Cultura

Salman Rushdie, «la narrazione dei conflitti è da cambiare»

Salman Rushdie, «la narrazione dei conflitti è da cambiare»Salman Rushdie

SALONE DEL LIBRO DI TORINO In attesa dell'incontro di oggi con Roberto Saviano, alcune dichiarazioni dello scrittore ieri alla conferenza stampa

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 10 maggio 2024

Nel giorno di apertura del Salone del libro di Torino, giunto alla sua 36/a edizione con una Vita immaginaria, la nuova direttrice Annalena Benini ha fatto sapere di accogliere il suo compito con grande entusiasmo ma ha pure fermamente ribadito che nessun politico potrà fare la sua passerella in quella cornice culturale. «Seguiamo le regole della campagna elettorale, naturalmente. I candidati politici, anche per una questione di eleganza, non possono presentare i libri, ma il Salone è aperto a tutti». I mal di pancia di molti esponenti del governo sono assicurati e il primo a polemizzare con questa scelta è stato Vittorio Sgarbi, in corsa alle Europee da indipendente nelle liste di FdI.

La politica entra subito nel vivo della kermesse anche con l’ospite più atteso, Salman Rushdie, alla sua prima uscita pubblica dopo l’aggressione del 12 agosto 2022 a Chautauqua (è stato pugnalato 15 volte) e per cui sono state rinforzate le misure di sicurezza al Lingotto. Domani, lo scrittore e saggista indiano naturalizzato britannico (è nato nel 1947 a Mumbai) parlerà insieme a Roberto Saviano del suo libro Coltello. Meditazioni dopo un tentato assassinio (Mondadori, recensito su AliasD del 28 aprile da Silvia Albertazzi), dove racconta l’esperienza vissuta e la morte scampata. Già ieri tuttavia, durante la conferenza stampa, lo scrittore ha potuto fare alcune considerazioni: «I primi sei mesi sono stati particolarmente tosti, poi sono tornato a scrivere: è stato come se un interruttore fosse scattato improvvisamente… Ci sono molti scrittori minacciati come me, io ho sempre cercato di andare avanti e di dire le cose perché è necessario, non possiamo fare altro (…) Mi chiedete se ho paura? Sono oggetto di minacce da 35 anni, quindi se c’è una cosa di cui sono convinto è che sono in grado di gestire questa situazione». E a proposito delle guerre in corso in Ucraina e Medioriente, ha aggiunto che «non è questione di parlare di vincitori o di chi stia perdendo. Non è finito nulla, tutto sta accadendo. È arrivato il momento di tenere conto della narrazione che si fa dei conflitti».

Lo scrittore è anche intervenuto in merito al contenzioso tra Meloni e Saviano, affermando che le critiche vanno accettate, pure quando sono veicolate da parole che non piacciono. «I politici dovrebbero avere la pelle un po’ più dura – ha suggerito alla premier – perché un politico al giorno d’oggi, oltre ad avere grande potere, ha anche molta autorità» (soprattutto quando si attaccano personalmente i propri detrattori). «Alla signora Meloni darei un consiglio: di essere meno infantile e di crescere». Quest’ultima indicazione rischia, però, di scivolare in un appunto paternalista, senza rinforzare l’efficace discorso politico avviato da Rushdie al Salone.
Lo scrittore questa sera sarà ospite di Marco Damilano nella puntata de Il cavallo e la torre, su Rai 3 alle 20.40.

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