Nel luogo dove ora sorge DisneyWorld, in Florida, tra il XIX e il XX secolo si trovava un insediamento di shaker – seguaci di un ramo dei quaccheri, il cui austero stile di vita era fondato sulla proibizione della proprietà privata e sul celibato assoluto. Conosciuti oggi soltanto per i loro oggetti di arredamento e design, gli shaker, anche e soprattutto a causa del fatto che vietavano i rapporti sessuali, si sono progressivamente estinti, ma all’inizio del Novecento erano una delle più numerose tra le molte comunità utopiche che si svilupparono tra i due secoli in America, distinguendosi per la loro abilità nei lavori manuali, nell’agricoltura e nell’allevamento del bestiame.

La colonia di Osceola County, presso Orlando, fondata alla fine dell’Ottocento da shaker del Nord desiderosi di trasferire la loro missione in un clima più mite, si fece subito notare per l’operosità dei suoi membri che, in poco tempo, costituirono una fattoria modello i cui prodotti erano di gran lunga i migliori della zona. Questi e molti altri dettagli sulla vita degli shaker si ritrovano nell’ultimo romanzo di Russell Banks, La terra della magia (traduzione Gianni Pannofino, Einaudi, pp. 437, € 20,00), «opera di fantasia liberamente ispirata ad avvenimenti davvero accaduti», dove l’insediamento di Osceola County è ribattezzato New Bethany. In una nota posta in apertura Banks finge di aver trovato nel seminterrato di una biblioteca pubblica a St Cloud, in Florida, una serie di nastri magnetici in cui un anziano speculatore immobiliare, Harley Mann, racconta quella che lui stesso definisce «la vera storia della colonia shaker chiamata New Bethany e della gente che ci abitava».

Il rimando alla Betania evangelica in cui avvenne la resurrezione di Lazzaro, suggerisce la creazione utopica di un mondo di pace e prosperità, in una natura rinata, ad opera di genti risorte nello spirito; ma l’accento posto sulla veridicità della storia non solo fa capire che esistono versioni discordanti dei fatti, ma fa anche intuire come  nell’integerrima colonia sia accaduto qualcosa che ha creato uno scandalo o che, quanto meno, occorre chiarire.

Del resto, come Mann mette in chiaro, il suo racconto non si riferisce a fatti recenti, ma a un episodio vecchio di più di sessant’anni, che chi racconta ha conservato dentro di sé come un tremendo segreto o una colpa inconfessabile. La narrazione, dunque, porta il peso del tempo trascorso: rallentata dal timore di giungere troppo presto a una confessione più volte rimandata, è al contempo pervasa dalla nostalgia per un passato che si ricorda edenico e dal rimpianto tanto per le azioni commesse d’istinto quanto per quelle omesse razionalmente.

Il romanzo segue le vicende di Harley Mann, figlio di due seguaci delle teorie socialiste di John Ruskin, costretto con l’inganno, dopo la morte del padre, a trasferirsi, con la madre incinta e i tre fratelli, in una piantagione in cui vige ancora, tanto per i neri quanto per i bianchi, lo schiavismo anteriore alla guerra civile. Per sottrarsi alla violenza, alla sopraffazione e al lavoro duramente imposto anche ai bambini, la madre di Harley riesce a mettersi in contatto con la comune di New Bethany che, pagando l’affrancamento della famiglia Mann, si garantisce nuova mano d’opera giovanile. Ma il dodicenne Harley, pur avendo preso a modello il Decano John, responsabile della comune, allo scopo di diventare un perfetto shaker, avverte il pericolo di  adattare ipocritamente  norme e stili di vita al proprio tornaconto.

Due sono le regole shaker che più si mostrano a rischio: il rifiuto della proprietà privata (e con esso il divieto di ricavare profitti dal commercio) e il celibato. Quando Harley vede il Decano abbassare i prezzi dei suoi prodotti per sgominare la concorrenza, anche l’imposizione del celibato ai suoi occhi scricchiola; tanto più che nel frattempo ha conosciuto Sadie Pratt, una ragazza tubercolotica di sette anni più grande di lui, ospite del vicino sanatorio, e il piacere della sua compagnia si trasforma, all’insaputa degli altri membri della comunità, in una sorta di ossessione, esasperata dalla gelosia per le attenzioni riservate alla ragazza dal Decano. Da qui, una serie di ripensamenti dell’anziano narratore che, indagando sulle motivazioni dei suoi gesti, grazie ai quali molti decenni prima New Bethany era andata distrutta, realizza l’impossibilità di adattare alla realtà quotidiana i sogni utopici della comunità Shaker, e mette a fuoco il fatto che censurando le altrui ipocrisie, spesso riusciamo a ignorare le nostre.

  storia di un amore contrastato, né  denuncia dei vizi privati di una comunità apparentemente irreprensibile, né narrazione allegorica, anche se nel corso del romanzo crateri si aprono all’improvviso nel suolo, incendi e siccità rimandano al dominio della  natura sull’individuo, il romanzo di Banks è, piuttosto, la storia di un rimorso. E, forse, proprio per espiarlo, o per infliggersi una punizione esemplare, Harley Mann chiude la sua carriera di immobiliarista vendendo agli emissari della Walt Disney Company il terreno su cui una volta era New Bethany: a quello che Mann ricorda come un paradiso in terra, succederà un simulacro edenico ad uso commerciale.