Lavoro

Salario minimo: domenica il «firma day», pioggia di critiche sul Cnel

Salario minimo: domenica il «firma day», pioggia di critiche sul CnelA Roma – Getty images

Il conflitto Le opposizioni attaccano il Cnel: in attesa delle "proposte" il suo documento "tecnico" è giudicato parziale, capzioso, arretrato e convergente con l’idea del governo Meloni di liquidare il salario minimo. Domenica 18 ottobre in piazza la raccolta firma per il salario minimo a 9 euro. Prosegue anche la proposta di legge di iniziativa popolare promossa tra gli altri da Unione popolare

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 6 ottobre 2023

Parziale, capzioso, arretrato e convergente con l’idea del governo Meloni di liquidare il salario minimo. In attesa del 12 ottobre, quando saranno presentate le proposte «concrete», sul documento «tecnico» approvato dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) ieri è piovuta una pioggia di critiche da parte delle opposizioni parlamentari. Ciò che ha scatenato la reazione è l’idea generale di contrapporre, e mettere in concorrenza, la contrattazione con il salario minimo. Ad avviso di Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd, il documento avrebbe provato a interpretare in questo modo la direttiva europea sul salario minimo. «Non è così – sostiene Guerra – la direttiva dice il contrario e non stabilisce la priorità tra uno strumento e l’altro, anzi sottolinea che gli strumenti possono essere usati separatamente e anche insieme».

La proposta del salario minimo a 9 euro, presentata dalle opposizioni parlamentari (tranne Italia Viva), è coerente con l’impostazione europea e stabilisce il «minimo» sotto il quale la contrattazione collettiva non può andare. Una proposta che tornerà ad essere discussa in parlamento il 17 ottobre. Le opposizioni chiedono che il governo si pronunci con un «sì» o con un «no». Ma, forse, non andrà proprio così. Guerra, infatti, sospetta che Meloni & co. rimanderanno la «palla in tribuna, magari rinviando il nostro Ddl in commissione per fare le loro proposte». Proposte che, probabilmente, potrebbero richiamarsi a quelle che farà il Cnel guidato da Renato Brunetta il 12 ottobre.

L’idea di contrapporre la contrattazione e il salario minimo era fino a poco tempo fa diffusa anche tra i soggetti che oggi sostengono la necessità di introdurre un salario minimo in Italia. Un cambiamento nel frattempo è avvenuto, ed è positivo. Lo ha riassunto, per esempio, il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. La sua organizzazione si è astenuta sul documento del Cnel, mentre la Cgil ha votato contro non solo perché il testo non è convincente, ma anche perché è chiaro il gioco dello scaricabarile tra il Cnel e il governo. «L’analisi del Cnel ha preso in considerazione valori discutibili – ha detto Bombardieri – Il salario minimo deve coincidere con il minimo contrattuale dei contratti maggiormente rappresentativi».

Da Conte a Calenda, da Schlein a Fratoianni, ieri tutti hanno attaccato il Cnel «brunettiano». E hanno condiviso il «firma day», l’iniziativa di domenica 8 ottobre con la quale si cercherà di implementare il sostegno a favore della loro proposta. «Chi può prendere sul serio un parere del genere del Cnel?» ha detto Maurizio Acerbo di Rifondazione ha rilanciato la raccolta firme con Unione Popolare.

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