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Riforme costituzionali, Macron prova a far scattare la «regola dei 16 anni»

Il Presidente francese Macron foto ApIl Presidente francese Macron – foto Ap

Le proposte del presidente Allargamento del referendum abrogativo e attuazione di quello propositivo. Ma il percorso è in salita

Pubblicato circa un anno faEdizione del 5 ottobre 2023

La Costituzione della V Repubblica francese compie 65 anni. Per Emmanuel Macron c’è bisogno di ritoccarla «per rispondere alle aspirazioni democratiche del nostro tempo». Il presidente propone due riforme principali: allargare il campo di applicazione dell’articolo 11, cioè permettere di sottoporre a referendum popolare più argomenti di quelli attuali (trattati internazionali e politiche generali) e alleggerire le condizioni per il ricorso al referendum di iniziativa popolare (Rip), che esiste sulla carta dal 2008 ma non è stato mai utilizzato perché nessun quesito ha mai raggiunto le firme necessarie (un quinto dei parlamentari e un decimo degli elettori).

La proposta di Macron è fatta per accontentare destra e sinistra: la prima spera che l’allargamento permetta di indire il referendum sull’immigrazione (oggi promesso in campagna elettorale da estrema destra e destra, anche se sarebbe anti-costituzionale), i secondi puntano al Rip, che era una delle principali richieste del movimento dei gilet gialli, per ravvivare la democrazia partendo dal basso. I costituzionalisti avvertono il rischio di derive populiste, ma Macron rassicura promettendo «sane garanzie» per evitare slittamenti pericolosi. La riforma dovrebbe contenere anche un cambiamento nell’accessibilità al corpo elettorale in Nuova Caledonia (questione delicata in vista di un nuovo referendum sull’indipendenza), l’inserimento della specificità della Corsica nella Carta e la menzione della garanzia di libero accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, come chiedono da tempo i movimenti femministi.

L’iter di una riforma costituzionale resta comunque molto complesso. Prima di tutto un testo identico deve essere approvato sia all’Assemblée nationale che al Senato, cosa non facile, visto che alla camera il partito di Macron, Renaissance, ha una maggioranza relativa e per far passare le leggi fatica a trovare alleati caso per caso (e molto spesso ricorre al 49.3, cioè mette la fiducia), mentre il Senato anche dopo il voto de 24 settembre (rinnovamento di metà dei senatori, eletti in forma indiretta) resta in mano alla destra dei Républicains. Poi questo testo, una volta approvato dalle due camere, deve passare con il voto dei tre quinti del Congresso (Assemblée nationale e Senato riuniti) oppure con un referendum. François Mitterrand aveva tentato una riforma della

Costituzione nel 1984, ma non era riuscito a far trovare un accordo su un testo unico tra le due camere e aveva rinunciato. Macron ha provato a fare delle modifiche al testo fondamentale nel 2018 e 2019, senza successo. Praticamente, ogni 16 anni in Francia vengono fatti dei ritocchi alla Costituzione e nel 2024 saranno appunto 16 anni dall’ultimo intervento. Macron, che ha annunciato la sua proposta ieri in occasione delle cerimonie per i 65 anni, dovrà precisare i termini della riforma alla prossima riunione con i capi dei partiti politici nel «formato Saint-Denis», il secondo incontro di questo tipo voluto dal presidente per cercare di oltrepassare gli ostacoli dell’ostruzionismo parlamentare. Si sa già che non ci sarà nessun tentativo di modificare l’articolo 6, che stabilisce che un presidente può fare al massimo due mandati consecutivi, una norma che Macron ha di recente criticato.

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