Nei giorni in cui la commissione giustizia della Camera discute la criminalizzazione delle lotte per l’abitare, l’eurodeputata Ilaria Salis risponde alle accuse che alcuni giornali di destra le avevano rivolto circa la sua partecipazione ad occupazioni di case. Il meccanismo retorico è sempre lo stesso, nella classica cornice della guerra tra poveri: si aggredisce chi si organizza per riappropriarsi di un diritto, alla luce del sole e in forme collettive, insinuando stia compiendo un abuso nei confronti di altri cittadini. Come se la responsabilità dei diritti negati fosse degli attivisti e non della politica che non riesce a garantirli o degli speculatori privati che sottraggono risorse al bene comune.

«Sì, lo confesso! – scrive Salis sul suo profilo Facebook – Sono stata una militante del movimento di lotta per la casa. Se qualcuno pensava di fare chissà quale scoop scavando nel mio passato, è solo perché è sideralmente lontano dalla realtà sociale di tale movimento, che si compone di decine di migliaia di abitanti delle case popolari e attivisti, i quali, per aver affermato il semplice principio di avere un tetto sulla testa, sono incappati in qualche denuncia». Salis fa poi notare che «sarebbe auspicabile che l’informazione, piuttosto che gettare fango sul mio conto, si dedicasse al contesto di grave povertà e precarietà abitativa nel quale si ritrovano ampie fasce di popolazione. Le pratiche collettive dell’occupazione di case sfitte, il blocco degli sfratti, la resistenza agli sgomberi, gli sportelli di ascolto e la lotta per la sanatoria rappresentano un’alternativa reale e immediata all’isolamento sociale e alla guerra tra poveri, strumentalizzate tanto dalle forze politiche razziste quanto dal racket». Quanto alla somma di 90 mila che dovrebbe ad Aler, azienda che gestisce l’edilizia popolare a Milano, Salis spiega che è stato «reclamato come ‘indennità’ per la presunta occupazione di una casa in via Giosuè Borsi a Milano, basandosi esclusivamente sul fatto che nel 2008 sono stata trovata al suo interno. Sebbene nei successivi sedici anni non siano mai stati svolti ulteriori controlli per verificare la mia permanenza, né sia mai stato avviato alcun procedimento civile o penale a mio carico, Aler contabilizza tale credito e non si fa scrupolo a renderlo pubblico tramite la stampa il giorno prima delle elezioni». Accanto a Salis si è schierato Nicola Fratoianni, con la destra al solito scatenata in difesa dell’egoismo proprietario.

Proprio ieri mattina alla Camera Amnesty, Antigone e Asgi avevano contestato i contenuti del nuovo decreto sicurezza entrando nel merito anche della norma che introdurrebbe il reato di «occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui, con pene fino a 7 anni per chi collabora all’occupazione». «È evidente l’intento di criminalizzare il fenomeno sociale – affermano le associazioni – dimostrandosi però indifferenti al bisogno di abitazione di una larga fascia della popolazione sempre più povera».