Internazionale

Rush finale: negli ultimi sondaggi Trump è in vantaggio su Hillary

Rush finale:  negli ultimi sondaggi Trump è in vantaggio  su HillaryLe t-shirt dei due candidati alla presidenza americana

Stati uniti Nell’Ohio si apre l’ultima fase della campagna elettorale. La candidata dem denuncia: «Russia troppo coinvolta nel processo elettorale»

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 7 settembre 2016

Tradizionalmente, dopo il fine settimana lungo del Labor day, che si celebra a inizio settembre, i giochi si fanno più seri e tanto Hillary Clinton quanto Donald Trump hanno fatto campagna elettorale in Ohio, uno degli stati in bilico: lei accogliendo i giornalisti sul suo aereo, lui invitando un gruppo più ristretto di giornalisti su un volo di 30 minuti. L’incontro di Clinton con i giornalisti è stato il più ricco in termini di domande e risposte degli ultimi mesi; Hillary – che ha rifiutato di vistare il presidente messicano Pena Nieto – si è detta molto preoccupata «per le notizie circa l’interferenza del governo russo nelle nostre elezioni» e ha affermato che gli Usa «non hanno mai avuto una potenza straniera avversa, così coinvolta nel processo elettorale».

Per non essere da meno, The Donald ha usato il suo incontro per chiarire ancora una volta le proprie posizioni in materia di immigrazione, dicendosi contrario a qualsiasi percorso per dare la cittadinanza ai quasi 11 milioni di immigrati, ma non ha esplicitamente escluso un percorso a lungo termine per lo status legale, a patto di rivedere tutto il sistema di immigrazione. Durante il volo Trump ha anche detto ai giornalisti che, contrariamente a quanto si mormorava, al momento, è intenzionato a partecipare a tutti e tre i dibattiti elettorali, e che solo una «catastrofe naturale» potrebbe fargli cambiare idea.

In questo momento nessuno dei due candidati ha vita facile, Clinton, nonostante un comodo vantaggio negli Stati in bilico, deve muoversi su più fronti; il problema è che il suo vantaggio ad oggi riguarda non il voto popolare, dove Trump negli ultimi sondaggi della Cnn la supera di uno o due punti (45 contro 43), ma quello dei delegati. Per il sistema americano, il presidente viene eletto da un collegio elettorale composto da 538 grandi elettori i quali vengono nominati in base al numero di abitanti di ogni Stato, con la stessa ripartizione dei rappresentanti al Congresso.

Può capitare, quindi, che un presidente venga eletto anche avendo ricevuto meno singole preferenze rispetto al proprio oppositore. Ad oggi Hillary Clinton può contare su 244 voti dei 270 necessari per l’elezione, contro i 126 di Trump, sono in gioco quindi 168 grandi elettori che son ancora incerti.

Secondo il Washington Post, nonostante la buona notizia di oggi, i problemi di Trump, che appare aver sempre molto successo tra i maschi bianchi di classe bassa, vanno invece ricercati nel suo scarso appeal sull’elettorato bianco più istruito che storicamente vota repubblicano ma che di Trump non ne vuol sapere; la notizia più preoccupante per il Gop arriva da un feudo storco della destra americana, il popoloso Texas, dove Clinton è al 46% e Trump al 45%.

Vero è che il Texas è lo stato dell’arci nemico interno di Trump, Ted Cruz, ma su questo risultato pesano sia il voto delle donne (meno del 40% delle elettrici del Texas voteranno Donald Trump) quanto quello dei latinos, che non vedono proprio una ragione per votare un candidato che da oltre un anno li indica come la causa di tutti i mali americani.

Per corteggiare i sostenitori, Clinton in Ohio ha incontrato i leader sindacali mentre il marito, Bill è apparso in una parata del Labor Day a Detroit. Come se non bastasse, per recuperare l’appoggio degli elettori progressisti, sempre lunedì Bernie Sanders ha fatto la sua prima apparizione da solo per conto dei Hillary Clinton, tenendo un comizio in New Hampshire. Ancora una volta si vede come dietro la candidata democratica ci sia un sistema compatto a sostenerla mentre Trump è circondato da un partito spaccato e confuso, che per lo più non si riconosce in lui.

In questo quadro si inserisce la presenza dei due indipendenti. Oltre la verde Jill Stein, al 5%, corre Gary Johnson il cui partito al 10% è una spina nel fianco di Trump. Johnson si rivolge ai moderati ed è per il principio che il governo federale dovrebbe fare e normare il minor numero di cose possibili: per questo Johnson è a favore della legalizzazione della marijuana (che ha dichiarato di consumare regolarmente), alla libera vendita delle armi, contrario alla pena di morte, alle tasse e agli interventi militari all’estero.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento