«Riforme, una convocazione non opportuna»
L'appuntamento Per l'ex presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri è sbagliato riconoscere alla presidente del Consiglio la regia sulle modifiche alla Costituzione. «Capisco le ragioni del fair play, ma all'incontro di oggi le opposizioni dovrebbero dire che la sede di queste discussioni è soltanto il parlamento»
L'appuntamento Per l'ex presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri è sbagliato riconoscere alla presidente del Consiglio la regia sulle modifiche alla Costituzione. «Capisco le ragioni del fair play, ma all'incontro di oggi le opposizioni dovrebbero dire che la sede di queste discussioni è soltanto il parlamento»
Professore Gaetano Silvestri, ex presidente della Corte costituzionale e dell’associazione dei costituzionalisti, che impressione le fa l’opposizione che sfila davanti alla presidente del Consiglio per parlare di riforme costituzionali?
Non sono in condizione di giudicare gli obblighi del fair play politico, ma sono affezionato alla formula di Calamandrei per la quale quando il parlamento discute di Costituzione i banchi del governo devono restare vuoti.
Qui non siamo neanche in parlamento. La riunione è convocata alla camera dei deputati, ma è solo il set di un film con la presidente del Consiglio in regia.
Questo mi conferma nell’opinione che da almeno trent’anni si discute di riforme costituzionali per non parlare dei problemi di indirizzo politico. In ogni caso, se proprio si vuole parlare di Costituzione lo si faccia almeno nella sede propria.
Quindi sbagliano le opposizioni a rispondere a questa convocazione?
Non sta a me dirlo, ma certo spero che siano consapevoli che si tratta di un appuntamento assai poco corretto ed opportuno. Se partecipano devono farlo solo per una forma di cortesia e per dire, più o meno, «di queste cose non parliamone qui ma in parlamento».
Magari con un’altra bicamerale?
Per carità. Questo paese ha già avuto i costituenti, non ci servono i ricostituenti.
Il semipresidenzialismo potrebbe funzionare in Italia?
L’elezione diretta del presidente della Repubblica ne farebbe inevitabilmente un organo di indirizzo politico, sostenuto dal consenso degli elettori. Ragione per cui sarebbe certa l’entrata in rotta di collisione con il governo. Si troverebbero in concorrenza sulla linea di indirizzo politico.
Avanza l’idea alternativa di eleggere direttamente il presidente del Consiglio, che ne pensa?
Anche questa novità sarebbe estremamente dannosa per il nostro paese. In questo caso ci troveremmo evidentemente di fronte a una forma di irrigidimento autoritario, all’accentramento dei poteri in una sola persona. Quello che Leopoldo Elia chiamava “premierato assoluto”.
Queste riforme vengono presentate come rimedio alla debolezza dei governi, lei condivide?
I governi sono deboli perché è debole il sistema politico, una debolezza che dipende dalla scomparsa dei partiti politici, oggi ridotti ad aggregazioni di fedeli attorno a capi e capetti. Il nostro sistema ha perso l’anima del potere democratico e cioè l’indirizzo politico concordato tra governo e parlamento. Senza questo indirizzo politico, che i partiti preparano, qualunque governo sarà sempre debole perché preda di gruppi che cercano di soddisfare interessi particolari.
Se non con la modifica della forma di governo, come si potrebbe recuperare quest’anima?
Intanto bisognerebbe fare finalmente la legge sui partiti politici che aspettiamo da settant’anni. Attuare l’articolo 49 della Costituzione perché diventi concreto il diritto di tutti i cittadini di «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Basta una legge ordinaria.
Quindi lei non pensa che sia necessario ricorrere alle riforme costituzionali?
No, non ce n’è bisogno. La nostra Costituzione è più che mai vitale ed è figlia della storia, non delle convenienze della politica quotidiana.
Della proposta di nuova assemblea costituente cosa pensa?
Tutto il male possibile. Le costituenti sono figlie di grandi eventi storici, come la nostra lo è della tragica e gloriosa vicenda della Resistenza. Non possiamo mica ricrearla in vitro per far partire un mulino di parole.
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