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Roma Pride, con le polemiche cresce la mobilitazione

Roma Pride, con le polemiche cresce la mobilitazioneUn momento del Roma Pride del 2018 – Ansa

Torniamo sabato Il corteo partirà sabato alle 15 da piazza della Repubblica. Attese migliaia di persone. Il portavoce Colamarino: «Destra omofoba, il resto sono soltanto scuse»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 giugno 2023

«Dopo la revoca del patrocinio da parte della regione Lazio in tantissimi hanno visto che queste destre non hanno paura di mostrare il loro vero volto e hanno capito l’importanza di partecipare al Roma Pride. Sto ricevendo telefonate da tutta Italia di persone che dicono: ci saremo anche noi», afferma Mario Colamarino, presidente del circolo omosessuale Mario Mieli e portavoce della mobilitazione. Le polemiche intorno alla decisione del governatore Francesco Rocca hanno sollevato un putiferio da un lato e dall’altro. Adesso il rischio per la destra è di aver creato un effetto boomerang. Almeno sul piano della partecipazione.

SU QUELLO DEL SOSTEGNO istituzionale, invece, arrivano nuovi No da Lombardia e Liguria. Il consiglio regionale lombardo del presidente Attilio Fontana (Lega) si è opposto alla partecipazione di un rappresentante istituzionale con il gonfalone tricolore alla marcia di Milano. Sul cui palco salirà il sindaco meneghino Beppe Sala, a capo di un’amministrazione di centro-sinistra. Di diverso avviso l’omologo di Genova Marco Bucci: ha ribadito il parere negativo al Pride ligure. Niet anche dal comune di Gorizia. Conferma invece il sostegno la Campania di Vincenzo De Luca (Pd): «La nostra amministrazione è da sempre contro ogni forma di violenza, odio e discriminazione», scrive l’assessora a Scuola, politiche sociali e giovanili Lucia Fortini. Al Toscana Pride il comune di Firenze sarà «in prima fila», fa sapere l’assessora a Diritti e pari opportunità Benedetta Albanese.

«LA VICENDA del Lazio può innescare un effetto di emulazione in giro per l’Italia, tra enti locali e istituzioni di prossimità guidati dalla destra. Questa parte politica deve restituire qualcosa ai gruppi di integralisti cattolici pro vita che l’hanno sostenuta. Sarà sempre peggio se non stiamo attenti», continua Colamarino. Il Roma Pride partirà alle 15 dalla centrale piazza della Repubblica, a pochi passi dalla stazione Termini, e dopo una lunga e colorata sfilata si concluderà su via dei Fori Imperiali, al fianco dell’Altare della patria. Ci saranno il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, «giusto dare il patrocinio, le polemiche sono assurde», e la segretaria del Pd Elly Schlein. E poi sponsor, ambasciate di diversi paesi, le «madrine» Paola e Chiara e numerose associazioni. «Siamo felici di portare i colori della comunità trans e non binaria al Pride di Roma, evento capace di raccogliere tante voci diverse», dice Gioele Lavalle coordinatore di Gender X.

NON PARTECIPERÀ invece il leader 5S Giuseppe Conte «per impegni improrogabili». Lo critica il segretario di +Europa Riccardo Magi: «Se dovesse cambiare idea lo aspettiamo sul nostro carro». Dal partito pentastellato, comunque, fanno sapere che loro in piazza ci saranno. «Bisogna tutelare i diritti civili contro ogni discriminazione e garantire libertà di manifestare ed esprimere dissenso», dichiara il gruppo romano. L’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) aderisce a tutte le manifestazioni per l’orgoglio omosessuale che si terranno in giro per la penisola, a partire da quella capitolina «contro ogni discriminazione per orientamento sessuale».

INTANTO DA DESTRA mantengono le posizioni, nonostante alcune critiche interne. In particolare dall’ex governatrice del Lazio Renata Polverini. «Sono passati due giorni dalla revoca del patrocinio ma sul sito del Roma Pride compare ancora il logo. Promuovono una pratica vietata per legge e non rispettano neppure le volontà delle istituzioni», afferma la consigliera regionale di Fdi Laura Corrotti.

«NON ESISTE alcun ordine alle regioni. Per il Lazio il problema non è legato al Gay Pride ma al sostegno alla teoria dell’utero in affitto», sostiene il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Fi). «Scuse. Il problema non è la maternità surrogata o il modo in cui concepiamo i nostri figli. Il problema è che le destre non ritengono noi omosessuali, gay e lesbiche, degni di essere genitori – risponde Colamarino – Altrimenti in Italia sarebbero permesse le adozioni da parte di single e coppie dello stesso sesso, o la fecondazione eterologa alle donne». E aggiunge:  «La destra e parte del paese hanno posizioni omofobe. Per rispondere a questo clima, a quest’onda nera che sentiamo sulla nostra pelle, invitiamo tutti a partecipare al Pride».

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