Italia ha scelto di replicare il suo tour agostano nelle principali località balneari, con tanto di squallido cruciverbone da far compilare ai vacanzieri.
D’altronde l’importanza di raggiungere la sensibilità degli italiani in spiaggia l’aveva capita per primo Benito Mussolini, che fece di Rimini e Riccione la meta delle sue vacanze e il luogo in cui costruire colonie e stadi per consolidare il suo consenso. A distanza di 80 anni, la riviera romagnola è meta prediletta anche di Matteo Salvini, che dal 2013 sceglie Cervia per la festa della Lega.

Nell’agosto 2019, nella frazione di Milano Marittima, il Papeete Beach dell’ex europarlamentare leghista Massimo Casanova è stato indimenticabile teatro delle dichiarazioni dell’allora vicepremier, che col mojito in mano innescò la crisi del primo governo Conte. Ma il leader del Carroccio non ha mai smesso di frequentare la località, dove tornerà martedì per chiudere la kermesse di partito. Domani vi sono attesi il presidente del Veneto Zaia e i ministri Valditara e Giorgetti. Più fuori stagione sarà Forza Italia, che terrà a inizio settembre nella vicina Bellaria la sua festa nazionale dei giovani del partito.

FdI ha invece scelto di replicare il tour delle spiagge che organizza dal 2022. Il format prevede un cartellone con «Il cruciverba dei patrioti» e «Il quiz che non piace alla sinistra», con domande che contengono attacchi e provocazioni contro le opposizioni (un esempio: la definizione di Salis è: «Non conviene lasciare le chiavi di casa quando vai in vacanza se ce l’hai come vicina»). I Fratelli sono partiti giovedì da Ostia e nei prossimi giorni toccheranno Rimini, Gallipoli, Jesolo, Forte dei Marmi e altre località inflazionate. Oltre all’infelice gioco enigmistico, gli esponenti del partito distribuiranno volantini di propaganda sulle riforme a cui sta lavorando l’esecutivo, tra cui fisco, autonomia, premierato, giustizia.

Ma ce n’è una che manca, e dal momento che ci troviamo in spiaggia, la svista è piuttosto eclatante. Si tratta delle concessioni balneari, un tema che mette molto in imbarazzo la premier. I titolari degli stabilimenti sono furiosi per le sue promesse non mantenute e hanno deciso di organizzare uno «sciopero degli ombrelloni» per due ore. La data è quella del 9 agosto; e guarda caso, quel giorno il tour di FdI non prevede alcuna tappa. Al posto della propaganda del governo, venerdì le spiagge italiane ospiteranno dunque le contro-invettive dei balneari. «Un’iniziativa doverosa di fronte a una irresponsabile e sconcertante fuga dalle proprie responsabilità del governo», afferma il presidente del Sib-Confcommercio Antonio Capacchione, l’associazione di categoria che organizza la manifestazione insieme a Fiba-Confesercenti.

Dopo 15 anni di proroghe agli stessi titolari, la legge Concorrenza del governo Draghi ha imposto di riassegnare le concessioni entro il prossimo 31 dicembre attraverso dei bandi pubblici. Quando era ai banchi dell’opposizione, Meloni tuonava contro la norma e prometteva che avrebbe salvato i balneari dalle gare; ma in quasi due anni di governo, non ha fatto nulla. Nemmeno approvare il decreto attuativo previsto da Draghi per stabilire delle regole nazionali sui bandi. Il risultato è che gli enti locali sono in difficoltà e i balneari sono sul piede di guerra.

«È ormai evidente che il governo non è in grado di gestire questo tema», tuona Capacchione. «Meloni ci ha promesso qualcosa che non ha saputo né potuto mantenere. Inoltre, non ha avuto nemmeno l’umiltà e la serietà di ammetterlo. Se la premier non è in grado di arrivare a una soluzione diversa, sarebbe opportuno che portasse a compimento la legge di Draghi. Invece non ha fatto nemmeno questo, e ciò è emblematico della sua incapacità». In assenza di una norma statale, alcune regioni nei giorni scorsi hanno approvato le loro norme per disciplinare i bandi. Compreso l’Abruzzo del governatore di FdI Marco Marsilio, che a quanto pare ritiene le gare inevitabili, al contrario di ciò che proclamava la sua leader.