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Rimpasto in the Uk: fuori Braverman, torna David Cameron

Rimpasto in the Uk: fuori Braverman, torna David CameronSuella Braverman mentre lascia Downing Street – Ansa

Regno unito Sunak licenzia la ministra dell’Interno. Al suo posto Cleverly, mentre agli Esteri arriva l’ex premier responsabile della Brexit

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 14 novembre 2023

Sempre ben oliate, le porte girevoli del governo di Rishi Sunak vorticano che è una bellezza. L’ultimo rimpasto delle sdraio prima che il traghetto Tory coli a picco nelle elezioni che si terranno fra un anno circa vedono Suella Braverman, una fomentatrice di guerre civili travestita da ministro dell’Interno, tornarsene nelle retrovie parlamentari per far spazio al più misurato James Cleverly.
Ma Cleverly era agli Esteri: con chi sostituirlo? L’idea è teatrale quanto museale: con l’ex per eccellenza David Cameron, che non essendo nemmeno più deputato è stato fatto direttamente Lord. Completano il quadro Steve Barclay al ministero dell’Ambiente, che prende il posto della dimissionaria Thérèse Coffey, Victoria Atkins alla Sanità e Laura Trott sottosegretaria al Tesoro. Si tratta della quarta drammatica uscita dal gabinetto di Rishi Sunak in poco più di un anno, dopo le partenze di Dominic Raab, Nadhim Zahawi e Gavin Williamson.

IL GIORNO DOPO la mega manifestazione pro-Palestina in cui si è rischiata la guerriglia urbana – 140 arresti circa, di cui un centinaio scarso erano pallidi esteti di varie tifoserie fascio-nazionaliste – il destino di Braverman era sul filo, soprattutto per la sua perniciosa logorrea. Da mesi inanellava dichiarazioni al calor bianco, anzi nero: prendere in consegna dalla sua predecessora Priti Patel il verminaio della deportazione dei migranti in Ruanda – operazione che ha puntualmente trovato la sua spaghetti-version tra Roma e Tirana – era il suo «sogno», la sua «ossessione»; la migrazione, definita un’«invasione», un «uragano»; il «fallimento del multiculturalismo»; i senzatetto, che vivono accampati «per scelta».

MA A COSTARLE definitivamente il posto sono state le sue più recenti e pericolose dichiarazioni sulla manifestazione di domenica, definita «marcia dell’odio» e sul suo attacco kamikaze alla polizia, accusata di favoritismo e imparzialità a favore della sinistra «radicale» nella gestione delle proteste di piazza. Uscite a doppio taglio, pericolose a livello di ordine pubblico e costituzionalmente: una ministra degli Interni che critica la polizia è un po’ come Satana che si lamenta del caldo all’inferno. L’attacco era poi contenuto in un articolo per il Times uscito in barba agli aggiustamenti di Downing Street – in questo caso di prammatica – che paragonava le manifestazioni pro-Palestina a quelle unioniste in Irlanda del Nord. E che aveva fatto infuriare il sindaco Sadiq Khan. Sunak ha dovuto scegliere il male minore: ora che l’ha defenestrata, si è alienato la parte più psichiatrica e brexittiera del partito; se l’avesse tenuta, si sarebbe dimostrato troppo debole. Ma è chiaro che, tornata backbencher, Braverman potrà lavorare in pace alla propria candidatura alla leadership, visto che ormai il partito è destinato a soccombere alle prossime politiche.

Ecco dunque spiegato il ritorno di “Dave”, l’apprendista stregone che aveva fatto maldestramente uscire dalla lampada populista il genio Brexit, convinto di potersene disfare: rimette al centro il timone di un partito sbilanciato da tempo orribilmente a destra. Ma Sunak è in evidente stato di avanzata disperazione: eletto dopo una ridda di predecessori uno peggiore dell’altro promettendo il cambiamento, si ritrova a riesumare un passato remoto politico. E fosse solo Brexit il lascito di Cameron! Col suo complice George Osborne (ex-finanze) ha inflitto al paese un’austerity maledetta, lo ha trascinato nella criminale invasione della Libia, e dopo il suo ritiro tra le lacrime ha finito per fare il lobbista/conferenziere d’alto bordo, come il suo idolo di gioventù Tony Blair. Anche la sua apertura politico-commerciale alla Cina, tesa allora a sottrarre la dipendenza economico-finanziaria del paese con gli Stati uniti post crisi del 2008 è ormai un ricordo. Insomma, macerie.

ORA CHE È USCITO allo scoperto con questa operazione centrista, Sunak può essere certo che la destra del partito non gliela perdonerà. Almeno l’anno o poco più che gli resta a Downing Street trascorrerà senza troppi altri traumi. Sa anche che dietro le quinte Johnson, il sodale di Cameron e Osborne poi allontanatosi per beghe di potere, cucina a fuoco lento la propria rentrée.

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