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Rough sex & feminist investigation

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We Want Sex «365 giorni» con Michele Morrone, e la «dating violence»...

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 5 novembre 2022

Nella storia dell’arte siamo abituati ad immagini di donne abusate sessualmente: il ratto di Lucrezia, il ratto di Europa, il ratto delle Sabine. Come …ci confrontiamo col crimine con cui gli uomini controllano le donne nel modo più invasivo?(Griselda Pollock, «Differencing the Canon»). In «365 giorni», film porno soft polacco con Michele Morrone, la protagonista è prigioniera del boss mafioso. L’obiettivo: farla innamorare in 365 giorni, scaduti i quali è libera di andarsene. Lui le tende agguati di continuo. Laura chiarisce che ha addirittura una dignità, ma quando chiede un cellulare chiama la madre e non la polizia; Massimo le promette di farle la festa quando e come vuole: il primo rapporto completo arriva con comodo dopo un’ora e dieci minuti. Intanto il maschio alfa sponsorizza la dotazione («Ti faccio vedere cosa ti perdi») e le fa scherzi sadomaso degni di un novello marchese De Sade.

Laura alla fine cede, la sua casa-galera assomiglia a una spa di lusso per escort e killers, le boutique in cui la porta a vestire sono per lei ragazza polacca il non plus ultra dello chic. Insomma, è il trionfo della volgarità dove l’assenza dell’atto sessuale alimenta il desiderio di lei che sviluppa il suo lato masochista e passivo, diventando schiava del desiderio insoddisfatto.

Nella mitologia greca e romana gli episodi di violenza sessuale sono innumerevoli. Sono definiti «ratti». Persino il mito fondante del continente europeo deriva da un ratto: Zeus, trasformatosi in toro, rapisce Europa e la porta a Creta.

Per l’OMS, la violenza contro le donne costituisce un dramma per la salute pubblica globale e rappresenta uno dei principali fattori di rischio di cattiva salute e di morte prematura per donne e giovani. Ma, se è vero che l’impatto della violenza sulla salute delle donne che la subiscono è nella maggioranza dei casi grave e tragica, è altrettanto vero che la violenza domestica o di coppia colpisce drasticamente anche i bambini che assistono o che la subiscono in prima persona. Quasi i due terzi dei mariti violenti sono anche dei padri violenti.

Gli studiosi hanno dimostrato che vivere in un contesto familiare maltrattante nei confronti delle donne espone il bambino anche a un maggior rischio di trasmissione intergenerazionale della violenza, sia sotto forma di maltrattamento sui minori(child abuse and neglect)che quanto alla violenza nelle relazioni adolescenziali(dating violence).

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