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Rubriche

Roma in tre fotografie del luglio 2022

Divano La rubrica settimanale a cura di Alberto Olivetti
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 30 luglio 2022

Un amico milanese, la scorsa settimana a Roma per questioni di lavoro, mi ha inviato tre fotografie tra le numerose da lui scattate fra piazza del Popolo e piazza di Spagna.

La prima mostra un precario domicilio allestito sotto i portici di piazza Augusto Imperatore. Un ‘vano notte’, direbbe un mediatore immobiliare, non privo di qualche conforto. Al momento l’inquilino è in faccende altrove, ma ha lasciato tutto ben in ordine. Un’ampia incerata verde sottobosco copre un comodo giaciglio ricavato da una sapiente costruzione o, si dica, assemblaggio di scatoloni a formare una sorta di protettivo quadrilatero di cartone.

A tener ferma l’incerata in caso di un colpo di vento (caso remoto, assai poco probabile in queste immobili giornate torride di luglio. Ma chi può fidarsi ormai dei cambiamenti improvvisi e devastanti del tempo), ad assicurare l’incerata, dicevo, un carrello nuovo di zecca (due eleganti ruote di gomma) attrezzo indispensabile per eventuali, non si sa mai, rapidi traslochi. Accanto allo stramazzo, come si conviene, la seduta di quella che diresti una poltrona ottenuta con un paio di cuscini arancione ed un plaid decorato a medaglioni verde oliva, senza braccioli, ma con una spalliera soffice di coperte arrotolate e bene appoggiate ai piedi di una sorta di davanzale. Che davanzale non è, ché fino a qualche tempo fa era un’anta della porta di un negozio di pane e pasta, esercizio cessato forse definitivamente. Su quel davanzale tuttavia stanno allineate in buon ordine una bottiglia di Acqua minerale San Pellegrino e due scatole di medicinali: una di Acqua Borica DM bagno oculare sterile Marco Viti, l’altra di Glicerolo Carlo Erba. Al di sotto una pila di sette o otto volumi. Non riesco a leggerne i titoli ad eccezione di uno, nera la costa e bianchi e rossi i caratteri: Stephanie Meyer, L’ospite.

La seconda fotografia mostra l’angolo tra via del Vantaggio e via del Corso dove sono accatastati cartoni e rifiuti di varia origine. Su una scatola leggi: Indiscutibilmente italiana. Peroni. 15×66 cl. È riempita di cartocci di plastica, di mascherine chirurgiche dismesse, di qualche buccia di banana. Sui sampietrini tracce di colature di incerta natura e cicche. In cima alla catasta formata di strati diversi (Cornetteria Pasticceria Artigianale via dei Monti Tiburtini 540; Aloe Originale; PIROL;Elite mele delle Alpi) campeggia una scatola intatta: Hair and Beauty Store KOMÈ wwwkomestore.it. Sedute per terra accanto ai rifiuti, una vicina all’altra, tre ragazze sui diciotto anni. La prima è magra, ha un grazioso cappellino di paglia blu con un nastro à pois bianchi; una gonnellina a piccoli fiori non le copre le gambe, lunghe e conserte. La seconda è paffuta. Porta gli occhiali sotto un copricapo a straccio, floscio, sul quale è cucita una farfallina di stoffa celeste e bianca. La terza ragazza è a capo scoperto. I capelli lisci. Un volto sudato con quel diffuso, tenue rossore che vi fa affiorare una mattinata passata a zonzo per le strade di Roma. Veste corti pantaloncini azzurri e calza pesanti scarponcini di rozza tela nera. Le tre giovani turiste amiche si sono concessa una pausa e si meritano un momento di piacere: stanno gustando un gelato e sono felici. Lì per terra, tra le cicche e i rifiuti, si godono un ristoro vicino alla casa dove abitò Goethe.

La terza fotografia mostra l’elegante barcone del Reale Circolo Canottieri Tevere Remo attraccato sotto i muraglioni e le creste dei platani del Lungotevere in Augusta. Il fiume è in secca e intorno al galleggiante verniciato di turchino ristagnano erbe verdissime, lastre compatte sulla superficie immobile del Tevere. Forano qua e là quell’impiantito vegetale alcune bottiglie di plastica e vi affiorano contenitori di polistirolo ove si conserva il pesce congelato. Circonda gli orli delle piastre d’erba un’acqua immobile di colore nerastro che oscura il fondale donde salgono alghe putride in ciuffi. Impercettibilmente dondolano sott’acqua. Tra curiosità e sorpresa, anatre e anatroccoli annaspano nella prateria lacustre. Poi si portano negli specchi meno ingombri di mucillagini e di più agevole natare, evitando qualche sacchetto che galleggia a fior d’acqua.

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