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Rocca-Pride, è muro contro muro

Rocca-Pride, è muro contro muro

Il governatore chiede le scuse agli organizzatori. Che replicano: «Il vostro problema non è la Gpa, ma siamo noi»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 giugno 2023

Dopo aver prima dato e poi ritirato il patrocinio della Regione al Roma Pride, il governatore del Lazio Francesco Rocca ieri si è detto pronto a fare una nuova marcia indietro. A un patto però: che Mario Colamarino, portavoce del Pride e presidente del Circolo Mario Mieli, «chieda scusa per le manipolazioni e strumentalizzazioni» che sarebbero state fatte e che dalla piattaforma della manifestazione in programma per il 10 giugno venga cancellata la parte riguardante la gestazione per altri. «Non c’è spazio di mediazione per l’utero in affitto», ha detto Rocca.

PAROLE che più di una mano tesa hanno tutta l’aria di una provocazione nei confronti delle comunità lgbt e delle centinaia di migliaia di persone che si preparano a sfilare sabato prossimo nella capitale. E infatti la proposta di Rocca, governatore in quota FdI, viene rispedita al mittente: «Chiaramente non ci sarà nessuna scusa rispetto alle affermazioni di Rocca da parte del Roma Pride», spiega Colamarino. «Nessuno ha manipolato nessuno. Abbiamo solo fatto una richiesta formale alla Regione Lazio e loro hanno risposto con la concessione a titolo gratuito del patrocinio».

La Regione Lazio intanto fa scuola. Ieri il consiglio regionale della Lombardia ha bocciato una mozione che proponeva di inviare un rappresentante al Pride di Milano mentre il comune di Gorizia ha negato il patrocinio alla sfilata lgbtq+. Scelta non condivisa invece dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo, che ha giudicato «un grave errore, profondamente sbagliato e ingiusto», la decisione del governatore del Lazio. «Garantire i diritti a chi non li ha non significa toglierli a chi li ha» ha spiegato Lo Russo, che insieme ad altri 300 primi cittadini si batte per riprendere le iscrizioni all’anagrafe dei bambini figli di coppie omogenitoriali.

DEL RESTO, prima ancora dell’intervento di Rocca, si sapeva che quello di sabato non sarebbe stato un Pride come tutti gli altri. Non fosse altro perché è il primo che si tiene da quando in Italia governano le destre, le stesse che il 27 ottobre 2021, quando ancora erano all’opposizione, al Senato festeggiarono con urla e applausi l’essere riuscite a bloccare la legge contro l’omotransfobia (a proposito, a dimostrazione della confusione che deve regnare in quegli uffici, sempre la Regione Lazio aderisce alla Rete Ready contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere motivo per cui , dopo le ultime vicende, ieri la segreteria della Rete ha già detto di voler chiedere chiarimenti al governatore).

Non è un caso dunque se il dem Alessandro Zan, che proprio della legge contro l’omotransfobia è stato il padre, ora non risparmia le critiche: «Rocca obbedisce ai diktat di Giorgia Meloni e di tutti quelli che puntano a trasformare l’Italia nell’Ungheria di Orbán. Questa è omofobia di Stato», dice il responsabile dritti del Pd, mentre anche la cantante Elodie, madrina del Roma Pride, attacca: «Tutto il mio sostegno a chi promuove una società che rispetta tutti. Vergogna».

INTANTO con il passare delle ore aumentano anche le adesioni alla manifestazione. Ieri hanno annunciato di voler partecipare Cgil, Federconsumatori e Amnesty international. «Difendiamo il diritto alla libertà d espressione di ciascuna persona in società libere dalla discriminazione e dall’odio», ha spiegato Martina Chichi, compainer di Amnesty.

Di «deriva oscurantista» parla invece Angelo Bonelli. «Negare il sostegno a una manifestazione che da anni si batte per i diritti delle comunità lgbtqi+, spesso vittime di violenze nel silenzio delle istituzioni – afferma il deputato di Alleanza Verdi- Sinistra – è un segnale allarmante della deriva illiberale di questa destra».

«Non c’è nulla da stupirsi, questa è la destra che si manifesta con l’arroganza che gli è propria», dicono invece le attiviste della Casa Internazionale delle Donne. «La revoca del patrocinio al Pride da parte della Regione Lazio non è che l’ultimo atto, che ci chiama ancora di più alla partecipazione e alla mobilitazione. Sabato 10 sarà fondamentale essere con i nostri corpi alla grande manifestazione di Roma, per i diritti e la piena cittadinanza di ogni persona e di ogni famiglia».

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