«Siamo ormai alla farsa. Pro Vita ordina e la politica esegue», sbotta nel pomeriggio il portavoce del Roma Pride Mario Colamarino, tra gli organizzatori della manifestazione prevista per sabato prossimo nella capitale. Un’iniziativa che fino ieri poteva contare, oltre al patrocinio del Campidoglio, anche su quello della Regione Lazio guidata da febbraio scorso dall’esponente di Fratelli d’Italia Francesco Rocca, che per questo aveva ricevuto i complimenti non solo dal Pd, ma anche dagli alleati di Forza Italia: «Una scelta di libertà che dimostra quanto sia lontana dalle verità la narrazione di una destra omofoba e oscurantista portata avanti strumentalmente dalle sinistre», avevano detto all’unisono Simone Leoni, Riccardo Serino e Livia Bonaccini, rispettivamente coordinatore regionale e capitolino di Fi Giovani e coordinatrice del dipartimento nazionale Pari opportunità del movimento giovanile azzurro.

E INVECE… E invece sono bastate poche righe di protesta contenute in un comunicato di Pro Vita per spingere Rocca a una precipitosa marcia indietro: «Mentre in parlamento il centrodestra propone di rendere l’utero in affitto un reato universale, il presidente della regione Lazio Francesco Rocca concede il patrocinio al Gay Pride che vuole legalizzare la “maternità surrogata”», afferma il portavoce della onlus, Jacopo Coghe. Che non manca di ricordare al governatore del Lazio il peso avuto dall’associazione nella sua elezione: «Il patrocinio va immediatamente ritirato – prosegue infatti Coghe con tono perentorio – per rispetto a tutti quegli elettori che hanno votato per Rocca e la sua amministrazione di centrodestra».

NON PASSANO neanche quattro ore dall’uscita del comunicato di Pro Vita che dalla Regione arriva come chiesto la revoca del patrocinio al Roma Pride 2023. La Regione Lazio «ribadisce il proprio impegno sui diritti covili» ma «non può, né potrà mai essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto», spiega una nota che è difficile pensare sia stata scritta senza aver prima consultato palazzo Chigi. E dire che solo pochi giorni fa, in occasione della giornata contro omofobia, bifobia e transfobia, lo stesso Rocca aveva assicurato l’impegno della regione contro ogni forma di discriminazione.

«LA REGIONE LAZIO conosceva le rivendicazioni e i contenuti della manifestazione», è la replica a Rocca di Colamarino. «Ma la Regione Lazio non è di tutti i cittadini? Da una parte la Giunta asserisce che vuole difendere i diritti di tutti, poi però revocano il patrocinio su una manifestazione che rivendica i diritti di una intera comunità».

Chi non ha dubbi e tanto meno ripensamenti è il sindaco Roberto Gualtieri. «Io sabato sarò in piazza», interviene su Facebook il primo cittadino. «Il Roma Pride è una manifestazione importante per la comunità Lgbt+ e per tutti i cittadini che combattano le discriminazioni e sostengono i diritti. Per questo #Roma Capitale ha assicurato il proprio patrocinio».

ANCHE il dem Nicola Zingaretti assicura la sua partecipazione al Pride. «Non bisogna mai aver paura di chi difende e rivendica i diritti della persona. Bisogna combattere chi li nega», scrive su Twitter l’ex governatore del Lazio. E come lui sono numerosi gli esponenti politici che sabato saranno presenti. «Non c’entra nulla l’utero in affitto, non c’entrano nulla i presunti comportamenti illegali a cui fa riferimento la Giunta – afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi -: la revoca del patrocino al Roma Pride fa parte della Regione Lazio dimostra ancora una volta che con Fratelli d’Italia al governo l’omofobia è istituzionalizzata. è un’omofobia di Stato». Per la senatrice dem Cecilia D’Elia, invece, è «inutile agitare lo spettro della Gpa (Gestazione per altri, ndr), il Pride è da sempre il momento in cui la comunità lgbtq+ si mostra con tutto l’orgoglio delle sue battaglia per una piena cittadinanza, a partire dal doveroso riconoscimento dei diritti delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno».