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Roma, l’accampamento alla Sapienza

Roma, l’accampamento alla Sapienza – LaPresse

La protesta nelle università 1.500 persone sfilano nel pomeriggio da Piazza Vittorio all’ateneo

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 12 maggio 2024

«E’ una prepotenza inutile» dice una delle organizzatrici del corteo per la Palestina di ieri ai dirigenti di piazza della polizia. Davanti all’ingresso dell’università «La Sapienza» le camionette della celere a chiudere ogni cancello e un gruppo di agenti in tenuta anti-sommossa. Dall’interno dell’ateneo un gruppetto di manifestanti prova a chiamare gli altri fuori che a fine serata entrano nel largo piazzale dal quale, in teoria, il corteo doveva entrare per ricongiungersi agli studenti che si sono accampati nel pratone dell’università per chiedere la revoca degli accordi di partenariato con le istituzioni israeliane. «Ve l’avevamo comunicato» dice un’altra ragazza agli agenti «e ora perché ci impedite di passare?». Ma i numeri per tentare di forzare il blocco della celere non ci sono e i manifestanti decidono di sedersi in strada e accamparsi per la notte lì. Alle 21 diverse centinaia di persone sono ancora nel piazzale, con le bandiere della Palestina, a gridare cori per la fine della guerra a Gaza.

Il pomeriggio romano è stato caratterizzato da una manifestazione colorata e pacifica, circa 1500 persone hanno sfilato da Piazza Vittorio Emanuele fino alla Sapienza passando per il quartiere di San Lorenzo, dove in serata ancora c’era un gruppetto scortato dalla celere Molti gli interventi dal camion che dalla testa del corteo trasportava gli altoparlanti. Il tono è quello che da mesi accompagna le dimostrazioni per la fine della guerra a Gaza. «Stop al Genocidio» gridano tutti e si scagliano soprattutto contro la politica, «schierata, da destra a sinistra, dalla parte di Israele». Abu Omar, dell’Associazione Palestinesi in Italia, se la prende anche con gli stati arabi: «anche loro sono assassini, non sono riusciti a far entrare a Gaza neanche un bicchiere d’acqua per i nostri bambini». Maya, del Movimento degli studenti palestinesi in Italia, critica l’Anpi: «la pace non si costruisce con l’immaginazione ma con la politica. Bisogna interrompere le forniture di armi all’Ucraina e a Israele, bisogna obbligare la politica a fermare tutte le guerre».

Poco prima, alle 14, si era svolto un presidio a Piazza Barberini per protestare contro la repressione della manifestazione per l’educazione di genere di venerdì scorso, quando la celere ha caricato causando almeno 5 feriti tra i minorenni. Anche 4 poliziotti sarebbero stati refertati con slogature e contusioni. Con gli studenti al presidio anche qualche genitore, «non siamo venuti a controllarli ma a monitorare cosa succede, non si possono manganellare dei ragazzi, l’ordine pubblico va tenuto in un altro modo», dicono. La differenza di dispiegamento rispetto al giorno precedente è comunque notevole: solo una camionetta e non troppo vicino al punto in cui le studentesse e gli studenti ricostruivano la giornata di lotta: «negli ultimi mesi in tutta Italia le forze dell’ordine hanno caricato e fermato ripetutamente i cortei studenteschi» denunciano da Aracne «è in un clima come questo che riteniamo più che mai necessaria la nostra determinazione». Intanto le ricostruzioni degli ‘incidenti’ di venerdì a Roma con il passare dei giorni si fanno più confuse. Ieri è stata fatta trapelare dalla Digos la notizia che in mezzo ai ragazzini in protesta contro gli Stati generali della Natalità ci sarebbero stati anche «appartenenti al movimento Askatasuna di Torino con precedenti specifici per reati connessi all’ordine pubblico». Ipotesi che gli studenti medi smentiscono con forza.

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